Salute 3 Febbraio 2021 10:03

Un italiano su tre ha rinviato le cure causa Covid. Il Rapporto Intesa Sanpaolo RBM Salute-Censis

Lo studio approfondisce le prospettive del SSN tra sostenibilità, equità e promozione della salute. L’emergenza sanitaria da Sars-Cov-2 ha accelerato le criticità già presenti provocando una profonda crisi economica che ha ulteriormente ampliato le disuguaglianze sociali

Un italiano su tre ha rinviato le cure causa Covid. Il Rapporto Intesa Sanpaolo RBM Salute-Censis

Curarsi, in Italia, diventa sempre più difficile. A causa del Covid, un italiano su tre ha dovuto rinviare le prestazioni sanitarie e le cure. Per preservare i valori fondanti del Ssn (universalismo, uguaglianza e gratuità delle cure per gli indigenti) e garantire adeguati livelli di cura a tutti, è necessario istituire un secondo pilastro sanitario complementare che possa affiancarlo. La sanità integrativa, con il contributo di strumenti privati come fondi e polizze, è una priorità improcrastinabile per gestire le prestazioni non erogabili dal Servizio sanitario nazionale.

È quanto emerge dal “IX Rapporto sulla Sanità Pubblica, Privata e Intermediata” realizzato da Intesa Sanpaolo RBM Salute-Censis, che promuove una riflessione sull’evoluzione del Sistema sanitario in una prospettiva di maggiore sostenibilità, equità ed inclusione. Lo studio, che si basa su un lavoro di ricerca condotto nel 2019 e nel 2020, consegna un sistema sanitario «sempre più esposto in termini di sostenibilità, sia a livello economico sia a livello sociale, a causa dello sviluppo costante dei bisogni di cura dei cittadini, della progressiva cronicizzazione delle malattie e del crescente ruolo dell’innovazione tecnologica in sanità», spiegano Marco Vecchietti, Amministratore delegato e Direttore generale di Intesa Sanpaolo RBM Salute e Nicola Maria Fioravanti, Amministratore Delegato Intesa Sanpaolo Vita.

Le conseguenze del Covid: angoscia, paura e prestazioni rinviate

L’emergenza causata dal Sars-Cov-2 ha innescato una sindemia, accelerato le criticità già presenti e attivato una profonda crisi economica che ha ulteriormente ampliato le disuguaglianze sociali. La salute è diventata un ambito insicuro, in cui ci si sente scoperti e altamente vulnerabili. «L’82,3% degli italiani – si legge – è angosciato perché in questa emergenza ha sperimentato o capito che anche in caso di necessità assoluta, il sistema potrebbe non essere in grado di garantirgli le cure di cui ha bisogno».

Il 33% degli italiani dichiara di aver dovuto «rinviare prestazioni sanitarie di vario tipo, perché la struttura si occupava solo di Covid-19, per paura del contagio o perché non ha trovato ascolto». E si tratta proprio di chi ne ha più bisogno: il 63,7% di chi ha un pessimo stato di salute, il 45,6% tra chi ha malattie croniche. Il Ministero della Salute ha comunicato un taglio del 40% delle prestazioni erogate nell’ultimo anno, tagli per 13,3 milioni per gli accertamenti diagnostici e di 9,6 milioni visite specialistiche. È forse anche per questo che, per il 66,6% degli italiani, la salute sarà la preoccupazione principale per i prossimi anni. «Non ci sarà ambito di vita individuale e collettivo – prosegue il report – in cui la buona salute non prevarrà su ogni altra considerazione».

Spesa sanitaria privata e rinuncia alle cure causa Covid

Il 90,8%, traumatizzato dall’esperienza Covid, vuole guardarsi le spalle: il 34% pensa a un ampliamento del Welfare pubblico mentre il 66% conta su forme di autotutela privata. Dal report risulta che la Spesa Sanitaria Privata svolge un ruolo di complementarità e di integrazione rispetto al Servizio Sanitario Nazionale.

L’indagine dimostra che la sanità integrativa interessa soprattutto i lavoratori dipendenti (53%): in Lombardia e nel Lazio il ricorso alle polizze sanitarie è ormai quasi una prassi (rispettivamente il 57% e il 40% dei cittadini sono assicurati), in Sardegna, Umbria, Calabria, Valle d’Aosta e Trento non si arriva neanche al 5%. Ciò che fa riflettere è che interessa prevalentemente le persone con un maggior fabbisogno di salute e gli anziani. È fondamentale sottolineare che più della metà delle rinunce vada a colpire proprio i redditi più bassi, perché decresce progressivamente in ragione del crescere della disponibilità reddituale. Dal punto di vista territoriale, è l’area del Mezzogiorno a presentare un’incidenza estremamente superiore alla media (il 48%) rispetto a un dato nazionale molto più basso (meno della metà).

Le soluzioni

In questo nuovo contesto «il nostro Paese dovrebbe imboccare la strada della diversificazione delle fonti di finanziamento in sanità – concludono Marco Vecchietti e Nicola Maria Fioravanti -. La sinergia tra pubblico e privato, favorita dall’intermediazione di Fondi e Assicurazioni Sanitarie, può liberare importanti risorse aggiuntive per la tutela della salute dei cittadini favorendo allo stesso tempo la stessa stabilità del Servizio sanitario nazionale».

 

 

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