Salute 15 Marzo 2024 16:09

Tumori, in Italia 183 centri di ricerca. Ficog e Aiom: “Sos fondi e personale”

Presentata la seconda edizione dell’Annuario dei Centri di Ricerca Oncologica in Italia, promosso dalla Federation of Italian Cooperative Oncology Groups (Ficog) e dall’Associazione Italiana di Oncologia Medica (Aiom), un vero e proprio censimento delle strutture che realizzano sperimentazioni sui tumori nel nostro Paese

di I.F.
Tumori, in Italia 183 centri di ricerca. Ficog  e Aiom: “Sos fondi e personale”

Sono 183 i centri censiti che conducono ricerche cliniche in oncologia in Italia: sono il 23% in più rispetto allo scorso anno, nei 12 mesi precedenti erano 149. Quasi il 50%, per la precisione 90, si trova al Nord, il resto al Centro e al Sud, rispettivamente 44 e 49. Circa un terzo delle strutture (il 36%, pari a 66 centri) svolge più di 20 sperimentazioni all’anno, il 12% oltre 60. Resta però il nodo, ancora irrisolto, della mancanza di risorse e personale: il 68% (124 centri) è privo di un bioinformatico e il 49% (89) non può contare sul supporto statistico. Devono essere strutturate figure professionali indispensabili, come i coordinatori di ricerca clinica (data manager), gli infermieri di ricerca, i biostatistici. E la digitalizzazione, che consente di velocizzare e semplificare i trial, è ancora scarsa: solo il 43% utilizza un sistema di elaborazione di dati e il 37% una cartella clinica elettronica. La fotografia emerge dalla seconda edizione dell’Annuario dei Centri di Ricerca Oncologica in Italia, promosso dalla Federation of Italian Cooperative Oncology Groups (Ficog) e dall’Associazione Italiana di Oncologia Medica (Aiom), un vero e proprio censimento delle strutture che realizzano sperimentazioni sui tumori nel nostro Paese, presentatoin occasione della Giornata Nazionale dei Gruppi Cooperativi per la Ricerca in Oncologia, promossa da Ficog, per sensibilizzare i cittadini sull’importanza dei trial clinici indipendenti.

La ricerca in oncologia

Serve, avvertono gli esperti, “un cambio di passo per sostenere la ricerca accademica, anche perché, oggi in Italia, solo il 20% degli studi sulle nuove molecole contro il cancro è no profit”. Per Evaristo Maiello, presidente Ficog “Va evidenziata una netta riduzione dello spazio per la ricerca indipendente. Nel nostro Paese, gli studi clinici non sponsorizzati dall’industria farmaceutica sono passati dal 22,6% al 15% del totale. Una diminuzione di oltre il 7% solo in 12 mesi, che rischia di impoverire fortemente il sistema della ricerca no profit”. Nel 2023, in Italia, sono state stimate 395mila nuove diagnosi di cancro. I tumori su cui si concentra il maggior numero di sperimentazioni sono quelli gastrointestinali, mammari, toracici, urologici e ginecologici. Il potenziamento delle infrastrutture di ricerca accademica, sottolinea Maiello, “è  fondamentale per accrescere la capacità di resilienza del sistema sanitario di fronte alle pandemie acute, come quella da Covid-19, e alle pandemie croniche, come quella rappresentata dal cancro”.

Il ruolo delle associazioni dei pazienti

Il potenziale della ricerca oncologica in Italia è “davvero significativo e i nostri studi sono all’avanguardia, ma servono più finanziamenti pubblici – evidenzia Francesco Perrone, presidente Aiom -. Vi sono, inoltre, forti criticità nella disponibilità di personale e di una solida infrastruttura digitale. Questi elementi impongono un cambio di passo. Inoltre, vanno previsti studi che non restringano l’attenzione sull’efficacia e tossicità di un singolo farmaco o di una singola associazione di farmaci in un segmento delimitato della storia naturale della malattia, ma guardino all’intero percorso di cura dei pazienti. È necessario riorganizzare i trial, creando protocolli adattativi, che si aggiornino con l’evoluzione degli scenari diagnostici e terapeutici”. Un altro aspetto riguarda le associazioni dei pazienti, come sottolinea Elisabetta Iannelli, Segretario Favo (Federazione italiana delle Associazioni di Volontariato in Oncologia): “Va considerato il valore aggiunto della collaborazione attiva delle associazioni dei pazienti alla promozione, progettazione e realizzazione degli studi clinici – spiega -. È necessario raccogliere dati da diverse fonti per capire le esigenze dei pazienti. Ad esempio, i PROs, i ‘patient-reported outcomes’, sono indicazioni provenienti direttamente dai pazienti, senza l’intermediazione o l’interpretazione dei professionisti della salute o di altri soggetti diversi dal malato, senza alcun filtro che ne snaturerebbe la veridicità. Le indicazioni contenute nei PROs, rilevate mediante l’uso di questionari standardizzati e validati, sono di fondamentale importanza – conclude – per valutare il benessere dei pazienti, il loro stato di salute e la gestione delle terapie”.

 

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