Salute 9 Gennaio 2024 15:43

Tumori cerebrali: i traguardi del 2023 che hanno rivoluzionato i trattamenti

Con la speranza che nel 2024 ci si avvicini all’obiettivo di una vera e propria cura dei tumori cerebrali, la Fondazione Musella ha raccolto i più importanti traguardi raggiunti dagli scienziati durante lo scorso anno

Tumori cerebrali: i traguardi del 2023 che hanno rivoluzionato i trattamenti

Ogni anno, in Italia, le nuove diagnosi di tumori cerebrali superano le 6mila unità, con un’incidenza più elevata nel genere maschile. I dati più recenti, pubblicati nel volume ‘I numeri del cancro in Italia 2020 (AIOM-AIRTUM)’ indicano 6.122 nuovi casi, tra cui 3.533 tra gli uomini e 2.589 tra le donne. Oggi, pur in assenza, di cure efficaci, i pazienti affetti da un tumore cerebrale possono contare su trattamenti innovativi. Con la speranza che nel 2024 ci si avvicini all’obiettivo di una vera e propria cura, la Fondazione Musella per la ricerca e l’informazione sui tumori cerebrali ha raccolto i più importanti traguardi raggiunti dagli scienziati durante lo scorso anno.

I tumori cerebrali, la classificazione

I tumori cerebrali si distinguono in primitivi (che originano primariamente nel sistema nervoso centrale) e secondari o metastasi, che si sviluppano originariamente in altri organi, come ad esempio polmone o mammella, e poi si diffondono al tessuto nervoso. Tra i tumori cerebrali primitivi, esiste un’ulteriore distinzione in tumori gliali, o gliomi, che rappresentano circa il 40% di tutti i tumori del sistema nervoso centrale dell’adulto, e in tumori non gliali.

Le terapie per i gliomi di basso grado

Passi in avanti sono stati fatti nell’ambito delle terapie per i gliomi di basso grado, come astrocitomi ed oligodendrogliomi, che colpiscono maggiormente i pazienti giovani – tra i 20 e i 40 anni – e sono caratterizzati dalla presenza della mutazione IDH1-IDH2, determinante per la crescita tumorale. Uno studio internazionale, che ha visto la partecipazione attiva della Neuro-Oncologia universitaria dell’ospedale Molinette della Città della Salute di Torino, ha mostrato l’efficacia di una nuova molecola, vorasidenib, in grado di rallentare la crescita tumorale dei gliomi di basso grado. I risultati sono stati pubblicati, durante la scorsa primavera, sul New England Journal of Medicine. Pur non essendo neoplasie maligne, i gliomi cerebrali “di basso grado”, per le caratteristiche infiltrative nel tessuto nervoso sano, non sono suscettibili di una rimozione chirurgica radicale. Nel tempo il residuo tumorale tende a crescere e può evolvere verso forme più aggressive. Per il glioma medio diffuso/DIPG, il farmaco Onc-201 continua a mostrarsi promettente, raddoppiando potenzialmente i tassi di sopravvivenza. I primi risultati indicano che le combinazioni con altri trattamenti possono produrre risultati ancora migliori.

Il glioblastoma, gli studi più promettenti

Numerosi sono stati i progressi pure nell’ambito del trattamento del glioblastoma: l’ampio studio del DC-Vax in fase 3 mostra modesti miglioramenti nella sopravvivenza mediana e miglioramenti significativi nella sopravvivenza a lungo termine. Un altro studio, di dimensioni decisamente più modeste, ha mostrato invece l’efficacia della combinazione tra DC-Vax e potenziatori immunitari. Un ulteriore ricerca apre verso scenari molto promettenti: diversi scienziati ritengono che l’utilizzo di vaccini e immunoterapia possa dar vita ad una nuova era del trattamento del glioblastoma.

Terapia GammaTile: superati i mille casi negli USA

Un importate traguardo è stato raggiunto nella somministrazione della terapia GammaTile, approvata dalla FDA, per i tumori cerebrali ricorrenti e maligni. Negli Stati Uniti, nel corso del 2023, sono stati trattati oltre mille pazienti. GammaTile è una radioterapia mirata che utilizza delle piastrelle di collagene contenenti una fonte di radiazioni che vengono inserire dal neurochirurgo nel cavo operatorio e irradiano dall’interno i bordi del tumore rilasciando le radiazioni dove servono, senza danneggiare i tessuti sani circostanti.

Optune: campi elettrici per il trattamento del glioblastoma

Risultati altrettanti soddisfacenti, nella terapia del glioblastoma, sono stati ottenuti con Optune, un trattamento innovativo approvato dalla FDA. Si tratta di un dispositivo non invasivo che utilizza la tecnologia TTF (treating tumor fields) che impiega campi elettrici alternati a bassa intensità per interrompere la divisione delle cellule tumorali e inibire la crescita del tumori (lo studio).

Gli ultrasuoni focalizzati

Un approccio pioneristico nella terapia dei tumori cerebrali è, invece, rappresentato dagli ultrasuoni focalizzati (FUS). Nonostante questa tecnologia terapeutica innovativa sia considerata ancora sperimentale per i tumori al cervello, durante lo scorso anno non sono mancati i successi derivati dal suo utilizzo. Gli ultrasuoni focalizzati sono stati impiegati per la terapia sonodinamica: questo nuovo approccio prevede l’uso del FUS in combinazione con agenti sonosensibilizzanti. Questi agenti vengono assorbiti preferenzialmente dalle cellule tumorali e, quando attivati dagli ultrasuoni, possono distruggere selettivamente i tessuti tumorali. La precisione del FUS consente un’attivazione mirata, riducendo al minimo i danni al tessuto cerebrale sano circostante. Un’altra delle applicazioni più promettenti del FUS è la sua capacità di aprire temporaneamente e in sicurezza la barriera emato-encefalica (BBB). Questa apertura transitoria consente un migliore rilascio di agenti terapeutici, come i farmaci chemioterapici, direttamente al tumore al cervello, il che altrimenti sarebbe difficoltoso a causa della natura protettiva della BBB. Ancora, il FUS può essere utilizzato per riscaldare aree mirate del cervello, creando un effetto di ipertermia che può indebolire o uccidere le cellule tumorali, per l’ablazione termica, distruggendo le cellule tumorali con calore focalizzato senza la necessità di un intervento chirurgico invasivo. Sebbene siano necessarie ulteriori ricerche per comprenderne appieno le capacità e perfezionarne le applicazioni, questi primi risultati fanno ben sperare, soprattutto in virtù del fatto che la tecnologia FUS combina precisione, minima invasività e capacità di raggiungere tumori precedentemente inoperabili.

 

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