Salute 27 Aprile 2020 15:30

Un giorno con Valeria, volontaria della Croce Rossa, tra telefoni che squillano, imprevisti, emergenze e torte al cioccolato

«Piccoli gesti e grandi emozioni vincono su paura e stanchezza»

di Federica Bosco
Un giorno con Valeria, volontaria della Croce Rossa, tra telefoni che squillano, imprevisti, emergenze e torte al cioccolato

«Il mio turno inizia alle 7 del mattino, ma in questo periodo, come avviene ormai da tempo, non so a che ora terminerà, dal momento che l’emergenza sanitaria dovuta al coronavirus ha stravolto i ritmi ai quali eravamo normalmente abituati». A parlare è Valeria, 44 anni, madre di famiglia e impiegata, una di quelle donne abituate a far quadrare le giornate e la vita, sempre di corsa, mai disposte ad arrendersi dinnanzi ad un ostacolo, tanto più se l’ostacolo è un virus sconosciuto che sta piegando la propria città e la propria comunità. Ed allora mentre l’ufficio è chiuso e il tempo sembra essere scandito solo da bollettini di guerra che la Protezione Civile rilascia ogni giorno, mette da parte la paura, e decide di  fare la sua parte in questa battaglia, come  volontaria della Croce Rossa. Siamo a Vigevano, all’ingresso della sede di via Cavour, un luogo dal quale partono non solo le ambulanze, ma anche gli altri mezzi di supporto alle necessità della popolazione della città che, nell’ambito della provincia di Pavia, conta il maggior numero di casi di Covid-19.

Valeria ha gli occhi che brillano, lo sguardo vispo e curioso di chi vuole prendere a morsi la vita. Ha scelto di essere parte attiva di questa battaglia e lo racconta tutto in un fiato, senza tralasciare dettagli e particolari. Descrive la sua giornata sottolineando come la comparsa della malattia abbia modificato la vita della città e, di conseguenza, anche le attività della Croce Rossa locale.

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«Al mio arrivo al mattino – ci dice mentre si appresta ad indossare “gli abiti da lavoro” che in questo periodo hanno un ruolo fondamentale per garantire la sicurezza dei volontari – l’aria ancora sonnolenta del turno di notte con i suoi tempi meno scadenzati aleggia nei locali, ma il momento di pace apparente è destinato a scomparire molto in fretta. In queste settimane il giorno e la notte spesso si fondono e durante le ore di maggiore calma vengono pianificate tutte le attività e gli interventi di supporto alla popolazione della giornata, cercando di non lasciare nulla al caso. Ma si sa, in emergenza questo spesso è impossibile».

Il tempo di completare la vestizione e Valeria è pronta per affrontare la giornata. «Le attività riprendono frenetiche al risvegliarsi della città con ritmi e ruoli che, all’interno dell’associazione, si sono adattati all’attuale epidemia – spiega, mentre con gli occhi scorre velocemente i compiti della giornata -: i volontari agiscono in maniera versatile a seconda delle necessità del momento, sempre disponibili ad affrontare gli imprevisti che, inevitabilmente, si presenteranno con il passare delle ore».

Il telefono squilla incessantemente, e fa da sottofondo al brusio dei volontari che si incrociano nella sede per prendere la consegna delle operazioni della giornata. «Abbiamo attivato un numero maggiore di linee interne per venire incontro alle mutate esigenze della popolazione – rimarca Valeria alzando il tono di voce per sovrastare i rumori che ormai hanno preso il sopravvento e segnano l’inizio di una giornata della Croce Rossa –. Tra i compiti che svolgiamo ci sono l’emergenza urgenza gestita tramite il 112, il trasporto dei malati da e per gli ospedali della città, e il trasporto dei tamponi al policlinico di Pavia per la diagnosi di Covid-19. Ci sono anche linee speciali dedicate agli anziani e ai soggetti fragili che, al momento, non possono uscire di casa in quanto troppo esposti al rischio di contagio e per i quali andiamo a fare la spesa e ad acquistare i farmaci. Loro sono il nostro rifugio affettivo, hanno bisogno anche solo di una parola di conforto, di una voce amica che dia loro la possibilità di parlare con qualcuno».

Dalle parole di Valeria è facile capire che ogni giornata è unica, ricca di emozioni miste a momenti di tensione, paure, ma in ogni caso sempre di grande coinvolgimento emotivo. Decidiamo di seguirla in una di queste lunghe ed intense giornate attraverso il suo racconto. «Il primo servizio della giornata, peraltro già programmato da tempo – riprende Valeria volgendo lo sguardo alla finestra che si affaccia sul cortile interno dove si preparano le squadre per uscire – prevede il trasporto di un malato che deve sottoporsi a degli esami di controllo che, nonostante la situazione particolare, non possono essere rinviati. All’arrivo però ci rendiamo conto di avere le prime difficoltà sulle scale, troppo strette per la discesa con la barella, e la conformazione dell’abitazione non permette altre soluzioni, così si richiedono dei rinforzi. Nel momento in cui abbiamo lanciato la richiesta di aiuto per un volontario aggiuntivo, in sede hanno subito risposto, e in un attimo si è trovato qualcuno disponibile per raggiungerci. I tempi del servizio si sono allungati con il rischio di ritardare le altre missioni della mattinata. Nel programma è prevista la dimissione dall’ospedale di Vigevano di una signora che però ha ancora la febbre: ai tempi del coronavirus questo cambia decisamente tutti i protocolli standard. Si è reso necessario infatti l’utilizzo di tutti i DPI (dispositivi di protezione individuale) per non esporci al rischio di contagio: la tuta bianca, con mascherina, occhiali, visiera, guanti e copri scarpe. Appena pronti ci attiviamo per portare finalmente la persona a casa, dai propri affetti».

La mattina prosegue frenetica: Valeria rientra in sede per un attimo, giusto il tempo di prendere nota delle prossime  due missioni, destinazione Ospedale di Vigevano. «Per prima cosa abbiamo ricevuto la richiesta da parte dei familiari di una persona ricoverata nel reparto Covid di portare indumenti puliti di ricambio in ospedale, dal momento che nessuno dei parenti può uscire e tutte le visite in ospedale sono limitate. Inoltre, abbiamo messo in contatto una signora molto anziana che non vede il marito ricoverato per Covid da quasi un mese grazie ad un tablet offerto da una azienda privata che, con una donazione, ci ha messo a disposizione gli strumenti per le videochiamate, fondamentali per mettere in contatto a distanza famigliari e malati».

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Tra mille impegni la mattinata vola via e Valeria si ritrova a condividere un pasto fugace con i colleghi della Croce Rossa. «Questa volta  è toccato a noi essere destinatari di una donazione. Molto gradita, peraltro – puntualizza sorridendo –. Per pranzo, come spesso accade nelle ultime settimane, anche oggi è arrivata la pizza da un noto locale della città. Neppure il tempo di finire il pranzo e di scambiare due chiacchiere con i colleghi a distanza di sicurezza, che è arrivato l’allarme del 118. Una squadra ha immediatamente lasciato la saletta di ristoro per andare ad indossare le tute bianche e le attrezzature antivirus per soccorrere un malato i cui sintomi sono facilmente riconducibili all’infezione da Covid».

Il telefono non ha mai smesso di suonare, nel frattempo, e Valeria tra le tante richieste di soccorso risponde a Flavia, una donna di 70 anni che ha necessità urgente di ritirare un medicinale al Policlinico di Pavia. «Avrei dovuto finire il turno, avevo promesso alla mia famiglia di essere a casa nel pomeriggio, ma ancora una volta i piani sono cambiati, quando la gente ha bisogno, nessuno di noi si tira indietro. Il virus non dà tregua e noi ci adattiamo». E così Valeria prende la macchina, direzione Pavia. Il tempo di ritirare il medicinale e di tornare a Vigevano per consegnarlo  alla donna. Quando Flavia apre la porta per ritirare la medicina, allunga una mano e consegna a Valeria una torta al cioccolato preparata apposta per lei e i suoi colleghi. «Un groppo mi invade la gola, una lacrima scende dietro l’occhiale che indosso per la protezione. Ecco, l’affetto più semplice delle persone è ciò che ogni volta ci dà la carica per continuare questa battaglia».

Valeria fa rientro in sede alle 18,30. Incontra i ragazzi che hanno prestato servizio nella tenda di pre-triage davanti al Pronto Soccorso. La giornata inizia a rallentare, «ora è il momento di mettere mano al piano organizzativo di domani – ci fa notare Valeria, tira un sospiro, alza gli occhi verso il cielo che si colora di rosso per il sole ormai al tramonto e sussurra a bassa voce -. Questa battaglia non è mica ancora vinta».

 

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