L’emergenza meningite crea il caos, ma il traguardo di copertura vaccinale è ancora lontano
Fa più paura una malattia mortale o una diceria? Era questa la domanda che ci ponevamo nello scorso numero di Sanità informazione. Ebbene, a far tremare di più gli italiani pare sia un rischio concreto piuttosto che una superstizione. Almeno questa è la risposta che ci giunge dalla Versilia, in Toscana, dove l’ultimo caso di contagio da meningococco C, contratto il 3 settembre da una ragazzina in vacanza in Versilia ha dato il là alla psicosi meningite.
Il risultato? Le linee della Asl letteralmente intasate dalle richieste di vaccino, che erano già aumentate nelle scorse settimane forse a causa dell’imminente riapertura delle scuole, e che in questi ultimi giorni, a ridosso dell’ultimo caso, sono cresciute in modo esponenziale.
In Toscana, in realtà, l’incubo meningite imperversa da mesi. Ben trentuno i casi registrati nella Regione durante il 2015 (di cui 24 riferibili al meningococco C) che hanno portato a sei decessi. Un picco assoluto di contagi rispetto alle statistiche degli ultimi dieci anni ma, soprattutto, una rapidità di diffusione della malattia mai vista prima, e in una zona relativamente circoscritta. Un mistero che neppure l’Istituto superiore della Sanità riesce a spiegarsi: «Sulla provenienza si fanno alcune ipotesi – dichiara Giovanni Rezza, direttore del Dipartimento malattie infettive dell’Istituto Superiore di Sanità -. Potrebbe essere, ad esempio, un focolaio epidemico attraccato in Toscana con una nave a Livorno. Ma più che l’origine, in questo momento, il vero interrogativo è un altro: dobbiamo capire perché il ceppo, virulento, si è messo a correre così velocemente».
Ma torniamo alla recente corsa al vaccino. Oltre 6mila chiamate al giorno per prenotare il tetravalente, che protegge contro quattro tipi di meningite ed è garantito per alcune fasce di popolazione: i bambini fino a 10 anni e i ragazzi dall’11° anno fino al compimento del 20° anno; i soggetti sottoposti a profilassi in quanto “contatti” di un caso di meningococco C; le persone fra 21 e 45 anni che hanno frequentato comunità in cui, nel 2015,si è verificato un caso di sepsi/meningite da meningococco C; infine, per tutto il 2015 alle persone fra 21 e 45 anni (ma solo su richiesta) nelle Asl nelle quali si è verificato un caso di meningite del ceppo C. Tutti gli altri dovranno pagare di tasca loro e, soprattutto, aspettare i tempi spesso biblici delle liste d’attesa della Asl.
Il rovescio della medaglia, tuttavia, è che nonostante questo picco di richieste, si è ancora lontani dagli standard di copertura vaccinali (quasi un milione di dosi) in cui la Regione aveva sperato e investito. In pratica, l’aumento di richieste sarebbe frutto non di un’unanime presa di coscienza da parte della popolazione, quanto piuttosto di una paura momentanea. «Forse una parte della ritrosia è dovuta anche all’alone di sospetto che in modo ingiustificato si è gettato sui vaccini – commenta l’assessore regionale alla sanità Stefania Saccardi -. Invece è importantissimo fare la profilassi. Sia gli esperti dell’Istituto superiore di Sanità del Ministero stanno studiando il ceppo toscano, che appare molto aggressivo, ma fare il vaccino è fondamentale. Per questo chiederemo a medici e Asl di tornare a sensibilizzare i cittadini».
Se a tutto questo si aggiunge l’imminente stagione influenzale, che secondo le previsioni metterà a letto 5 milioni di italiani, le parole del ministro Beatrice Lorenzin («Ho vaccinato i miei figli, è andato tutto benissimo. Penso che nessuno più di me abbia dati, la casistica degli effetti collaterali, sia informata da tutti i punti di vista. Non bisogna aver paura delle vaccinazioni») suonano come un monito da cogliere, e un invito a rompere gli indugi affinché sia il buon senso e la prevenzione a far scegliere di vaccinarsi, e non la psicosi a intermittenza di una malattia dal decorso imprevedibile.