Le proposte per aumentare la produzione di vaccini: licenza intellettuale sospesa temporaneamente, accordi tra aziende in competizione e formazione
Vaccinare il mondo intero contro Covid-19. Questo è l’ambizioso obiettivo che l’umanità si è posta nel 2021. Per farlo servono miliardi di vaccini e il più velocemente possibile. Nonché un aiuto sostanziale verso i paesi più poveri, che potrebbe passare dalla rinuncia temporanea ai diritti di proprietà intellettuale, come chiedono in molti, per permettere a tutti i paesi di produrli da soli.
In un articolo di Nature, si tirano le fila di quanto è stato fatto fino ad ora. Secondo i dati di Airfinity, all’inizio di marzo erano state prodotte circa 413 milioni di dosi di vaccini, con un aumento previsto a 9,5 miliardi di dosi entro la fine del 2021. Da una previsione del Global Health Innovation Center della Duke University di Durham si arriva persino a 12 miliardi.
Per vaccinare il 70% della popolazione mondiale servirebbero 11 miliardi di dosi, supponendo che per ogni persona servano due dosi. Secondo il Duke’s Global Health Innovation Center, «i paesi ad alto e medio reddito, che rappresentano un quinto della popolazione mondiale, hanno acquistato circa 6 miliardi di dosi; ma i paesi a reddito medio-basso, che rappresentano i quattro quinti della popolazione, si sono assicurati solo circa 2,6 miliardi. Ciò include 1,1 miliardi di dosi per COVAX, un programma in cui i finanziatori internazionali si sono impegnati a vaccinare un quinto della popolazione mondiale». Con questa misura, dicono i ricercatori, potrebbero essere necessari due o più anni prima che le persone nei gruppi a reddito più basso vengano vaccinate.
Produrre un vaccino richiede fino a 200 singoli componenti, spesso provenienti da paesi diversi. Dalla resina alle fiale fino agli strumenti più semplici usa e getta. Un solo elemento fallato può bloccare l’intera catena di produzione. Produrre in paesi diversi prevede quindi la necessità che siano raggiungibili dai materiali necessari e che siano presenti delle strutture in grado di operare il riempimento delle fiale e la preparazione. L’Organizzazione mondiale della Sanità sta lavorando proprio a questo, un servizio di “matchmaking” atto a connettere i produttori dei vari componenti necessari per creare nuove filiali.
Intanto, per velocizzare il procedimento, aziende che normalmente sarebbero in competizione hanno sepolto l’ascia di guerra e stanno lavorando insieme. «Merck, con sede a Kenilworth nel New Jersey – si legge su Nature -, sta producendo vaccini per la sua rivale Johnson & Johnson nel New Brunswick. In un altro, GSK con sede a Londra e Novartis a Basilea, in Svizzera, stanno producendo rispettivamente 100 milioni e 250 milioni di dosi di un vaccino per Curevac, con sede a Tubinga, in Germania». Un tale grado di collaborazione tra le multinazionali non ha precedenti. Gli accordi di produzione più importanti li ha realizzati AstraZeneca, per 2,9 miliardi di dosi a 25 aziende in 15 paesi. Di cui il più grande con il Serum Institute of India di Pune.
Anche la tipologia di vaccino da produrre può variare i numeri raggiunti, c’è da considerare. Per esempio, i vaccini ad mRna sono molto semplici da produrre, ma farlo in scala molto grande complica la situazione. Soprattutto perché si tratta di una tecnica nuova e c’è ancora carenza di personale qualificato per la creazione. I componenti essenziali poi – nucleotidi, enzimi e lipidi – non sono facilmente rintracciabili, perché le aziende che li producono sono ancora troppo poche e quelle che lo fanno concedono le licenze con estrema lentezza.
Anche per questa ragione India e Sudafrica sono stati tra i primi paesi a chiedere la temporanea sospensione dei diritti di proprietà intellettuale all’Organizzazione mondiale del commercio. La proposta ha raccolto sostegno ed è ora sostenuta da circa 100 paesi e da una coalizione diversificata di organizzazioni chiamata People’s Vaccine Alliance, che include l’agenzia delle Nazioni Unite per l’HIV/AIDS, UNAIDS e Amnesty International.
L’Unione Europea, gli Stati Uniti, il Regno Unito e la maggior parte delle più grandi aziende farmaceutiche si oppongono alla proposta India-Sudafrica, sostenendo che le deroghe ai diritti di proprietà intellettuale non sono necessarie, e persino indesiderabili, per i vaccini Covid-19.
L’Oms sta invece sostenendo il “trasferimento tecnologico coordinato”, in cui le università e i produttori concedono in licenza i loro vaccini ad altre aziende attraverso un meccanismo globale coordinato dall’Oms, che faciliterebbe anche la formazione del personale presso le aziende destinatarie, e coordinerebbe gli investimenti in infrastruttura.
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