Il dato emerge da una raccolta dati. Ogni anno i medici dell’emergenza effettuano 4 milioni e mezzo di visite in più rispetto agli standard nazionali, definiti dalle società scientifiche
Oltre mille medici in meno del necessario. Sono i camici bianchi che mancano nei Pronto soccorso italiani secondo quanto calcolato dalla Simeu, Società italiana della Medicina di emergenza-urgenza. Una tendenza purtroppo ormai consolidata, come testimonia il concorso per l’emergenza-urgenza dell’Ospedale Maggiore di Parma andato deserto poche settimane fa.
Il calcolo è presto fatto: i medici a tempo indeterminato nei Pronto soccorso italiani sono 5.800 mentre, in base alle piante organiche delle aziende sanitarie, ne servirebbero oltre 8.300; i precari sono circa 1.500, mancano del tutto all’appello più di mille medici di Pronto soccorso.
La conseguenza sono turni massacranti e un sovraccarico di lavoro: ogni anno i medici dell’emergenza effettuano 4 milioni e mezzo di visite in più rispetto agli standard nazionali, definiti dalle società scientifiche. Il 22% del totale delle visite mediche di Pronto soccorso supera quindi il normale carico di lavoro dei professionisti dell’emergenza, secondo uno standard di prestazione, calcolato tenendo conto di quanto tempo in media è necessario dedicare a una visita completa: ogni medico dovrebbe eseguire ogni anno al massimo 3.000 visite mediche, che invece sfiorano i 4.000 per ciascun professionista.
Il quadro emerge da una raccolta dati promossa da Simeu, Società italiana della Medicina di emergenza-urgenza, su un campione di circa 110 strutture di emergenza che rappresentano 6 milioni di accessi, circa un terzo del totale nazionale. I dati raccolti e l’analisi del fenomeno sono stati presentati durante l’Accademia dei Direttori 2018, organizzata annualmente da Simeu e giunta alla sua seconda edizione, riunisce circa 150 responsabili delle strutture di medicina e chirurgia di emergenza e accettazione d’Italia, indipendentemente dall’appartenenza alla società scientifica. «Si tratta di una situazione di grave sofferenza del servizio pubblico che mette in serio pericolo la qualità delle cure ai cittadini e a cui è necessario trovare rapidamente una soluzione: quest’anno le borse di specializzazione a disposizione per la medicina di emergenza-urgenza sono aumentate di circa il 40% rispetto lo scorso anno – spiega Francesco Rocco Pugliese, presidente nazionale Simeu – ma parallelamente è aumentato anche il fabbisogno di medici indicato dalla Conferenza Stato Regioni, che passa da circa 300 a oltre 400 medici su tutto il territorio nazionale. L’aumento dei posti in specialità quindi, pur restando un buon segnale di attenzione da parte del governo e delle regioni, non è ancora una risposta sufficiente al bisogno di salute dei cittadini»