L’ultimo report settimanale dell’ISS rileva un’incidenza delle sindromi simil-influenzali sotto la soglia basale con un valore pari a 1,4 casi per mille assistiti. L’anno scorso, di questi tempi, era pari a 4,9
La seconda ondata non si può dire conclusa, si teme l’arrivo della terza, ma non c’è nessuna traccia dell’influenza stagionale in Italia. Almeno finora. E tutto fa pensare che non ci saranno grandi cambiamenti nemmeno nelle prossime settimane.
Mentre si registra un incremento dei contagi da Covid-19 e in attesa del prossimo Dpcm che aggiungerà nuove restrizioni, l’incidenza delle sindromi simil-influenzali in tutte le regioni che hanno attivato la sorveglianza si mantiene stabilmente sotto la soglia basale. Nell’ultima settimana del 2020, infatti, è stata di 1,4 casi ogni 1000 assistiti; lo scorso anno, in questa stessa settimana, il livello di incidenza era pari a 4,9 casi per mille assistiti.
Sono i dati raccolti dal sistema InfluNet, il portale coordinato da Istituto Superiore di Sanità e ministero della Salute che si avvale del contributo di medici di medicina generale e pediatri di libera scelta e dei referenti presso le Asl di tutte le regioni italiane. Secondo l’ultimo rapporto Influnet, dal 28 dicembre al 3 gennaio 2020 la curva epidemica delle sindromi simil-influenzali è stabile e sottosoglia epidemica. Sono stati segnalati circa 85.000 casi per un totale di 1.313.000 a partire dall’inizio della sorveglianza. Tra i 100 campioni clinici ricevuti dai diversi laboratori collegati alla rete InfluNet nessuno è risultato positivo al virus influenzale (su un totale di 1.258 campioni analizzati dall’inizio della sorveglianza) e 9 sono risultati positivi al SARS-CoV-2 (170 dall’inizio della sorveglianza).
I dati confermano che, nell’anno della pandemia, a causa dell’emergenza sanitaria causata dal SARS-CoV-2, l’influenza stagionale colpisce molto meno rispetto alla media stagionale sia a livello nazionale che globale. Ma quali sono le motivazioni? «L’influenza quest’anno ancora non c’è, così come le sindromi simil-influenzali – commenta Claudio Cricelli, Presidente SIMG (Società italiana di medicina generale e delle cure primarie) a Sanità Informazione –. O meglio, è stata rilevata, circola, ma non si diffonde. E questo per due ragioni fondamentali: l’aumento delle vaccinazioni e gli effetti di lockdown, mascherine e distanziamento sociale».
Un meccanismo «già visto in Australia», precisa Cricelli: «Le persone si sono spostate molto meno, hanno indossato le mascherine e si sono lavate spesso le mani. Queste protezioni hanno impedito la circolazione di tutti i batteri e i virus respiratori invernali tradizionali – anche quelli che non sono sensibili al vaccino- e hanno determinato una bassissima diffusione nella popolazione».
La vaccinazione antinfluenzale si può dire conclusa «perché non ci sono più dosi da somministrare»; i dati non sono ufficiali, ma si parla almeno di 15 milioni di vaccini effettuati. «L’incremento c’è stato, anche se ci aspettavamo di raggiungere i 18 milioni – aggiunge il Presidente Cricelli –. L’anno scorso, tra gli 11 milioni offerti gratuitamente dal SSN e i 2 milioni venduti in farmacia, siamo arrivati a 13 milioni di vaccini. Quest’anno, dai nostri calcoli, dovrebbero essere quasi tre milioni in più».
«I virus dell’influenza di quest’anno sono fermi, non si trasmettono da persona a persona e non c’è l’epidemia influenzale – sottolinea Cricelli –. Non sappiamo cosa succederà nelle prossime settimane ma sicuramente il numero delle persone colpite non raggiungerà i 16 milioni di ammalati dello scorso anno. Siamo ancora sotto la soglia epidemica: l’influenza c’è, ma è ferma» conclude.
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