Un genitore su 4 segnala che il proprio figlio ha difficoltà a dormire a causa di ansia e preoccupazioni. Questi sono i risultati di una ricerca condotta dall’Università del Michigan, che hanno anche evidenziato le strategie migliori che i genitori possono adottare per tranquillizzare i propri figli
Un genitore su quattro segnala che il proprio figlio ha difficoltà a dormire a causa di ansia e preoccupazioni. Questi sono i risultati di una ricerca condotta dall’Università del Michigan Health CS Mott Children’s Hospital, che hanno anche evidenziato le strategie migliori che i genitori possono adottare per tranquillizzare i propri figli. Il gruppo di ricerca ha valutato le informazioni riportate da 781 genitori, che hanno risposto a un sondaggio relativo alle abitudini di addormentamento dei propri figli.
Molte famiglie, spiegano gli esperti, tendono ad attuare comportamenti che, sebbene efficaci nell’immediato, possono contribuire a esacerbare le difficoltà del sonno. Una routine serale, invece, potrebbe essere utile per superare le problematiche notturne dei più piccini. “In alcuni casi – osserva Sarah Clark, scienziata che ha coordinato lo studio – potrebbero svilupparsi abitudini errate, che sembrano funzionare sul momento, ma potrebbero generare difficoltà all’addormentamento in futuro. Tra queste, l’uso di dispositivi elettronici, smartphone, televisione o tablet. La carenza di sonno può avere un impatto sullo sviluppo fisico, sulla regolazione emotiva e sul comportamento dei bambini, per cui è fondamentale riuscire a intervenire in tempo per aiutare i nostri piccoli a dormire bene”.
Nel questionario, circa un genitore su cinque riporta di aver somministrato melatonina ai propri figli per aiutarli a dormire, mentre uno su tre tende a restare con il bimbo in camera fino al momento dell’addormentamento. “La maggior parte dei bambini – continua Clark – attraversa una fase dell’infanzia caratterizzata dalla paura del buio, associata ad ansia e preoccupazione. Anche i brutti sogni o il risveglio nel cuore della notte possono disturbare il sonno. Sebbene questa sia una parte normale dello sviluppo di un bambino, può essere frustrante per i genitori, che devono però trovare un equilibrio tra il fornire rassicurazione e conforto e il mantenere dei limiti”.
Secondo gli studiosi, una routine serale regolare può essere d’aiuto per i più piccoli. Tra le attività più comuni, gli intervistati riportano il lavaggio dei denti, la lettura di una favola, un bagnetto o l’uso di un peluche. Una serie di abitudini cadenzate, sottolineano gli esperti, contribuisce a rendere agevole la transizione notturna e fornisce momenti individuali consentendo al bambino di ottenere la piena attenzione dei genitori. “Anche l’ambiente della stanza è importante – sottolinea Clark – quando possibile, i bambini dovrebbero avere il proprio letto in una zona silenziosa. Suoni, canzoni e rumore bianco possono essere d’aiuto, ma il volume non dovrebbe mai superare i 50 decibel e non dovrebbero mai essere posizionate a meno di due metri dal letto”. L’uso di prodotti a base di melatonina dovrebbe avvenire sempre e solo su consiglio del pediatra.
“Inoltre, è importante tenere dispositivi elettronici come tablet o televisori fuori dalla cameretta – sostengono gli studiosi – perché la luce blu degli schermi può interferire con la produzione naturale di melatonina. Le famiglie possono incorporare rituali confortanti per aiutare a trasformare le paure notturne in un’esperienza calmante, come il racconto reciproco delle proprie esperienze e sensazioni. In caso di risveglio dovuto a incubi e brutti sogni, è importante adottare un approccio coerente, che sia far dormire il bimbo nella cameretta o permettergli di unirsi ai genitori. Questo approccio aiuterà il bambino ad adattarsi e ad avere maggiori probabilità di tornare a dormire. In generale, i bimbi di età compresa tra uno e due anni dovrebbero dormire tra le 11 e le 14 ore al giorno, distribuite anche tra riposini e pisolini diurni”. Conclude Clark: “Infine è importante ricordare che ogni bimbo è a sé. Potrebbe essere necessario adattare le routine dell’addormentamento per adeguarle ai modelli di sonno del bambino”.
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