Il sottosegretario alla Salute Sileri assicura che sono in arrivo soluzioni certe per i “casi particolari” rimasti senza Green pass. Vaccinati con Sputnik, con la sperimentazione Reithera, oppure in due Regioni diverse o con una sola dose perché guariti
Green pass per tutti, ma siamo sicuri? Il pass sanitario previsto dal 6 agosto per tutte le attività culturali, sportive e culturali non è ancora esteso a tutti gli aventi diritto. I “casi particolari“, che in realtà sono tanti, sono in attesa di sapere quando potranno avere riconosciuto il loro pass che tra una settimana diventerà essenziale. Tra questi chi si è vaccinato all’estero con un vaccino non approvato dall’Ema e chi ha ricevuto il prodotto Reithera durante la sperimentazione ora ferma.
Contro questo limbo si è mosso il sottosegretario alla Salute Pierpaolo Sileri, che in un’intervista al Messaggero ha assicurato di aver inoltrato diverse richieste formali e di sperare che «entro la fine del mese vengano finalmente sciolti tutti questi nodi». L’ipotesi più semplice che si sta vagliando, ha spiegato, è quella di riconoscere il vaccino russo Sputnik al pari dei vaccini approvati dall’Agenzia europea del Farmaco, dunque rilasciare il Green pass a tutti i vaccinati con questo prodotto. Con lo Sputnik non sono immunizzati solo gli italiani che lavorano all’estero e a cui è stata offerta questa possibilità, ma anche i cittadini di San Marino che in Italia risultano non vaccinati.
«Oggi – ha evidenziato ancora il sottosegretario – i 600 volontari che hanno generosamente preso parte alla sperimentazione del vaccino italiano Reithera non hanno l’opportunità di accedere al Green pass. Anche in questo caso si può valutare di concederlo dopo aver verificato la presenza degli anticorpi». Una soluzione è assolutamente necessaria e andrà discussa con il Cts, «ne va anche delle future sperimentazioni cliniche di nuovi vaccini in sviluppo, non solo di quelle già in corso». In corso di risoluzione, ha assicurato Sileri, i problemi tecnici legati al Green pass per chi ha scelto la vaccinazione eterologa dopo la prima dose di AstraZeneca, per i guariti con una sola dose e per chi ha fatto due dosi ma in Regioni diverse.
È stato inoltre il dottor Claudio Giorlandino, direttore scientifico dell’Istituto clinico diagnostico Altamedica, a lanciare un appello in favore dei guariti da Covid asintomatico, che risultano dotati di anticorpi ma non hanno il certificato di guarigione. «Coloro che hanno avuto il Covid in maniera del tutto asintomatica non possono documentarlo, perché non hanno registrato il loro stato nei database regionali e ovviamente non posseggono neanche la certificazione di “avvenuta guarigione” da parte del medico curante. Di conseguenza non hanno il certificato verde, anche se hanno gli anticorpi positivi» ha chiarito.
Nei centri in 3 mesi oltre 200 soggetti si sono sottoposti all’esame sierologico scoprendo di avere anticorpi molto alti contro Covid senza sospettare di aver contratto il virus. «Tra l’altro – ha prosegue Giorlandino – nella maggioranza dei casi i guariti asintomatici presentano valori di anticorpi più stabili ed elevati dei vaccinati. Un esempio? Un soggetto asintomatico, con tampone attualmente negativo e con IgM negative, quindi guarito da almeno 40 giorni, presentava un valore di IgG totali di 47.300 mU/ml, mentre un soggetto con 2 dosi Pfizer, ultima il 23 giugno, 10.400. Tali soggetti sono molto più difesi di chi è stato vaccinato. Per il momento – sostiene l’esperto – è necessario dare il Green pass e vaccinare non su indicazioni burocratiche legate alle date dei vaccini o delle guarigioni, ma solo sulla base oggettiva di un esame sierologico. I guariti, quindi, anche se non registrati dovrebbero avere un Green pass permanente».
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