Per quali patologie sono consigliati i vaccini a mRNA come Pfizer e Moderna?
La vaccinazione anti-Covid dei pazienti fragili procede a macchia di leopardo. In Lombardia non c’è ancora nessuna data certa per questa categoria di pazienti; in Campania i disabili e i fragili vengono dopo gli over 80 e partiranno a fine mese; nel Lazio è già partita la campagna per chi è in possesso di esenzioni per malattie croniche e invalidanti. Come ci spiega Guido Forni, immunologo dell’Accademia dei Lincei, «i fattori di rischio sono: età, con rischio massimo oltre gli 80 anni, sesso (i maschi, per motivi non del tutto chiariti, sono più a rischio), cardiopatie, diabete e peso corporeo al di sopra del normale. Inoltre, ritengo che soggetti con dispnea o asma grave siano più a rischio».
Lo scarso approvvigionamento dei vaccini impone delle scelte delicate: è importante individuare quali pazienti abbiano priorità assoluta. Il ministero della Salute ha esteso l’uso di AstraZeneca agli over65, ma questo non riguarda «i soggetti estremamente fragili. In questi soggetti – si legge nella nota ministeriale dell’8 marzo -, si conferma l’indicazione a un uso preferenziale dei vaccini a RNA messaggero (Pfizer/Moderna, ndr)».
L’integrazione delle categorie fragili rappresenta un percorso positivo, certo, ma continuano ad essere esclusi «la maggior parte dei pazienti reumatologici che presentano patologie croniche e quindi sarebbero da considerare in qualche modo vulnerabili», ci spiega Roberto Gerli, presidente della Società Italiana di Reumatologia.
«Ma è evidente che i pazienti affetti da malattie autoimmunitarie sistemiche e flogistico-croniche, in particolare quelli con specifiche comorbidità ed in terapia immunosoppressiva, sono a maggior rischio. In tale ottica, la Società Italiana di Reumatologia sta approntando un documento che possa fornire con maggiore precisione alcuni suggerimenti agli organi competenti per l’identificazione di tali gruppi di pazienti». E conclude: «Tuttavia si ritiene che nella grande maggioranza dei pazienti reumatologici si possa comunque effettuare la vaccinazione anche con il vaccino AstraZeneca».
Per quanto riguarda le malattie autoimmuni va puntualizzato che «il rischio non è la malattia auto-immune in sé, ma i trattamenti a cui questi soggetti sono sottoposti – insiste Forni -. Tali trattamenti comportano frequentemente una riduzione della risposta immune, particolarmente a carico della componente linfocitaria, componente di primaria importanza nella risposta al virus. Nei soggetti con malattie auto-immuni è possibile che la vaccinazione abbia minore efficacia».
Una categoria esclusa, molto consistente, è quella che riguarda i caregiver (i famigliari che si occupano del paziente fragile), nel caso specifico quelli in cui gli assistiti possono accedere al vaccino. Questa una delle criticità: chi si occupa dei familiari gravemente inabili qualora il caregiver contraesse il Covid-19?
Iscriviti alla Newsletter di Sanità Informazione per rimanere sempre aggiornato