Parla il presidente dell’Associazione Italiana di Fisica Medica e Direttore della SC Fisica sanitaria dell’AO Ordine Mauriziano di Torino: «Nel campo della diagnostica sempre di più lavoriamo in equipe per ottimizzare i protocolli, per ridurre le esposizioni, per fare qualità delle macchine»
Raggi X, radiazioni ionizzanti e non, dosimetria, misure e controllo di qualità, intelligenza artificiale, sono alcuni degli ambiti in cui si muove il fisico medico, una figura sempre più centrale nel mondo della sanità anche per via delle potenzialità sempre maggiori delle radiazioni nella diagnostica e nella radioterapia.
I fisici medici, più di mille in Italia, hanno un compito fondamentale: quello di applicare i principi e le metodologie della fisica in medicina, nei settori della prevenzione, della diagnosi e della cura. In primis, sono dunque coloro che lavorano sulle macchine che emettono radiazioni sia ionizzanti che non ionizzanti: dalle TAC agli acceleratori lineari, dalle risonanze magnetiche alle apparecchiature laser.
«Noi garantiamo la qualità e la sicurezza delle apparecchiature emittenti radiazioni, ci occupiamo della radioprotezione del paziente – sottolinea Michele Stasi, presidente dell’Associazione Italiana di Fisica Medica e Direttore della SC Fisica sanitaria dell’AO Ordine Mauriziano di Torino – Questo significa fare in modo che le radiazioni in diagnostica siano le minori possibili con un alto livello di qualità diagnostica. In terapia ci occupiamo della pianificazione del trattamento radioterapico, in modo da somministrare la massima dose di radiazioni al tumore e la minore possibile ai tessuti sani circostanti».
Materie indubbiamente complesse ma che possono essere raccontate in modo semplice e accattivante, come testimonia la pagina Facebook dell’AIFM dove si può scoprire la differenza tra radiazioni ionizzanti e non, l’importanza della ricerca in questo ambito e il ruolo sempre più centrale di questa figura professionale in sanità. Il laureato in Fisica, infatti, dopo una specializzazione in Fisica Medica, applica i principi della fisica alla medicina al fine di contribuire a una #sanità più sicura, di qualità e a una migliore prevenzione. Abbiamo incontrato Michele Stasi in occasione della Giornata nazionale del Fisico e del Chimico, celebrata nella prestigiosa Sala Zuccari di Palazzo Giustiniani a Roma.
Presidente Stasi, le radiazioni sono sempre più mirate oramai…
«Sì. Le tecniche di irradiazione in radioterapia sono ormai con campi piccoli, molto conformati e modulati, con irradiazioni di tipo volumetrico, in modo tale da mirare sempre meglio il tumore.
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Fanno male le radiazioni?
«Tutta la medicina è rischio e beneficio. Se lei va in ospedale perché si è fatto male a una gamba per valutare se ha una frattura ed evitare un danno permanente e rischi più elevati, una radiografia, la deve fare. Quando fa un intervento chirurgico ci sono sempre possibili complicanze. Anche se lei prende un farmaco assume dei rischi (basta leggere il bugiardino degli effetti collaterali), così come lo è la chemioterapia. La radioterapia è come un farmaco, ma la dose sono le radiazioni. Le radiazioni fanno un danno perché comunque, a seconda della quantità, possono agire in modo letale su un certo numero di cellule. Per quel che riguarda la diagnosi, è necessario che il beneficio sia superiore al rischio. Il nostro compito è quello di ottimizzare la qualità dell’esame in modo tale che emani meno radiazioni possibili con il miglior risultato diagnostico. Il fatto che le radiazioni facciano male a volte può essere usato a vantaggio della salute: se noi andiamo a colpire con la radioterapia le cellule tumorali allora va bene che le radiazioni abbiano questo effetto ‘killer’».
Oggi è sempre più fondamentale in sanità il lavoro di squadra con la presenza di più professionisti…
«In radioterapia per esempio lavorano medici, fisici medici, tecnici di radiologia, infermieri. È una equipe unica. Nel campo della diagnostica sempre di più lavoriamo in squadra per ottimizzare i protocolli, per ridurre le esposizioni, per verificare la qualità delle macchine. Anche la nuova direttiva Europea Euratom, che dovrebbe essere recepita, periamo a breve anche in Italia, andrà sempre di più verso una visione multidisciplinare dell’utilizzo delle radiazioni. Multidisciplinarietà e multiprofessionalità sono il presente e il futuro della sanità»
Questo è un campo in cui le nuove tecnologie possono giocare un ruolo decisivo…
«Io ho parlato nel mio intervento qui al Senato di big data e intelligenza artificiale. Cos’è un sistema di intelligenza artificiale? Un sistema che impara lavorando, quindi cresce la sua capacità di risolvere un problema con il tempo, imparando dall’esperienza precedente. Questo sistema, per funzionare, ha bisogno di informazioni che vengono fornite da una mole elevatissima di dati che vengono immagazzinati. Devono essere dati strutturati, omogenei e verificati. Se vengono inseriti dati sbagliati o non omogenei l’output del sistema sarà probabilmente sbagliato. Molto spesso le macchine che sfruttano sistemi di intelligenza artificiale sono dei ‘black box’. Per fare un esempio: noi non sappiamo come lavorano i grandi gestori di big data (Google, Apple, Microsoft, Facebook), conosciamo solo l’output. Il controllo di qualità dei dati in ingresso e uscita, soprattutto nell’uso sanitario, dove sono coinvolte la salute delle persone, è e sarà fondamentale. Sarà compito dei professionisti competenti quello di verificare questi dati. I fisici medici possono essere i professionisti sanitari che hanno questa competenza.