L’atleta del Circolo Canottieri Roma, senza una gamba dall’età di 15 anni, percorrerà quasi 300 chilometri da Ventimiglia a Trieste in 14 tappe. «Le persone con disabilità e le loro famiglie sono sempre più invisibili. La politica ha deciso che non è conveniente vedere la loro realtà»
C’è chi è nato per combattere. E chi, dopo aver vinto una battaglia, vuole mettere al servizio della comunità la propria esperienza ed essere da esempio per chi si trova a condividere le stesse difficoltà. Questo è il caso di Salvatore Cimmino, classe 1964, che la sua battaglia l’ha vinta a 15 anni, sconfiggendo un osteosarcoma, tumore maligno delle ossa che spesso non lascia scampo. Per salvarsi la vita, però, è costretto all’amputazione della gamba a metà del femore. Ma la vera rinascita di Cimmino comincia molto più tardi, nel 2005, all’età di 41 anni: dopo innumerevoli problemi fisiologici, sotto consiglio medico Salvatore comincia a nuotare. E in acqua trova il suo habitat naturale: da allora non si è più fermato.
«Oggi la disabilità si può sconfiggere – spiega Cimmino a Sanità Informazione -. La disabilità risiede nella società e non nella persona. Definire una persona disabile è definire qualcosa di inesistente. Non bisogna scoraggiarsi anche se ancora oggi i risultati della ricerca non sono facilmente accessibili. Dal 1992, dalla nascita del nomenclatore tariffario che fa parte dei LEA, nonostante la modifica di due anni fa, mancano ancora i decreti attuativi per rendere accessibili le nuove tecnologie inserite in questo istituto».
Oggi Salvatore vive e lavora a Roma presso la Selex ES, una società del Gruppo Finmeccanica, ma è soprattutto un atleta del Circolo Canottieri Aniene: dal 2005 ha compiuto innumerevoli traversate a nuoto, dallo Stretto di Messina al Canale della Manica. Mai però fini a sé stesse: l’obiettivo è sempre quello di attirare l’attenzione verso i problemi della disabilità perché, come si legge sul suo blog, «le persone con disabilità e le loro famiglie sono sempre più invisibili solo perché la politica, tutta, ha deciso che non è conveniente vedere la loro realtà».
Durante la pandemia ha l’ispirazione giusta: dedicare il 2021 ad una nuova impresa delle sue, un giro d’Italia a nuoto come occasione per parlare dei problemi della disabilità. Quattrodici tappe, da Ventimiglia a Trieste in Piazza Unità d’Italia (per un totale di 289 chilometri) dal 7 maggio al 9 ottobre.
«Ci sono già delle adesioni importanti – racconta Cimmino -. Tra i patrocini ci sarà l’ANCI, la Marina militare, la Guardia Costiera, il CONI. Questo giro d’Italia a nuoto intende raggiungere un obiettivo importante: l’inclusione delle persone che vivono con una disabilità. Siamo dotati di un patrimonio legislativo importante ma nonostante questo una persona con disabilità nel nostro Paese fa ancora molta fatica».
A spingere Cimmino nell’ideazione di questa nuova impresa è stata la pandemia da Covid-19 che ha comportato nuovi, enormi sacrifici per le persone colpite da disabilità: la sospensione dei servizi domiciliari, l’isolamento, la difficoltà di accedere alla didattica a distanza e tanti altri problemi che hanno fatto tornare indietro l’orologio dell’inclusione sociale.
«Il primo lockdown è stato un periodo molto particolare. Queste criticità sono emerse con una potenza incredibile – ricorda il nuotatore -. A causa del virus la maggior parte delle risorse del nostro Paese sono state dedicate alla pandemia, ma si sono dimenticati per strada oltre tre milioni di persone che vivono con disabilità, che hanno pagato un prezzo altissimo. Ecco perché ho elaborato e organizzato questo evento che rientra in un progetto nato circa 15 anni fa e che si chiama “A nuoto nei mari del globo, per un mondo senza barriere e senza frontiere”».
Il giro della Penisola era inizialmente più ambizioso, con un programma di oltre 3300 chilometri a nuoto, ma la seconda ondata di Covid-19 ha spinto Cimmino a varare un programma ridotto di 14 tappe con l’ultima a Trieste in ottobre in concomitanza con la storica regata Barcolana.
«La preparazione è importante – spiega l’atleta -. Il nuoto sollecita tutte le parti del nostro corpo. Mi alleno dal lunedì alla domenica per almeno 4-5 ore tra acqua e potenziamento in palestra. Come può ben immaginare io lavoro e le giornate per me sono lunghissime perché la preparazione comincia subito dopo l’ufficio».
La vita di Salvatore è partita decisamente in salita ma, nella sfortuna, la vita gli ha sorriso: «Sono stato affetto in adolescenza da una malattia rara che si chiama osteosarcoma. Ancora oggi è una patologia difficilmente diagnosticabile. Nove volte su dieci si diagnostica tardi ed è difficile sopravvivere, quindi sono stato fortunato. Purtroppo sono stati costretti ad amputarmi quasi tutto l’arto destro e dal 1979 deambulo con un dispositivo protesico».
«I primi dispositivi non rispecchiavano quelle che erano le mie esigenze, per cui ho deambulato fino a 20 anni fa con questo dispositivo protesico obsoleto che mi ha causato delle problematiche e delle criticità importanti alla colonna vertebrale. A 41 anni, nel 2005, un carissimo amico medico mi suggerì di fare una attività motoria specifica in acqua. Da allora ho scoperto, entrando in questa vasca a Roma, non solo di saper galleggiare, ma anche di saper nuotare».
Ed è proprio in vasca che Salvatore decide che dal nuoto sarebbe arrivata un’opportunità di riscatto per tutto il mondo della disabilità: «Andando avanti e indietro per questa vasca ho iniziato ad elaborare questi ponti virtuali per connettere il mondo della disabilità con la società civile».
Negli anni Cimmino si è affacciato anche al mondo della bioingegneria della riabilitazione che ha fatto passi da gigante grazie alle nuove tecnologie. Conosce e diventa amico di Hugh Herr, Direttore del dipartimento di Biorobotica del MIT di Boston, si affascina al mondo della bionica e dell’elettronica dove, grazie alla ricerca, sono stati sviluppati dispositivi che riescono a dialogare con il nostro sistema nervoso senza fili.
«Un giorno Herr ha voluto farmi provare la sua caviglia bionica e mi regalò una bellissima sensazione, quella di rimettere il mio piede a terra, di poggiare il piede. Spero che Hugh mi raggiunga non dico a Ventimiglia ma almeno per l’ultima tappa in piazza dell’Unità d’Italia a Trieste e spero che ci sia anche il Presidente della Repubblica».
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