Incontinenza urinaria e deficit erettili si presentano nella quasi totalità dei casi ed impattano drammaticamente sulla qualità della vita, ma la presa in carico è ancora inefficace. I dati della ricerca di Fondazione Onda
Il tumore alla prostata è una delle neoplasie più diffuse nella popolazione maschile sopra i 50 anni, e colpisce circa un uomo su sette in Europa. Nonostante i tassi di sopravvivenza a 5 anni per questo tipo di tumore siano particolarmente elevati, il paziente, a seguito dell’intervento chirurgico, presenta un altissimo tasso di complicanze funzionali quali incontinenza urinaria e disfunzione erettile. Si tratta di problematiche che impattano fortemente sulla qualità della vita ma su cui, ancora oggi, non vengono date risposte sufficienti a livello di formazione e presa in carico. Solo alcuni centri specializzati, infatti, prevedono percorsi dedicati per il paziente operato di carcinoma prostatico, e la possibilità di identificare le soluzioni terapeutiche più appropriate e all’avanguardia, secondo un approccio olistico che si sposta dalla malattia alla persona nel suo complesso.
Fondazione Onda, Osservatorio nazionale sulla salute della donna e di genere, ha realizzato un progetto che ha l’obiettivo di indagare il tema delle complicanze funzionali della chirurgia prostatica presso i pazienti e gli urologi, ed ha presentato oggi in conferenza stampa i risultati di due ricerche, condotte in collaborazione con Elma Research: una quantitativa sui pazienti per comprenderne il vissuto e le aspettative, e una qualitativa sugli specialisti urologi per esplorarne il grado di conoscenza, percezione ed esperienza.
La ricerca sui pazienti operati ha evidenziato che l’81% degli uomini sottoposti a chirurgia prostatica ha sofferto di complicanze funzionali post-operatorie (incontinenza, deficit erettile o entrambe) e che nel 57% dei casi queste complicanze persistono oltre i tempi fisiologici di ripresa, stimata in circa un anno. Circa il 14% dei pazienti non ha mai parlato di queste complicanze con il proprio urologo, e il 33% dei pazienti con incontinenza urinaria e il 35% dei pazienti con disfunzione erettile non è stato sottoposto ad alcun trattamento per farvi fronte, con ripercussioni gravi e talvolta psicologicamente drammatiche sulla qualità della vita.
«Le complicanze funzionali sono una tappa quasi obbligata cui il paziente operato di tumore alla prostata deve affrontare – commenta Carlo Bettocchi, Direttore USD di Andrologia e Chirurgia Ricostruttiva dei genitali esterni presso il Policlinico Riuniti di Foggia -. Il problema è che non tutti gli ospedali offrono un percorso riabilitativo e la situazione è, come accade per molti altri tipi di presa in carico, a macchia di leopardo sul territorio italiano. E dobbiamo considerare che la chirurgia protesica è solo l’ultima spiaggia, sia perché è un intervento di nicchia, su cui c’è poca formazione, sia perché i suoi costi esorbitanti a carico delle strutture sanitarie contribuiscono a disincentivarla. Il problema sulla riabilitazione post operatoria è anche di tipo culturale: quanti sono oggi i colleghi urologi che prospettano al paziente la possibilità di farsi affiancare da uno psicologo? Eppure la depressione è una delle conseguenze più frequenti e temibili per i pazienti che vanno incontro a complicanze funzionali, perché queste ultime impattano sulla vita sociale, di relazione e sessuale. L’ideale sarebbe importare il modello di presa in carico globale realizzato efficacemente per le donne con tumore al seno».
«Oggi si parla, giustamente, del diritto all’oblio per i pazienti oncologici – interviene Roberto Carone, Presidente Emerito Fondazione Italiana Continenza – ma io voglio lanciare una provocazione e sottolineare l’importanza del non oblio oncologico: si fa tanto per gli screening, la diagnosi precoce, la presa in carico con la terapia e i risultati. Ma dopo, la riabilitazione? Siamo focalizzati sull’obiettivo, che è la rimozione della neoplasia, ma non dobbiamo tralasciare la riabilitazione e le complicanze, altrimenti avremo sì pazienti guariti dal tumore, ma con una qualità di vita fortemente impattata. La recente riattivazione del Tavolo ministeriale sull’incontinenza ha l’obiettivo di creare una rete integrata in tutte le Regioni, già attiva oggi in Piemonte e in Veneto, e alle griglie di partenza nel Lazio. I centri devono attivare sinergie reali tra le strutture urologiche, i servizi di andrologia e di urologia funzionale».
«Come fondazione che si occupa di attività di sensibilizzazione su tematiche relative alla medicina di genere – conclude Francesca Merzagora, Presidente Fondazione Onda – riteniamo opportuno che il modello di presa in carico attivato per le patologie oncologiche femminili possa e debba fare scuola. E a proposito delle connessioni tra le complicanze per i pazienti operati di carcinoma prostatico e il rischio di depressione, il nostro gruppo parlamentare che si occupa di salute mentale potrebbe inserire queste evidenze in un documento da sottoporre alle istituzioni, sperando che anche alla luce dei fondi del PNRR, qualcosa si muova in tal senso».
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