Un reportage della CNN racconta la storia di 21 bambini nati da mamme surrogate che sono in attesa di essere portati in salvo dalla guerra dai genitori biologici
Dovrebbe essere una stanza tranquilla e confortevole, magari con qualche bel disegno attaccato alle pareti e una ninna nanna di sottofondo. O almeno questo è quello che ci si aspetterebbe da una nursery, anche se temporanea. Ma in Ucraina, dove l’inferno è sceso in terra, la prima casa di moltissimi neonati è triste, buia e rumorosa. Come quella dei 21 bambini nati, figli biologici di genitori stranieri, nati da mamme surrogate ucraine reclutate dal BioTexCom Center for Human Reproduction di Kiev.
I piccoli fagottini si trovano rinchiusi in un seminterrato che viene periodicamente scosso dalle esplosioni degli attacchi russi. Più precisamente è un bunker di cemento, diventata da circa tre settimane la casa temporanea di questi 21 bambini. Situato a pochi chilometri da Irpin, un sobborgo che è stato bersaglio di un assalto russo, è ancora tutt’altro che sicuro e questo rende difficile ai neogenitori biologici di raggiungerlo. Le mamme e i papà biologici si trovano in paesi come l’Italia, il Canada e la Cina.
Stando a quanto riportato da un reportage della CNN, lo scorso lunedì mattina, una mamma surrogata di 30 anni è arrivata alla clinica improvvisata con il bambino che aveva partorito in ospedale una settimana prima. Non è riuscita a trattenere le lacrime mentre consegnava il piccolo allo staff. «È ancora più difficile che si trovi in un luogo dove ci sono i bombardamenti», ha raccontato la donna. «E quando i suoi genitori riusciranno a portarlo via da tutto questo? È davvero difficile», ha aggiunto.
I genitori biologici del piccolo, che hanno donato sia lo sperma che l’ovulo per la gravidanza, vivono all’estero. Ma non è chiaro quando potranno andare a prendere il proprio figlio. «Dicono che stanno arrivando», ha raccontato la mamma surrogata. «(Ma) è molto difficile con le scartoffie in questo momento. Quanto (tempo) ci vorrà, nessuno può dirlo», ha aggiunto. La donna ha aggiornato i genitori biologici del bambino che ha partorito «fino all’ultimo minuto» prima di lasciarlo al centro di maternità surrogata improvvisato. «E speriamo di rimanere in contatto, perché (la situazione è) molto difficile», ha detto.
Molti paesi in tutto il mondo hanno regole rigide sulla pratica della maternità surrogata e alcune coppie si sono rivolte all’Ucraina negli ultimi anni, dove la maternità surrogata commerciale non è vietata e le sue cliniche offrono prezzi competitivi rispetto ad altri paesi. Ihor Pechenoga, il medico che aiuta a gestire il centro di maternità surrogata, ha detto che le donne vengono pagate tra 17.500 e 25.000 dollari. BioTexCom ha sospeso il programma a causa della guerra, concentrandosi sul sostegno alle donne attualmente incinte e sul portare i neonati al sicuro fuori dal paese. Mentre la clinica può provare a trasportare i bambini in aree più sicure nell’Ovest dell’Ucraina, i nuovi genitori devono ancora prendere i bambini all’interno del paese per motivi legali e alcuni hanno paura di attraversare il confine.
«Tutto dipende dalla forza del desiderio dei genitori», ha detto Pechenoga. «Ho incontrato i genitori che sono venuti a Kiev per prendere il loro bambino; avevano le lacrime agli occhi. Avevano aspettato 20 anni – ha continuato – per il loro bambino, (quindi) ovviamente sono venuti, qualunque cosa accada«. Ma ci sono anche «coppie che hanno paura, perché qui c’è una guerra in corso», ha detto. Nella clinica ci sono attualmente sei tate che stanno lavorando per nutrire e prendersi cura dei 21 bambini. Ma le donne sono molto preoccupate per le bombe. Ma le tate hanno rifiutato l’opportunità di lasciare Kiev, perché non vogliono abbandonare i bambini. La loro speranza è che i genitori biologici riescano al più presto a raggiungere i loro figli per portarli fuori da quell’incubo.
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