«I bambini rispondono meglio degli adulti ai vaccini, l’approvazione della FDA negli Usa è un segnale preciso»
Dopo l’approvazione della Food and Drug Administration (FDA) del vaccino anti-Covid di Pfizer-BioNTech per i bambini dai 5 agli 11 anni, i Centers for Disease Control and Prevention (CDC) hanno dato il via libera per la nuova campagna vaccinale negli Stati Uniti che di fatto è partita lo scorso 3 novembre. Un risultato che dovrebbe dare un impulso alla decisione di Ema, che sul tema di esprimerà il prossimo 29 novembre. Prima, il Comitato per i medicinali umani (CHMP), che sta valutando l’uso del vaccino Covid-19 ai bambini, non è intenzionato a rilasciare dichiarazioni.
«Il Comitato esaminerà i dati sulla sperimentazione del vaccino, compresi i risultati di uno studio clinico in corso su bambini di età compresa tra 5 e 11 anni, al fine di decidere se raccomandarne l’uso. Il parere del CHMP sarà quindi trasmesso alla Commissione europea, che emetterà una decisione definitiva» scrive in una nota l’Agenzia Europea dei farmaci.
In attesa della decisione di Ema, tutto sembra andare verso un’approvazione, come ha sottolineato Pier Mannuccio Mannucci, membro della commissione vaccini di AIFA e professore emerito dell’Università Statale di Milano. «Sono convinto che il vaccino per i bambini dia più benefici che problemi – sottolinea –: rispondono meglio degli adulti al farmaco, mentre rischiano di infettarsi più facilmente e dunque sono dei vettori di trasmissione. Perciò fare il vaccino non serve tanto ai più piccoli; ma per raggiungere quell’immunità di gregge che ci metterebbe al sicuro».
Proprio ieri, infatti, sono stati pubblicati i risultati di uno studio a cui hanno partecipato ricercatori dell’Istituto superiore di sanità, del ministero della Salute e dell’Istituto Bruno Kessler, secondo i quali un ritorno completo alla vita pre-Covid potrebbe essere raggiunto in sicurezza solo con la vaccinazione di oltre il 90% della popolazione, compresi i bambini dai 5 anni in poi.
Allo studio di EMA è Comirnaty di BioNTech Pfizer. Il principio è lo stesso che viene somministrato agli adulti, ma in quantità ridotte, che ridurrebbe drasticamente il rischio di contrarre la malattia e, soprattutto, di svilupparne la forma grave. Un aspetto importante dal momento che i numeri degli ultimi mesi indicano un incremento di casi tra gli under 12. In poco più di due mesi, infatti, secondo i dati resi noti dell’Istituto Superiore di Sanità, il numero dei bambini tra i sei e i dieci anni che si sono ammalati è salito a 24 mila, mentre sono stati 239 i bambini colpiti dalla sindrome infiammatoria multi-sistemica.
«Occorre tenere presente che i piccoli quando si ammalano possono sviluppare anche patologie gravi – rimarca Mannucci – mentre tollerano bene i vaccini. La paura degli effetti a lungo termine che molti genitori hanno è comprensibile, dal momento che il vaccino è nuovo, ma non ha ragione di essere. L’approvazione degli Stati Uniti è un segnale preciso».
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