Il progetto permetterà di formare segugi in grado di riconoscere in grandi ambienti persone affette da Covid
Si chiama Timmy ed è uno dei cani che sta facendo il corso di addestramento per diventare un segugio anti-Covid. Siamo entrati nel laboratorio di medicina veterinaria dell’università di Milano dove ogni giorno i proprietari accompagnano i loro amici a quattro zampe per migliorare le capacità olfattive e riconoscere il virus, come ci spiega la professoressa Mariangela Albertini, docente di Fisiologia ed etologia e coordinatrice del lavoro realizzato in collaborazione con l’ospedale Sacco.
«Abbiamo attivato questo progetto in quanto abbiamo già avuto modo di riscontrare la grande capacità olfattiva dei cani in una precedente esperienza fatta con lo IEO – spiega la docente -. In quella occasione addestravamo cani a riconoscere nelle urine umane i voc, composti organici volatili rappresentativi del tumore polmonare. Forti dei risultati ottenuti, abbiamo pensato di riproporre il metodo per il Covid e contiamo di riuscire a distinguere anche le persone che non hanno sintomi evidenti della malattia».
Mezz’ora di addestramento in laboratorio un paio di volte la settimana per due mesi è il tempo necessario per preparare i cani scelti a riconoscere la presenza del virus. Sono pastori belga, bassotti, ma anche meticci «perché – spiega la professoressa Albertini – tutti i cani hanno l’olfatto sviluppato. L’importante è che il cane abbia voglia di concentrarsi. È fondamentale che abbia un buon rapporto con il proprietario e abbia voglia di giocare con lui e con noi. Ci sono cani che preferiscono fare lavori di agilità e correre, altri invece prediligono concentrarsi sulla ricerca».
La prima fase dell’addestramento si svolge in laboratorio: «Si tratta di una ricerca olfattiva – prosegue la coordinatrice del progetto -. Su sei postazioni vengono posizionati cinque campioni negativi e uno positivo. Il cane annusa tutte le postazioni, poi identifica quella positiva e si siede davanti. Al riconoscimento di quella esatta viene premiato con un bocconcino».
L’obiettivo è essere pronti a settembre per avere cani in grado di riconoscere persone affette da Covid in grandi ambienti come aeroporti, teatri, cinema, stadi e scuole. «La nostra idea è quella di dimostrare la capacità di questi cani di percepire il Covid nelle persone positive e poi formare chi lavora nella Protezione Civile e nelle Forze dell’Ordine in modo che possano andare negli ambienti pubblici e svolgere questo tipo di lavoro. Da sottolineare è che noi faremo anche un lavoro di ricerca statistico per dimostrare, dati alla mano, che la capacità dei cani arriva almeno all’85-90% di sensibilità e specificità – conclude -. Quindi un test di screening con un valore predittivo molto elevato».
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