«L’INPS non paga indennità, aumenta il reddito, aumenta il gettito fiscale», spiega Americo Cicchetti, direttore di ALTEMS, che ha presentato un modello econometrico per determinare il vantaggio delle vaccinazioni negli adulti per la sostenibilità economica del Servizio Sanitario Nazionale
Un modello econometrico per determinare il vantaggio delle vaccinazioni negli adulti per la sostenibilità economica del Servizio Sanitario Nazionale. È il risultato di uno studio prodotto da ALTEMS, Alta Scuola di Economia e Management dei Sistemi Sanitari, i cui risultati sono stati presentati durante il convegno “Vaccinarsì consapevolmente…50+”. «La prevenzione – spiega Americo Cicchetti, Direttore dell’ALTEMS ai nostri microfoni – rappresenta, in genere, una opzione costo-efficace per quelle patologie che sono appunto prevenibili. Riteniamo che ci sia un grande valore clinico ed economico dietro la promozione della vaccinazione negli adulti»
Professore, qual è il vantaggio economico di fare i vaccini?
«Noi abbiamo sviluppato un modello econometrico che va a guardare tutti questi effetti, tutte queste implicazioni dal punto di vista economico e abbiamo calcolato che per ogni euro che abbiamo investito in un programma vaccinale ne ritornano almeno 2,50 sul piano del sistema economico generale. È evidente che la vaccinazione soprattutto nell’età adulta genera un effetto leva e dato che in questa fase, il nostro sistema economico certamente l’incremento della produttività è uno dei fattori che dobbiamo ricercare come paese, riteniamo che queste informazioni possano essere utili non solo per chi fa politica sanitaria, ma anche per chi fa politica economica e fiscale in questo paese. La novità che è un po’ dietro a questo lavoro che stiamo portando avanti da un po’ di anni grazie ad un finanziamento della commissione europea, riguarda gli effetti più ampi, che sono certamente in termini di riduzione della spesa del SSN perché non ci sono complicanze, ma appunto riguardano l’intero ciclo economico. L’INPS non paga indennità, aumenta il reddito, aumenta il gettito fiscale ecco tutti questi elementi sono catturati all’interno di questo modello».
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C’è molta attenzione da parte dell’Unione Europea riguardo alle vaccinazioni?
«Sicuramente è uno dei temi portanti, la Commissione europea già nel 2015, grazie appunto alla direzione generale della ricerca, suggerì il lancio della call per i finanziamenti nel programma Horizon 2020, per trovare nuovi modi per valutare gli effetti delle vaccinazioni. Chiaramente dietro c’è una convinzione che la prevenzione vaccinale sia una delle strategie più costo-efficaci che si possano immaginare in sistemi sanitari europei che comunque soffrono, per non dico mancanza di risorse, però certamente una pressione da questo punto di vista esiste in Italia come in tutti gli altri paesi europei».
Cosa cambierebbe rispetto all’attuale politica in merito alle vaccinazioni?
«Dobbiamo dire che noi abbiamo uno dei piani vaccinali, quello nazionale 2017/2019, tra i più avanzati in Europa e penso al mondo. Quello che noi riteniamo è che questo piano possa essere intanto sempre più implementato dalle Regioni. Oltre a questo possa anche essere migliorato se possibile, perché se esistono evidenze economiche che ci dicono che la vaccinazione è un investimento produttivo sia per la salute sia dal punto di vista del ciclo produttivo generale, credo che questo debba esser preso in considerazione nel nuovo piano della prevenzione vaccinale che ci aspettiamo per il 2020/2022».