Nel corso della conferenza “Covid: come uscire dall’emergenza” Giovanni Carnovale, Presidente del forum medico Nuovo Rinascimento, ha chiesto lo stop alla regionalizzazione della sanità: «La sanità non può essere gestita da venti protocolli diversi, da venti task force diverse». Tra gli ospiti anche Ranieri Guerra (OMS) e Annamaria Parente (Presidente Commissione Sanità)
Un appello a governo e regioni per garantire il diritto alla salute di tutti i cittadini, varare un protocollo domiciliare unico ed evitare di essere travolti da una terza ondata di Covid-19 è arrivato durante la conferenza “Covid: come uscire dall’emergenza” che si è tenuta alla Sala Nassirya del Senato, promossa da Marco Siclari, medico e capogruppo di Forza Italia in Commissione Sanità al Senato. Sul palco hanno sfilato alcuni protagonisti di primo piano della sanità e della politica italiana: Ranieri Guerra, Vicedirettore vicario OMS, Annamaria Parente, Presidente Commissione Sanità del Senato, Antonio Magi, Presidente dell’Ordine dei Medici di Roma, Massimiliano Romeo, Capogruppo della Lega al Senato, Mariastella Giorlandino, Artemisia Lab.
A spiegare l’obiettivo dell’iniziativa è stato Giovanni Carnovale, medico RAI e rappresentante del forum medico Nuovo Rinascimento: «Il nostro obiettivo è appunto una rinascita della sanità. La sanità non può essere gestita da venti protocolli diversi, da venti task force diverse. La sanità dev’essere centralizzata e quindi i principi cardine del Sistema sanitario nazionale devono essere l’uniformità, la mutualità e la sussidiarietà. Quando mi sono laureato e ho prestato il giuramento d’Ippocrate ho garantito di poter curare il siciliano e il veneto nello stesso modo», spiega Carnovale che chiede, sul fronte Covid-19, la validazione di un protocollo domiciliare unico: «Chiediamo che ci sia un protocollo uniforme: il ministro prenda quattro scienziati per creare un protocollo in modo da distribuirlo agli Ordini dei medici».
Durante la conferenza il professor Valentino Martelli, Presidente dell’Istituto Clinico Casalpalocco, uno dei Covid Hospital del Lazio, ha illustrato un esempio di protocollo domiciliare che divide i pazienti in base all’età e alle patologie pregresse.
Gli obiettivi politici dell’iniziativa sono stati illustrati dal senatore di Forza Italia Marco Siclari che rilancia il tema dei Covid Hotel e dei Covid Hospital: «Quello che proponiamo al governo è di liberare il prima possibile i reparti Covid nelle strutture ospedaliere. Ci sono altre patologie oltre al Covid e noi dobbiamo garantire il diritto alla salute. Proponiamo di riaprire le strutture ospedaliere che oggi funzionano a metà o per nulla e assumere 40mila medici. Chiediamo inoltre di allargare l’imbuto delle scuole di specializzazione e realizzare Covid Hotel».
Secondo il Presidente dell’Ordine dei Medici di Roma Antonio Magi è fondamentale «potenziare il territorio» anche se «le soluzioni esistono e sono già normate. Bisogna mettere in moto le disposizioni di legge che già esistono. La legge già prevede le USCA che dovrebbero essere formate da medici della continuità assistenziale, specialisti ambulatoriali, da infermieri che dovrebbero andare a casa dei pazienti per seguirli a tutto tondo sia nella patologia Covid che nella patologia cronica. Attiviamoci immediatamente per questo».
«Questa è un’epidemia che nessun piano avrebbe potuto contenere, è andata così in tutto il mondo» spiega Ranieri Guerra, Vicedirettore vicario dell’OMS. Anche lui sottolinea come il regionalismo possa essere di ostacolo anche nella strategia del vaccino: «Non possiamo avere 21 calendari vaccinali, 21 metodologie di isolamento, ecc.». Per Guerra un altro problema serio è quello dell’infodemia, un eccesso di informazioni che spesso confonde il cittadino: «Abbiamo dato una prova spesso di polemica inutile e di mancanza di coesione», spiega il membro dell’OMS.
Anche per la senatrice di Italia Viva Annamaria Parente «se non c’è un protocollo di cure diventa complicato intervenire a casa. Per questo stiamo lavorando per rafforzare il sistema sanitario e la medicina territoriale». E come Siclari rilancia l’ipotesi di aderire al MES per avere fondi per la sanità: «Penso che sul Mes dobbiamo discuterne in Parlamento, valutare pro e contro senza paletti ideologici. Dalle Commissioni passa il dialogo maggioranza opposizione».
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