La presidente della Società Italiana di Pediatria conferma a Sanità Informazione la necessità di procedere anche con le vaccinazioni per i più piccoli: «Bambini serbatoio per la pandemia. Pfizer è sicuro ed efficace»
La Società Italiana di Pediatria si è espressa più volte pubblicamente in favore della vaccinazione in tutte le fasce d’età che vanno da 0 a 19 anni. Per questo, la presidente Annamaria Staiano conferma la valutazione favorevole anche alla vaccinazione tra i 5 e gli 11 anni (il cui inizio è previsto per il 16 dicembre), in quanto «riteniamo il vaccino sia sicuro che efficace». Efficace in quanto «gli studi clinici condotti sull’unico vaccino sinora disponibile per questa fascia d’età, ovvero quello di Pfizer, dimostrano come questo sia capace di ridurre il rischio di infezione nell’oltre 90% dei casi».
Qualche voce però sostiene che i bambini inclusi nello studio clinico che ha poi portato all’approvazione del vaccino dalle varie agenzie regolatorie (ovvero Fda, Ema e Aifa) siano stati troppo pochi. Staiano risponde che «in Italia si è deciso di procedere dopo che la vaccinazione a questa fascia d’età è già diventata una realtà in diverse nazioni, come Stati Uniti, Israele e Canada. Possiamo dunque contare su circa 5 milioni di bambini vaccinati, e non poche migliaia. E dall’osservazione clinica di questi bambini già vaccinati possiamo stabilire che gli effetti collaterali forse si presentano in numero ridotto e anche di severità inferiore rispetto a quelli che colpiscono tutte le altre fasce d’età».
Partendo dal presupposto che «le manifestazioni cliniche in chi risulta positivo al Sars-CoV-2 in questa fascia d’età sono senza dubbio inferiori rispetto agli adulti», non è possibile escludere «il verificarsi di manifestazioni severe, che tra l’altro hanno già portato molti bambini in questa fascia d’età al ricovero, anche in terapia intensiva». Ma non basta: «Negli ultimi tempi si stanno verificando maggiormente, anche nei bambini positivi al Covid, sintomi lievi che possono avere successivamente delle sequele: il cosiddetto Long Covid». È dunque possibile che, «a distanza di qualche settimana, anche in questa fascia d’età possono verificarsi delle manifestazioni severe che non è possibile predire». E dunque, si chiede la presidente Sip, «Perché mettere a rischio la salute dei bambini?». Ma oltre che a proteggere i più piccoli da possibili complicanze anche gravi, la vaccinazione di questa fascia d’età rappresenta un valore aggiunto nella lotta alla pandemia: «I bambini rappresentano un serbatoio per la circolazione del virus. Per questo, se davvero vogliamo contrastare la pandemia, dobbiamo vaccinare il più possibile anche loro. Questo ultimo concetto viene, in verità, visto da qualcuno come la volontà della comunità scientifica di proteggere gli adulti attraverso la vaccinazione dei più piccoli. Non è così: noi raccomandiamo la vaccinazione dei bambini prima di tutto per metterli in sicurezza, e poi, certo, anche per proteggere gli adulti, ma solo secondariamente».
«I dati più recenti provenienti dall’Istituto Superiore di Sanità – spiega Staiano – dimostrano come l’aumento dell’incidenza massima si stia verificando proprio nella fascia 5-11 anni, ovvero quella non ancora vaccinata. In aggiunta, 1 malato su 4 è un ragazzo in età scolare e il 27% dei nuovi contagi riguarda ragazzi dai 19 anni in giù. Di questi, il 51% dei positivi si concentra nella fascia 5-11 anni. Abbiamo inoltre raggiunto – continua – un’incidenza superiore ai 250 casi ogni 100mila abitanti, che è molto superiore rispetto a tutte le altre fasce di popolazione, indipendentemente dalla distinzione anagrafica». Parlando infine di ricoveri e decessi, «sotto gli 11 anni, al momento, abbiamo avuto più di 5mila ricoveri, 120 dei quali in terapia intensiva, e 19 decessi». Insomma, i dati ci sono e non sono incoraggianti, ed è per questo che «dobbiamo tenerli presenti per spronare le mamme ad accettare un vaccino che non ha rischi più elevati rispetto a quelli che vengono normalmente somministrati nell’infanzia». E, se vogliamo prendere ad esempio due possibili complicanze, come miocardite o pericardite, il rischio di beccarsele è «maggiore nei malati di Covid che non nei vaccinati».
La presidente di Sic spiega che «tutti i bambini possono vaccinarsi. Anzi, perfino chi soffre di un qualche tipo di patologia o allergia (i cosiddetti “fragili”) può farlo ed ha addirittura la priorità, in quanto saranno i primi ad essere vaccinati». Bisogna comunque fare attenzione a «bambini in terapia o chemioterapici», ma anche «gli allergici possono sottoporsi al vaccino in quanto l’unica controindicazione esistente è rappresentata da uno degli eccipienti del vaccino, ovvero il Peg (polietilenglicole), ma i bambini con questa allergia sono rarissimi». Nessuna limitazione particolare, dunque, ma il consiglio è sempre quello di «parlare con il proprio medico, in particolare se si tratta di un soggetto allergico».
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