Baumgartner (psicologa): «Un’occasione importante per chi termina un ciclo scolastico: salutarsi di persona vuol dire concludere fino in fondo un percorso formativo che è stato condiviso per molti anni. Tutti gli altri potranno accontentarsi di un saluto virtuale e rivedersi a settembre»
«Sì agli incontri tra studenti e docenti per salutarsi durante l’ultimo giorno di scuola». Ad annunciare il via libera, nei giorni scorsi, è stata Anna Ascani, viceministro all’Istruzione. In un post pubblicato sul suo profilo Facebook ha chiarito che «Il Comitato Tecnico Scientifico non è contrario purché questi incontri siano all’aperto e nel pieno rispetto dei divieti di assembramento e delle regole di distanziamento e di protezione individuale».
Un’ottima occasione soprattutto per quei bambini o quei ragazzi che concludono un ciclo scolastico. «Per loro – spiega Emma Baumgartner, già professore di psicologia dello sviluppo e dell’educazione alla Sapienza di Roma ed esperta di psicologia scolastica per l’Ordine degli Psicologi del Lazio – quest’ultimo giorno di scuola è particolarmente importante. Salutarsi di persona, seppur rispettando la distanza di sicurezza e vietando gli abbracci, vuol dire concludere fino in fondo un percorso formativo che è stato condiviso per molti anni».
Un’importanza sottolineata anche dallo stesso viceministro Ascani nel suo posto su Facebook: «È una piccola cosa, ma può servire agli studenti a chiudere più serenamente un anno che dal punto di vista delle relazioni è rimasto sospeso – scrive – . Questo vale soprattutto per i bambini e i ragazzi che cambieranno scuola, compagni e insegnanti, passando dalla scuola dell’infanzia alla primaria, dalla quinta elementare alla prima media o dalla terza media al primo superiore. E per quelli che concluderanno il percorso scolastico con l’Esame di Stato».
E tutti gli altri? «Per chi ha settembre si troverà a condividere i banchi di scuola con gli stessi compagni dell’anno precedente – sottolinea Emma Baumgartner – sarà sufficiente organizzare un incontro virtuale, magari con l’aiuto di genitori e insegnanti. L’ultimo giorno di scuola è un giorno di festeggiamenti, un momento estremamente felice per tutti, ma per coloro che non si trovano alla conclusione di un ciclo scolastico non è poi così fondamentale. Considerando la situazione epidemica attuale questi studenti potranno attendere il mese di settembre per rivedere i propri amici, senza pagarne particolari conseguenze».
Lo stesso viceministro all’Istruzione ha sottolineato che «l’impegno più importante, quello su cui non si può sbagliare, è la riapertura della scuola a settembre. E ogni nostro sforzo resta concentrato su questo fondamentale obiettivo, affinché – scrive su Facebook – tutti possano tornare a scuola in sicurezza».
È importante che il primo giorno di scuola, probabilmente ancora più dell’ultimo, si svolga in presenza soprattutto per coloro che cominciano un nuovo ciclo scolastico e dovranno conoscere nuovi compagni e nuovi insegnanti. «Pur non essendo ancora chiari i dettagli – dice Emma Baumgartner – pare che questo primo giorno di scuola a settembre ci sarà e, soprattutto, che si svolgerà in presenza. Cambierà sicuramente il modo di stare in classe, in quanto le distanze di sicurezza e l’uso di mascherine sopra i 6 anni, verranno senz’altro richieste».
Gli studenti dovranno, con molta probabilità, rinunciare ad avere un compagno di banco, a condividere un libro o a scambiarsi la merenda. E in che modo tutte queste restrizioni incideranno sulle relazioni? «Difficile dirlo – risponde l’esperta di psicologia scolastica -. Le relazioni sono sempre molto legate alle circostanze, non esiste una relazione in astratto. Non possiamo prevederle e soprattutto non possiamo rinunciare, né modificare queste misure di distanziamento estremamente necessarie. Le reazioni potranno essere molto diversificate, soprattutto considerando che questo lungo periodo di allarme ha lasciato dentro di noi delle paure e delle incertezze che hanno trasformato la distanza fisica in distanza sociale. Di conseguenza, il primo obiettivo su cui lavorare, tra i banchi di scuola e non solo – conclude la psicologa – sarà il recupero del senso di fiducia che ognuno di noi deve avere verso il prossimo».
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