«Il mondo del no profit che gestisce il 52% delle strutture per anziani e fragili non riesce a sopportare l’aumento dell’energia, delle tasse e il mancato adeguamento della quota sanitaria» spiega il presidente di Uneba Franco Massi
I conti non tornano più. Secondo una recente ricerca fatta da Uneba Lombardia, associazione che gestisce solo nella regione lombarda 450 tra RSA e RSD e che copre il 70 percento dell’offerta territoriale dei servizi per anziani e disabili, i costi del primo semestre del 2022 hanno fatto registrare un incremento in tutte le voci. Dal personale, alla ristorazione, per proseguire con la lavanderia, la pulizia, affitti e utenze con la conseguente perdita economica che, fanno sapere dai vertici di Uneba, si attesterà con ogni probabilità nell’ordine di 100 milioni di euro già nel primo semestre.
Un danno evidenziato in Lombardia, che si ritrova anche nelle altre residenze per anziani e disabili dislocate in tutte le regioni italiane. Per questo motivo il Presidente di Uneba Franco Massi, a meno di un mese dalle elezioni politiche, ha voluto lanciare un appello al Governo «affinché le RSA non vengano più considerate come i figli poveri del sistema, ma vengano presi dei provvedimenti immediati».
«Se avete a cuore gli anziani più fragili dei vostri paesi e delle vostre città ora è il momento di dimostrarlo». Inizia così l’appello del presidente di Uneba al Governo, al Parlamento, ai candidati alle elezioni del 25 settembre e alle Regioni, mentre snocciola numeri e dati a sostegno di una richiesta di intervento urgente per tutelare i 285 mila anziani che vivono nelle RSA. «Il 52% delle RSA in Italia è gestito da enti no profit ed è un dato per difetto – sottolinea Massi – Trenta mesi di pandemia ci hanno messo in ginocchio ed ora l’aumento dei costi non è più sopportabile». Per il Presidente Massi, dunque, sono necessari sia interventi contingenti che strutturali di supporto. «Ad esempio, una risposta potrebbe essere avere credito di imposta dall’aumento dei costi energetici per diminuire il peso economico a carico di enti, lavoratori e famiglie delle persone assistite, potrebbe essere un inizio, una parte della soluzione. Il resto spetta alle Regioni che devono garantire la quota sanitaria. Oggi danno molto meno, le tariffe sono da adeguare», ribadisce Franco Massi.
In particolare, per Presidente di Uneba i tagli sull’energia ipotizzati per l’inverno non sono possibili. «Chiedere un sacrificio alle famiglie per l’aumento delle rette è inevitabile – spiega -, ma è impensabile abbassare il riscaldamento negli ambienti in cui vivono gli anziani, o rinunciare ai letti elettrici che permettono ai più fragili di alzarsi. È evidente che non è possibile pensare di tagliare i costi dell’energia nelle RSA. Occorre piuttosto che il Parlamento approvi degli emendamenti al decreto Ristori previsto nei prossimi giorni».
Ad aggravare ancor più la già delicata situazione delle RSA e RSD ci sarebbe, secondo il Presidente di Uneba, anche la recente modifica al Codice del Terzo Settore voluta dal Ministero del Lavoro che ha determinato un aumento di Ires, Imu e Irap per fondazioni e associazioni. «In questo modo gli enti che lavorano senza scopo di lucro, rischiano di sparire. Noi non chiediamo trattamenti di favore – aggiunge il Presidente di Uneba -. Ciò che deciderà il governo per aziende, società e famiglie però dovrà essere applicato anche alle RSA. Non dobbiamo più essere dimenticati perché proseguire così è impossibile. Se non intervengono Governo e Regioni all’orizzonte si profilano tagli ai servizi per anziani, chiusure di enti e perdite di posti di lavoro» chiosa Massi.
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