Collaborazione tra specialisti e medici affinché le vaccinazioni siano parte del piano terapeutico dei pazienti. Orso (Responsabile del centro vaccinale): «Triplice vantaggio per i pazienti: profilassi all’interno del percorso ospedaliero, tempi rapidi di realizzazione e vaccinazione parte integrante del percorso terapeutico»
Ha aperto presso l’ospedale Niguarda di Milano il primo ambulatorio intra-ospedaliero per le vaccinazioni di pazienti cronici, fragili e donne in gravidanza. Si tratta di una start up innovativa che ha preso il via lo scorso 17 dicembre e prevede la vaccinazione di una media di 180 pazienti al mese.
«Si tratta di un punto dove i pazienti, che vengono seguiti all’interno dell’ospedale dai nostri clinici – spiega Maurizio Orso, responsabile del Centro Vaccinale di Niguarda – possono presentarsi per fare le vaccinazioni ritenute necessarie in base alla patologia o alla gravidanza».
Quali sono i vantaggi?
«Intanto di trovarsi all’interno di un circuito diagnostico terapeutico anche per questo tipo di provvedimento; l’altro vantaggio è che la vaccinazione può essere fatta contemporaneamente ad un accesso che il paziente avrebbe fatto comunque presso l’ospedale, quindi facendo risparmiare tempo al paziente per queste pratiche e la terza cosa importante è che la vaccinazione diventa un punto di riferimento all’interno del suo percorso terapeutico. Per la donna in gravidanza, la comodità è data dal fatto che nel momento in cui è chiamata a fare un controllo presso il ginecologo, per fare una ecografia o una visita, può essere inserita all’interno di un percorso di vaccinazione ad esempio antipertosse, che si fa preferibilmente alla 28° settimana, ma comunque tra la 27° e la 36° e serve per far sì che la donna produca una dose di anticorpi tali da proteggere il neonato da una infezione che può essere mortale».
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Al servizio aperto tre giorni la settimana presso il centro prelievi, al piano terra del Blocco nord del presidio ospedaliero, i pazienti accedono tramite una prenotazione fatta direttamente dallo specialista.
«Ci sono patologie croniche – prosegue Orso -come diabete insulinodipendente che prevede tra le pratiche terapeutiche e diagnostiche anche la vaccinazione nei confronti di tutti i sierotipi della meningite, così come anche i pazienti in attesa di un trapianto o coloro che potrebbero avere patologie croniche ed essere più facilmente esposti a questo tipo di infezioni. Pensiamo ad esempio ad un paziente che ha una patologia polmonare cronica che è candidato a fare la vaccinazione per il pneumococco, o il paziente che è stato splenectomizzato per un trauma o per una patologia, che è candidato a fare una vaccinazione per pneumococco, meningococchi e l’emofilus-influenze. Quindi, a seconda del tipo di morbilità del paziente, ci sono delle vaccinazioni consigliate, che vengono eseguite in un centro interno, senza la necessità che il paziente sia costretto a cercare quello di competenza della zona di residenza».
Tutto ciò è a carico del sistema sanitario?
«Ovviamente tutto ciò che è all’interno delle linee guida previste per il tipo di patologia del paziente è all’interno di vaccinazioni istituzionali e quindi non a pagamento, resta fermo che qualunque persona o paziente che volesse fare delle vaccinazioni relativamente al meningococco al papillomavirus o all’herpes zoster può sottoporsi a queste vaccinazioni, indipendentemente dall’avere indicazioni istituzionali, con una formula che in Regione Lombardia si chiama di co-pagamento. Ovvero, il paziente, presentandosi presso un centro vaccinale che ha questo tipo di prestazione, paga il costo del vaccino più 13 euro per la somministrazione che è una tariffa stabilita da Regione Lombardia».
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