In occasione del Convegno “Povertà sanitaria minorile: chi se ne cura?” al Ministero della Salute, è stata presentata la Ricerca sulla povertà sanitaria minorile realizzata per la Fondazione Francesca Rava dall’Istituto di Ricerca Sociale – IRS che ha avuto il Patrocinio di Ministero, Federfarma e FOFI
“In Farmacia per i bambini” della Fondazione Francesca Rava N.P.H Italia, in 7 anni, ha raccolto oltre 1 milione di farmaci e prodotti baby-care per i bambini in povertà sanitaria.
Questa iniziativa è nata nel 2013 e da allora si svolge ogni anno il 20 novembre, in concomitanza con la Giornata mondiale dei diritti dell’infanzia. Nell’edizione 2019 “In Farmacia per i bambini”, ha sostenuto in Italia 36.000 minori, accolti in 668 Case famiglia, Comunità per minori ed Enti che assistono le famiglie in difficoltà, grazie al coinvolgimento di 2.067 farmacie su tutto il territorio nazionale e alla preziosa collaborazione di 3.000 volontari. Martina Colombari è testimonial e volontaria dell’iniziativa sin dalla prima edizione.
Lo scorso 24 gennaio, in occasione del Convegno “Povertà sanitaria minorile: chi se ne cura?”, che si è svolto a Roma presso la sede del Ministero della Salute, è stata presentata la Ricerca realizzata da Fondazione Francesca Rava in collaborazione con l’Istituto di Ricerca Sociale – IRS, proprio nell’ambito dell’iniziativa nazionale “In farmacia per i bambini”, cui è seguito il dibattito con esperti del mondo sanitario e del terzo settore. La Ricerca ha avuto il Patrocinio del Ministero della Salute, Federfarma e FOFI ed il sostegno del Network KPMG in Italia, Chiesi, Fondazione di Sardegna, Fondazione Cariparma e Silc-Trudi.
L’analisi ha evidenziato che nelle spese dedicate dagli Enti ai prodotti farmaceutici e da banco per l’infanzia, i pannolini pesano per il 36%, seguiti per il 25% dai farmaci da banco e il 22% dal latte in polvere.
La fornitura di farmaci da banco e prodotti baby care donati grazie a “In farmacia per i bambini”, ha inciso significativamente coprendo il 50% dei bisogni dei minori in carico agli Enti beneficiari della raccolta. Le risorse risparmiate grazie alla donazione dei prodotti, sono utilizzate nel 67% dei casi per l’acquisto di beni di prima necessità (cibo, abiti e materiale scolastico) e il 22% in assistenza medica. La raccolta di “In farmacia per i bambini” sostiene i più fragili tra i minori, quelli che vivono in comunità e in famiglie in difficoltà economica e assicura agli Enti la fornitura per circa 6 mesi.
Durante il restante periodo dell’anno, però, l’acquisto viene effettuato attraverso l’utilizzo di fondi propri, lasciando così scoperti importanti bisogni, come visite mediche specialistiche, assistenza psicologica e supporto scolastico. Inoltre, lo sforzo profuso non esaurisce la risposta ad un problema emergente e in crescita, anche in relazione al progressivo aumento dei minori in povertà.
Infatti, secondo i dati Istat del 2018, negli ultimi 10 anni, la povertà assoluta dei minori è quadruplicata: 1 minore su 8 è povero. Ovvero 1,2 milioni di bambini e ragazzi sono fortemente deprivati in senso assoluto, pari ad un’incidenza del 12,6% contro l’8,4% del totale degli individui. Le famiglie numerose con figli minori sono tra le più colpite, insieme alle famiglie con componenti stranieri e concentrate nel sud Italia. Secondo i dati del Ministero delle Politiche Sociali i minori fuori famiglia, ospitati presso le Comunità o da famiglie affidatarie, sono 26.615.
“La capillare rete delle farmacie rappresenta un presidio strategico per la salute dei cittadini. Per questo abbiamo stanziato oltre 50 milioni di euro per estendere a tutta Italia il progetto della “farmacia dei servizi”. Dobbiamo farlo diventare il luogo dove non si distribuisce solo il farmaco, ma anche dove si possono fare alcune prime diagnosi e prenotare visite ed accertamenti. Bisogna puntare sulla nuova fase del territorio, ovvero la prossimità: dare risposte concrete anche nei comuni di poche migliaia di abitanti. Va ripensata anche la gestione della spesa farmaceutica e stiamo lavorando in questo senso” – ha affermato il ministro della Salute, Roberto Speranza, commentando l’iniziativa “In Farmacia per i bambini”.
I lavori del Convegno sono stati aperti da Emanuela Ambreck, responsabile progetti sanitari della Fondazione Francesca Rava, che ha spiegato: “Abbiamo voluto avviare, in collaborazione con IRS, una analisi approfondita delle dimensioni e ricadute di In farmacia per i bambini, dando voce ai diversi stakeholder coinvolti, al fine di fornire spunti di riflessione sul tema della povertà sanitaria e farmaceutica minorile. Sensibilizzando in primis le Istituzioni, affinché possano potenziare il diritto di accesso gratuito alle cure delle fasce più deboli, a partire dai bambini accolti e aiutati dalle comunità per minori del territorio”. Le fa eco Elisabetta Strada, responsabile progetti speciali della Fondazione Francesca Rava, che ha sottolineato quanto sia “fondamentale rilanciare percorsi di confronto e di lavoro, in ordine ad esempio alla revisione dei LEA, delle esenzioni, dei percorsi di accesso prioritario alle prestazioni e di sostegno pubblico dei bisogni primari non coperti dal SSN, soprattutto per i minori accolti nelle comunità”.
Prendendo atto del fenomeno della povertà sanitaria farmaceutica minorile, tutti i partecipanti al dibattito che ha seguito la presentazione della ricerca, moderato dalla giornalista Donatella Di Paolo, sono stati concordi sulla innegabile connessione tra povertà economica, sanitaria ed educativa; sulla necessità di creare una rete efficace che includa: famiglie, scuole, pediatri e Istituzioni e sull’importanza strategica di organizzare Tavoli tecnici e di confronto, per portare proposte e soluzioni agli organi competenti.
Nello specifico Silvia Pagliacci, vice-presidente Federfarma Nazionale, ha dichiarato: “Il farmacista raccoglie un disagio, non solo sanitario ma anche sociale. E’ importante affrontare il problema della povertà sanitaria anche nelle periferie delle città più ricche e nelle aree rurali. Federfarma farà il possibile perché il progetto In farmacia per i bambini possa coinvolgere sempre più farmacie: dalle 2.000 attuali a tutte le 18.000 presenti sul territorio nazionale”.
Nazzareno Coppola, coordinamento Case Famiglia per minori della Liguria e papà di Casa famiglia, ha evidenziato che: “Il principale problema dei bambini accolti nelle Case famiglia è la diagnosi e la continuità del supporto a loro fornito. Utilizziamo le risorse liberate dall’iniziativa In farmacia per i bambini proprio per questo e per attività educative nelle scuole, relative ai maltrattamenti che generano problemi psicopatologici”. Per Liviana Marelli, coordinamento nazionale Comunità di accoglienza: “Il 62,4% dei ragazzi accolti nelle comunità sono adolescenti e preadolescenti con disturbi psico-patologici e dipendenze che richiedono un intervento specialistico e diagnosi tempestive e percorsi interprofessionali”.Non solo povertà sanitaria, ma anche educativa. Lo ha sottolineato Simona Rotondi, Impresa Sociale Con i Bambini, che ha asserito: “Povertà, povertà sanitaria ed educativa si autoalimentano e sono interrelate. E’ molto importante partire dal presupposto imprescindibile che curare un bambino significa anche educarlo a prendersi cura di se stesso e degli altri”.
Nel dibattito non è mancata, inoltre, la voce dei pediatri. Laura Lancella della Società Italiana di Pediatria (SIP), ha affermato:“Sentire questi dati fa riflettere molto. Il benessere del bambino è fisico, psichico e relazionale . Per questo il pediatria deve stare dove ci sono i bambini: nelle scuole e nelle case famiglia. I bambini sono il nostro futuro”. Secondo Anna Maria Caruso, garante diritti per l’infanzia e l’adolescenza del Comune di Milano: “Molti arrivano in pronto soccorso perché non hanno una preparazione per affrontare il problema sanitario. E’ indispensabile che le scuole parlino con in servizi sociali, con i pediatri e viceversa. Occorre una normativa che inquadri il problema e che dia l’mput iniziale”. Quindi Nunzia Bartolomei, consiglio nazionale ordine assistenti sociali, ha concluso dichiarando: “Ognuno può fare il suo per contrastare l’emergenza sanitaria minorile, ma solo se si lavora in rete, in sinergia, anche se attualmente non sempre questo è possibile, in quanto molti servizi sono depauperati. Molto è ancora da fare, ma grazie a confronti come questi, auspichiamo in un cambio di rotta importante”.
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