Una ricerca condotta da Cipomo con il contributo di Cergas SDA Bocconi, ha rilevato gravi disparita regionali in Italia nell’accesso e nell’organizzazione dell’oncologia di precisione
Regione che vai, test genomici (e cure innovative) che trovi. È cambiato poco o nulla nelle modalità di accesso dei pazienti alle terapie oncologiche innovative, nonostante negli ultimi anni si siano moltiplicate e rappresentino il futuro. Paradossalmente il progresso ottenuto con i test di profilazione genomica in grado di analizzare l’intero genoma umano (Next Generation sequencing, NGS), e l’istituzione dei team di esperti dedicati all’interpretazione clinica di questi nuovi dati (Molecular Tumor Board, MTB), ha ampliato notevolmente le disparità di accesso. Infatti, solo nella metà dei casi ai pazienti vengono offerti test basati sulle tecniche NGS, e i MBT sono presenti soltanto in 13 Regioni, con una grande variabilità di modelli organizzativi. Questi dati, emersi in una ricerca condotta da Cipomo con il contributo di Cergas SDA Bocconi, hanno spinto le 4 principali società scientifiche di oncologia – Cipomo, appunto, con Aiom, Comu, e Siapec – a formulare 14 statement di indirizzo per rendere omogenea la disponibilità dell’oncologia di precisione su tutto il territorio nazionale. Il grande valore di questo documento è stato sancito dalla recentissima pubblicazione (4 novembre) sulla prestigiosa rivista dell’ASCO JCO Precision Oncology, ed è uno dei temi al centro della terza edizione del Cipomo Day dal titolo “Il Tempo dell’Umanizzazione”, che si è svolto stamattina.
“Coniugare oncologia di precisone, accesso alle cure innovative e umanizzazione rappresenta oggi la sfida degli oncologi italiani per i propri pazienti”, commenta Luisa Fioretto, presidente Cipomo e direttore del Dipartimento Oncologico e SOC Oncologia Medica, Azienda USL Toscana Centro. “Il rapido sviluppo tecnologico della diagnostica molecolare e la disponibilità di nuovi farmaci richiedono sempre più frequenti adeguamenti dei percorsi clinici e delle attività in oncologia. Se non governate, dinamiche come l’iper-specializzazione e la frammentazione del percorso, possono interferire con l’integrazione e la continuità della cura, minando la relazione paziente-medico e la percezione sociale della rilevanza dell’assistenza sanitaria”.
Nel corso dell’evento gli esperti si sono confrontati sui 14 statement, linee di indirizzo utili per appianare le disparita di accesso all’oncologia di precisione e le differenze Regionali, con i presidenti Nord, Centro e Sud del Cipomo. “Questo è infatti un obiettivo che non può prescindere dalla possibilità di accedere alle tecnologie NGS e alle competente di un MBT, indipendentemente dalla posizione geografica”, sottolinea Gianpiero Fasola, direttore del dipartimento di Area Oncologica dell’Azienda sanitaria universitaria Friuli Centrale e primo autore del paper. Nel lavoro appena pubblicato, infatti, si evidenzia l’esigenza, non solo di aumentare il numero e la distribuzione omogenea dei MBT, ma anche di standardizzare le procedure, la composizione, le competenze e le prerogative di questi gruppi multidisciplinari. “E’ utile che la composizione dei MBT sia funzionale e ragionevolmente agile, tenendo però conto dei diversi contesti. La nostra esperienza – evidenzia Fasola – inoltre fa emergere il ruolo importante della figura di un project manager, dedicato alla gestione e all’implementazione dell’innovazione organizzativa”
Oltre ad ampliare l’accesso ai test genomici, gli esperti raccomandano di affidarsi a test che analizzano pannelli di geni (tra i 20 e i 50) sufficienti a soddisfare le esigenze diagnostiche di primo livello, come stabilito dalle linee guida. “Pannelli più grandi potrebbero offrire informazioni rindondanti, inadeguate e confondenti, specialmente in assenza o carenza di professionisti in grado di interpretarne correttamente i risultati”, sottolinea Luigi Cavanna, past president Cipomo e primario di oncologia alla Casa di Cura Piacenza. “Allo stesso tempo bisogna mantenere una certa flessibilità per stare al passo con l’innovazione. Per questo – continua – i pannelli diagnostici di primo livello dovrebbero essere aggiornati periodicamente da professionisti individuati a livello regionale a secondo del modello di coordinamento sviluppato”.
Nel documento si specifica anche che, nei casi in cui si ravvisa la necessità di effettuare analisi avanzate, che richiedono pannelli di grandi dimensioni (superiori a 50 biomarcatori), queste dovrebbero essere eseguite da un numero limitato di operatori qualificati e da laboratori ad alto volume individuati dalle autorità sanitarie nazionali. “È anche importante, e citata in uno dei 14 statement, la creazione di un gruppo nazionale di coordinamento per le attività relative all’oncologia di precisione allo scopo di analizzare il funzionamento dei diversi modelli adottati e sostenendo le istituzioni nella definizione delle linee guida“, sottolinea Fioretto. “Dobbiamo fare in modo che l’oncologia di precisione e l’equità di accesso alle migliori cure non rimangano un concetti astratti, ma che diventino una realtà nella pratica clinica quotidiana”.
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