Il position paper della SIMIT e l’innovativo vaccino contro l’herper zoster tra i temi protagonisti della Tavola Rotonda organizzata sul tema. «Fondamentale ripensare l’appropriatezza vaccinale alla luce di una medicina personalizzata che tenga conto di età e condizioni di salute»
L’esperienza pandemica ha evidenziato in modo universale che, in un’ottica di salute globale, nessuno di noi è al sicuro. L’unico strumento di prevenzione efficace per la salvaguardia della salute pubblica restano le vaccinazioni, che dispiegano in pieno la loro efficacia se somministrate secondo una programmazione adeguata, che tenga conto delle diverse esigenze immunologiche delle categorie a cui sono rivolte. Ferma restando l’obbligatorierietà delle vaccinazioni in età pediatrica, e della raccomandazione del vaccino antinfluenzale per la terza età, la SIMIT (Società Italiana di Malattie Infettive e Tropicali) ha evidenziato, in un position paper, la necessità di implementare il ricorso alle vaccinazioni nell’età adulta, in particolar modo quelle rivolte ai pazienti fragili, che sono al tempo stesso i maggiori beneficiari dello strumento e coloro i quali necessitano di un percorso vaccinale personalizzato. Partendo dall’esempio del nuovo vaccino contro l’Herpes Zoster, che si sostituisce a quello precedentemente usato che non era somministrabile ai pazienti immunocompromessi, la tavola rotonda sul tema organizzata via webinar (dal titolo “Vaccinazione dell’adulto: le innovazioni oltre al Covid-19 e le raccomandazioni SIMIT”, organizzato da Aristea, con il contributo non condizionante di GSK) ha acceso i riflettori su un nuovo modo di adeguare i piani vaccinali alle categorie cui si riferiscono.
«Il vaccino antinfluenzale è sicuramente una pietra miliare – afferma Giovanni Rezza, direttore Prevenzione al Ministero della Salute – nonostante un’adesione non ancora ottimale è comunque tale da consentirci di evitare ogni anno centinaia di migliaia di casi, il che comporta anche dal punto di vista meramente economico un enorme risparmio di spesa sanitaria. Oggi – aggiunge – fortunatamente il progresso scientifico va avanti e ci consente vaccinazioni che sono opportunità da cogliere. Ricordiamo il vaccino contro lo Zoster, quello contro lo pneumococco, ma non dimentichiamoci anche dei vaccini che praticati durante l’adolescenza proteggono dall’insorgere di patologie in età più avanzata: un esempio lampante è il vaccino contro il Papilloma virus che previene l’insorgenza dei tumori alla cervice uterina. La prevenzione è essenziale – conclude Rezza – così come il ruolo delle società scientifiche nel promuoverla».
«Riteniamo che il ruolo delle società scientifiche – afferma Massimo Andreoni, Direttore Scientifico SIMIT e Direttore UOC Malattie Infettive di Tor Vergata – sia anche quello di essere un pungolo per le istituzioni sui temi da attenzionare maggiormente, e consideriamo tra questi le vaccinazioni dell’adulto. Soprattutto sui pazienti fragili c’è da lavorare, per rimodulare gli interventi in base alle effettive esigenze e caratteristiche. Con questo intento – spiega – nasce il nostro position paper: non abbiamo la presunzione di dettare calendari vaccinali, solo il suggerimento di estendere il calendario vaccinale a fasce di popolazione più ampie. Vedere una persona morire per un’infezione facilmente prevenibile con un vaccino o trascinarsi in grandi sofferenze per la nevralgia post-zosteriana è una sconfitta, ecco perchè abbiamo sentito il bisogno di intervenire. Riteniamo inoltre – conclude Andreoni – che nel campo vaccinale vadano inserite compentenze specifiche, oncologiche ed ematologiche».
«C’è necessità di stabilire maggiori sinergie tra istituzioni e società scientifiche – osserva Marcello Tavio, presidente SIMIT –. Il nostro position paper – prosegue – riguarda la vaccinazione nel suo obbligo morale, non legale, per la protezione della salute pubblica che diventa anche responsabilità del singolo. Da qui queste raccomandazioni della SIMIT, per aiutare il medico nel momento in cui deve convincere il paziente a vaccinarsi. Ricordiamo – conclude Tavio – che i pazienti pneumologici sono tra i maggiori interessanti alla vaccinazione non obbligatoria anti-pneumococco».
«Purtroppo le vaccinazioni raccomandate nell’adulto sono ancora lontane dal raggiungimento di soglie ritenute utili e accettabili – afferma Massimo Galli, Direttore Malattie Infettive presso l’ Ospedale Sacco di Milano –. E poi c’è il problema che paradossalmente le persone immunocompromesse risultano le meno vaccinate. Prendiamo ad esempio il vaccino contro l’herpes zoster, che nella sua tradizionale formulazione con virus attenuato non può essere somministrato ai pazienti immunocompromessi, proprio coloro che trarrebbero maggior beneficio dall’evitare la malattia e le pesanti condizioni debilitanti a seguito della malattia. Il nuovo vaccino ricombinato, invece, oltre a presentare una grande efficacia può essere somministrato anche ai pazienti immunocompromessi. È importante che – conclude Galli – che il suo utilizzo entri a regime anche in Italia».
«Implementare le vaccinazioni non obbligatorie – osserva Paola Stefanelli, Direttore Reparto Malattie Prevenibili presso il Dipartimento Malattie Infettive dell’ISS – ha il positivo effetto indiretto di contrastare le infezioni da patogeni antibioticoresistenti: il vaccino antinfluenzale pur agendo contro un virus evita la manifestazione di quelle sovrainfezioni batteriche che possono portare allo sviluppo di antibioticoresistenze a causa di un cattivo uso degli antibiotici. Importantissimo – spiega – il ruolo dei laboratori di microbiologia nell’identificare i patogeni più inclini a sviluppare antibioticoresistenze per mettere a punto un sistema di sorveglianza efficacia».
«Le coperture vaccinali anti Zoster sono molto basse – afferma Roberto Ieraci, referente scientifico per le vaccinazioni della Asl Roma 1 e componente del Gruppo strategie vaccinali della Regione – e avere la disponibilità di questo nuovo vaccino è importante ma con una strategia vaccinale nuova che coinvolga i medici di medicina generale per una medicina personalizzata, trattandosi di un vaccino molto maneggevole e adatto al setting della medicina territoriale. Paradossalmente – prosegue – in Italia i soggetti fragili non ricevono le vaccinazioni che dovrebbero. Ripensiamo il concetto di appropriatezza in base all’età e allo stato di salute. Questo oggi è possibile – conclude Ieraci – anche grazie alla digitalizzazione siamo in possesso di database esaustivi che possono ben guidarci».
«I pazienti immunocompromessi sono i più fragili all’interno dei fragili – osserva infine Andrea Gori, Direttore UOC Malattie Infettive, Fondazione IRCCS Ca’Granda, Ospedale Maggiore Policlinico di Milano –. Oltre a non poter ricevere vaccini con virus attenuati, necessitano di una programmazione e di un timing preciso riguardo alle vaccinazioni. Nell’esempio dei pazienti oncologici sottoposti a chemioterapia – conclude Gori – le vaccinazioni andranno effettuate prima di intraprendere la terapia o durante gli intervalli tra un ciclo e un altro».
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