Presentato il report dell’Osservatorio Strategie Vaccinali che fa il punto sulla situazione della profilassi in Italia. «Il Piano nazionale vaccini ha appianato le disparità in termini di offerta sul territorio, ma a livello operativo le Regioni camminano su propri binari», così Michele Conversano, coordinatore dell’Osservatorio
Un’offerta vaccinale uniforme in tutto il Paese grazie al Piano nazionale per la profilassi, ma ancora una disparità organizzativa che frammenta il territorio. Questo l’elemento più evidente che emerge dal primo Rapporto annuale ‘Modelli organizzativi e strategie vaccinali regionali’ dell’Osservatorio Strategie Vaccinali presentato alla Biblioteca del Senato ‘Giovanni Spadolini’ a Roma. «Di assolutamente positivo c’è l’uniformità dell’offerta», sottolinea Michele Conversano, coordinatore dell’Osservatorio Strategie Vaccinali ai microfoni di Sanità Informazione.
«Per tanti anni – prosegue -, ci siamo portati dietro la zavorra di una distribuzione impari dell’offerta vaccinale che ha generato una situazione a macchia di leopardo. Regioni che offrivano più vaccini, Regioni meno: questo problema oramai è quasi inesistente, tuttavia ancora permangono differenze nelle strategie messe in atto dai singoli territori per poter dare piena attuazione al piano stesso».
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I dati del rapporto sono stati elaborati sulla base di una specifica survey, condotta con due questionari distinti (uno per l’infanzia e età evolutiva, l’altro per l’adulto e l’anziano) indirizzata a tutti i direttori dei Dipartimenti di Prevenzione presenti sul territorio nazionale (circa 80). Friuli Venezia Giulia, per il Nord, Marche per il Centro, Puglia e Sicilia per il Sud, sono le regioni più virtuose rispetto all’offerta vaccinale non limitata ai Lea, ma ampliata con altre vaccinazioni. «Assegnare la palma del vincitore a qualche Regione è difficile perché catalogarle nettamente non è possibile – prosegue Conversano -. Infatti sottolineo che anche nelle zone risultate meno virtuose ci sono delle Asl efficientissime che ottengono ottimi riscontri, come invece in territori considerati tra i migliori in termini di risposta alla profilassi, alcune zone rimangono problematiche».
Secondo il Rapporto dell’Osservatorio, altro tallone d’Achille dell’Italia dei vaccini è «l’anagrafe vaccinale», sottolinea Conversano. Infatti si registra un’eccessiva frammentazione dei sistemi informativi, elemento preoccupante nell’ambito del percorso di realizzazione di un’anagrafe unica nazionale, prevista per il 2019 dal piano nazionale. «Questo strumento non ha ancora preso piede stabilmente – prosegue -, soprattutto per quel che riguarda i dati per adulto e anziano. Meglio va per l’anagrafe vaccinale della prima infanzia, presente in quasi tutte le Regioni, però ancora con delle carenze per quello che riguarda lo scambio di notizie tra pediatri e centri vaccinali, questi sono sicuramente i problemi più grossi».
Per le vaccinazioni pediatriche quasi tutti i servizi considerati sono provvisti di anagrafe vaccinale informatizzata, che nel 54% dei casi copre l’intera regione. Sulle vaccinazioni dell’adulto/anziano la situazione peggiora sensibilmente: il 34% degli operatori lamenta la totale assenza di un’anagrafe vaccinale informatizzata per queste fasce d’età. Selezionando unicamente i territori in cui l’anagrafe vaccinale dell’adulto/anziano è disponibile, emerge che solo nel 14% dei casi i Medici di Medicina Generale (Mmg) vi hanno accesso. Uniformi le procedure adottate nei servizi vaccinali italiani rispetto alla scelta e all’approvvigionamento dei vaccini, con una centralizzazione delle procedure di acquisto nel 93-97% dei casi.