La pandemia di Covid-19 ha cambiato il mondo, nel conto ufficiale siamo arrivati a 4 milioni di morti. Che sono 4 milioni di storie, persone e vite a cui nessun report rende giustizia
Un anno e mezzo di pandemia e un terribile bilancio: quattro milioni di morti in tutto il mondo. «Un bilancio sicuramente inferiore alla vera cifra», lo ha definito il direttore generale dell’Oms Tedros Adhanom Ghebreyesus, eppure terribile allo stesso modo. I dati della Johns Hopkins University segnano inoltre 185.029.960 contagiati a livello globale.
Restano gli Stati Uniti il paese più colpito, con 606mila morti. Seguono il Brasile (528.540 decessi) e l’India (404.211). L’Italia segna invece 128mila morti. Non è facile comprendere il peso di questi numeri quando sono scritti nero su bianco, se non si pensa alle storie che portano con sé e alle vite perse che raccontano.
Tra le vittime del 2021 in Italia ci sono ancora medici, infermieri e operatori socio-sanitari, che hanno contratto il virus poco prima della chiamata emergenziale per il vaccino. Come Angelo Ferrante, reumatologo e docente all’Università di Palermo, 52 anni. Aveva contratto il Covid agli inizi di gennaio e per tre mesi era rimasto in ospedale fino al decesso ad aprile. Un dolore per la sua comunità di pazienti e di studenti, che l’hanno ricordato come un professionista di empatia e scienza.
O come quella di Maria Teresa D’Istria, medico di famiglia di 66 anni, deceduta a marzo a Torre del Greco. Aveva tenuto lo studio aperto anche durante i giorni in zona rossa e forse proprio durante il lavoro aveva contratto il virus che non le ha lasciato scampo. O, ancora, come il dottor Giuseppe Basso, oncoematologo di 73 anni a Padova. Deceduto a inizio febbraio dopo mesi di lotta contro la malattia, ha lasciato addolorati i tanti piccoli pazienti curati nel tempo. Centinaia i bambini salvati dal lavoro di Basso nel centro diagnostico padovano, segnalano i colleghi, una vita spesa per gli altri.
Ragazzi e bimbi che grazie al professore hanno riavuto la vita, quella stessa che Covid-19 ha strappato a Mario, il 14enne di Modena deceduto per le complicazioni da Covid-19. Il ragazzo non aveva apparenti patologie pregresse, ma a marzo era arrivato in ospedale già con sintomi gravi che avevano necessitato il ricovero in terapia intensiva. Da quel reparto, nonostante la negativizzazione, Mario non è mai uscito e alla sua famiglia si è unito il dolore di tutta l’Italia. Quasi un mese dopo l’Ema ha approvato il vaccino mRna dai 12 anni in su e le porte di tanti hub si sono aperti a ragazzi della stessa età di Mario.
Tra le vittime del virus nel 2021 anche Raoul Casadei, musicista simbolo del folklore romagnolo e del successo del liscio. Un volto noto a tutti gli italiani, che si è spento a 83 anni nell’ospedale di Cesena, lo scorso 13 marzo. Nel grave dispiacere per la perdita di un artista, come era successo lo scorso anno per Luìs Sepulveda, l’invito a immunizzare il più possibile la popolazione over 60. Quella che corre i rischi maggiori del decorso più infausto e che deve essere protetta mentre il mondo affronta nuove varianti del virus.
Con la diffusione dei vaccini su scala globale il conto dei morti sta scendendo, ma non abbastanza velocemente. Immunizzare tanto e immunizzare tutti deve essere l’obbiettivo di tutti i paesi, ha ribadito Ghebreyesus. «Questa è la sfida del nostro tempo, non possiamo tirarci indietro. Ognuno deve fare la sua parte».
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