“La radioterapia preoperatoria non solo abbassa il rischio di recidiva locale, ma migliora sensibilmente gli esiti oncologici in alcuni casi, è persino possibile evitare interventi chirurgici invasivi, offrendo ai pazienti un’opzione terapeutica più conservativa senza compromessi sull’efficacia”. Lo assicura Loliana Belgioia del Consiglio Direttivo A.I.R.O., l’Associazione Italiana Radioterapia e Oncologia clinica che, occasione del mese di Marzo dedicato alla prevenzione del tumore del colon-retto, parla delle nuove linee guida dell’American Society of Clinical Oncology (ASCO), pubblicate sul Journal of Clinical Oncology. Nonostante la chirurgia e la chemioterapia siano sempre state in prima linea, il documento ribadisce quanto la radioterapia sia cruciale nel trattamento del carcinoma rettale localmente avanzato. In Italia, solo nel 2024, sono state effettuate oltre 48.700 nuove diagnosi.
In questo scenario, la personalizzazione della terapia non è più un’utopia. “Analizzando il profilo molecolare del tumore, possiamo identificare specifiche alterazioni genetiche, come le mutazioni nei geni. Questi biomarcatori permettono di prevedere la risposta ai trattamenti e di scegliere la terapia più adatta a ciascun paziente – continua Michele Fiore, Consiglio Direttivo A.I.R.O. – consentendo approcci più mirati ed efficaci, con minori effetti collaterali e migliori prospettive di successo”.
L’imaging di ultima generazione, dalla Risonanza Magnetica alla PET-TC, sta rivoluzionando il modo di identificare e trattare il tumore. “Con il supporto dell’intelligenza artificiale, potremmo essere in grado di prevedere con maggiore accuratezza la risposta ai trattamenti e modulare l’intensità della radioterapia e della chemioterapia – conclude Stefano Pergolizzi, Presidente Eletto A.I.R.O. – evitando interventi inutilmente aggressivi per i pazienti che rispondono bene alle cure”.
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