In Italia somministrate le prime dosi agli operatori sanitari: tra i nomi noti, Galli, Capobianchi, Garattini e Pregliasco. Conte: «Data storica»
È partito ufficialmente il Vaccine Day. Alle ore 7.30 all’Istituto nazionale malattie infettive Spallanzani di Roma la professoressa Maria Rosaria Capobianchi, l’infermiera Claudia Alivernini, la dottoressa Alessandra Vergori, la dottoressa Alessandra D’Abramo e l’operatore sociosanitario Omar Altobelli sono stati i primi a ricevere il vaccino in Italia. Poco più tardi, le somministrazioni sono partite in tutto il Paese e in tutta Europa. «Oggi l’Italia si risveglia, questa data ci rimarrà per sempre impressa», il commento del premier Giuseppe Conte. «È il giorno che aspettavamo da tempo. La strada è ancora lunga, ma finalmente abbiamo il vaccino», ha aggiunto il ministro della Salute Roberto Speranza.
Intorno alle 8.00 presso l’ASST Grande Ospedale Niguarda di Milano sono arrivate le prime 324 fiale destinate alla Lombardia. Per il presidente Attilio Fontana, che ha voluto ricordare le tante vittime del Covid e gli operatori che si sono spesi in questi mesi per affrontare la battaglia contro il virus, oggi è il giorno della rinascita: «É la giornata da cui si parte per un percorso ancora abbastanza lungo, ma verso la normalità. È importante anche per l’Unione Europea, perché dimostra che se opera in modo corretto e si impegna nel modo giusto può essere qualcosa di importante. Quindi oggi dobbiamo guardare al futuro con più serenità anche se sempre con la dovuta cautela, perché questo non è il giorno di inizio del liberi tutti».
Un messaggio di fiducia, ma senza dimenticare che l’epidemia è ancora in corso, come ha ribadito l’assessore al Welfare di Regione Lombardia, Giulio Gallera: «Chiudiamo un 2020 difficilissimo, la strada sarà ancora lunga. Per vaccinare un numero sufficiente di persone avremo bisogno di molti mesi, un impegno che coinvolgerà l’intero sistema sanitario perché dobbiamo vaccinare 10 milioni di persone, e questo richiede energie e tanto tempo. Ma oggi vediamo la luce in fondo al tunnel».
Tutti dunque dalla stessa parte. Anche il professor Massimo Galli, direttore delle malattie infettive all’Ospedale Sacco, tra i primi a ricevere il vaccino, ha ribadito la necessità di sottoporsi alla vaccinazione: «Organizzare una vaccinazione per tutto il Paese non ha precedenti – ha rimarcato Galli -. Certamente abbiamo dimostrato di avere problemi seri a livello di medicina territoriale perché abbiamo disinvestito per anni in quell’ambito. Ora bisogna essere proiettati all’obiettivo, ovvero vaccinare più persone possibili e mettere il virus in condizione di non poter più circolare e infettare. Prima riusciremo a farlo e prima torneremo alla normalità. Questo deve essere un impegno collettivo per il quale è necessario fare fronte possibilmente comune».
Un messaggio rivolto, infine, a chi si è mostrato scettico verso un vaccino realizzato in tempi record: «Un piccolo margine di effetti collaterali è presente in tutti i farmaci, vaccini compresi, ma è assolutamente prioritario considerare il rapporto costi e benefici, che è chiaramente a vantaggio della necessità di doversi liberare dal virus, sia individualmente che collettivamente».
Tra i nomi noti che questa mattina si sono sottoposti al vaccino: Silvio Garattini, presidente dell’Istituto di ricerche farmacologiche Mario Negri; Fabrizio Pregliasco, presidente dell’Associazione nazionale pubbliche assistenze; Roberto Carlo Rossi, presidente dell’Ordine dei Medici di Milano, e Pasqualino D’Aloia, presidente dell’Ordine degli Infermieri.
Del carico delle 324 fiale pervenute in Lombardia verranno realizzate 1620 dosi destinate agli ospedali selezionati. La lista di medici ed operatori sanitari che da domani si sottoporranno alla vaccinazione è lunga. Una scelta ponderata e condivisa, come hanno spiegato alla stampa Chiara Parati ed Elisa De Pasqual, farmaciste dirigenti ospedaliere al Niguarda: «Per il nostro istituto ci sono 720 dosi disponibili che sono stoccate a 2 e 8 gradi e devono essere diluite e somministrate entro 5 giorni, quindi dopo aver letto i vari studi clinici, ci siamo confrontate con altri colleghi e abbiamo visto che ci sono prove di efficacia e sicurezza del vaccino e ci è sembrata una opportunità da non perdere».
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