Campo (Università Ferrara): «Implicazioni drammatiche in termini di mortalità e di recidive cardiovascolari. E spesso è colpa dei medici»
Ad un anno dall’infarto, il 25% dei pazienti interrompe la terapia per ridurre i valori del colesterolo LDL ed il 50% non rispetta i target previsti dalle linee guida. Comportamenti che irrimediabilmente hanno implicazioni drammatiche in termini di mortalità e di recidive cardiovascolari.
«Nei primi mesi dopo l’infarto, i pazienti hanno vivido il ricordo dell’evento e tendono a rispettare la terapia. Gradualmente però il ricordo va a scemare, e scende quindi anche il tasso di aderenza terapeutica. Se mantenere valori bassi di colesterolo in una prima fase non è complicato, il problema è mantenerli tali nel tempo», spiega Gianluca Campo, professore associato presso il dipartimento di Morfologia, chirurgia e medicina sperimentale dell’università di Ferrara.
«Da una parte, infatti – prosegue il cardiologo – si tende ad associare qualunque effetto collaterale alla terapia; dall’altra spesso sono gli stessi medici che nel tempo riducono le dosi e sono meno aggressivi con i pazienti, facendo però loro rischiare conseguenze importanti. Per fortuna – conclude – le società scientifiche stanno lavorando molto per aumentare consapevolezza e conoscenze su questo tema».
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