Laura Zorzella, responsabile del centro Pastorale dei Fatebenefratelli del Lombardo-Veneto: «Così si garantisce una cura integrale, non solo medica. Al servizio dei pazienti una figura formata attraverso il corso post-laurea in “Umanizzazione e dimensione spirituale della cura nei contesti interculturali»
Instaura una relazione con il malato, si concentra sull’aspetto umano della sua sofferenza e la orienta verso un orizzonte di senso, religioso o laico che sia. È questa la missione del referente laico del servizio di Attenzione Spirituale e Religiosa, un operatore che lavora nei centri della provincia Lombardo-Veneta dei Fatebenefratelli, integrandosi all’equipe di medici e professionisti sanitari.
«In questo modo – spiega Laura Zorzella, responsabile del centro Pastorale provinciale – garantiamo un’umanizzazione delle cure. Una cura integrale, non solo medica, psicologica, sociale, ma anche spirituale».
Il referente laico del Servizio di Attenzione Spirituale e Religiosa è una figura nuova non solo per il Sistema Sanitario Nazionale, ma anche per la Chiesa. «È il primo caso in Italia, uno dei pochi in Europa. La vera innovazione del nostro Servizio – dice Zorzella – è la presenza di un laico accanto al cappellano. Una figura specifica formata attraverso il corso di perfezionamento post-laurea in “Umanizzazione e dimensione spirituale della cura nei contesti interculturali”, organizzato in collaborazione con l’università Cattolica, e attraverso una formazione continua sul campo. Percorsi che consentono all’operatore di avere il giusto atteggiamento verso il malato e di approcciarne i bisogni spirituali e religiosi con un adeguato background culturale, che contempla anche fedi diverse da quella cattolica».
Un orientamento all’umanizzazione delle cure che gli operatori dei Servizi di Attenzione Spirituale e Religiosa trasmettono anche a tutti i medici ed ai professionisti sanitari: «Collaboriamo costantemente con gli uffici di formazione – sottolinea Zorzella – per sensibilizzare medici e personale sanitario a questa visione di cura integrale».
L’esperienza è cominciata 5 anni fa: «Sperimentata dapprima in quattro centri – commenta la responsabile Zorzella – ora questa figura è presente in quasi tutta la provincia Lombardo-Veneta dei Fatebenefratelli, che comprende molte regioni del nord Italia. Grazie alla presenza di questo referente laico i pazienti possono relazionarsi con il senso del proprio progetto di vita, anche accettando la fase di sofferenza, se non addirittura la prospettiva della morte».
«Abbiamo cominciato con l’obiettivo di creare un professionista che si affiancasse a quelli sanitari, offrendo un contributo terapeutico. Ed a distanza di cinque anni – dice Zorzella – possiamo affermare di essere riusciti nel nostro intento. Lo dimostra la nostra esperienza sul campo e lo confermano anche numerose ricerche scientifiche: il lavoro della guida spirituale ha un valore terapeutico. Per questo – conclude -, vorremo che anche gli operatori che si occupano dello spirito siano riconosciuti tra i professionisti sanitari dalle Istituzioni».