Intervista al virologo dell’Istituto San Raffaele di Milano: «La Legge è un ottimo passo avanti ma è un peccato che non siano state inserite coperture obbligatorie per operatori sanitari e scolastici»
«Questa Legge rappresenta un passo avanti per la comunità, tuttavia credo ci sia qualche mancanza: non c’è l’obbligatorietà per i sanitari e per gli insegnati e soprattutto mancano vaccini importantissimi come quelli contro la meningite, lo pneumococco e il papilloma», lo dichiara Roberto Burioni, virologo dell’Istituto San Raffaele di Milano, a poche ore dall’ approvazione definitiva alla Camera del Decreto Legge che introduce l’obbligatorietà per dieci vaccini.
«Sono felice che ci sia stata un’ampia convergenza delle forze politiche su questo tema – prosegue il Professore da sempre sostenitore delle coperture vaccinali e impegnato nella lotta contro i ‘no vax’ – tuttavia mi dispiace che queste mancanze siano dipese da scelte di Bilancio perché bisogna sempre tenere presente che spendere un euro in più in vaccini permette di risparmiarne trenta euro in cure. Dunque penso che la Commissione Bilancio, nel fare questa valutazione, sia stata un po’ miope».
«Ciò non toglie però che l’approvazione alla Legge è un grande passo avanti che speriamo funzioni come avviene in altri Paesi, in California per esempio, dove, entrato in vigore l’obbligo, si sono registrati effetti strabilianti», prosegue il Professore che sottolinea quanto l’obbligo sia fondamentale a fronte di un aumento vertiginoso di casi di malattie infettive in Italia soprattutto per quel che riguarda il morbillo: dall’inizio del 2017, infatti, si sono registrati oltre 700 casi di morbillo contro i 220 del 2016.
«La causa principale è il calo dei vaccini. Il virus è sempre lo stesso, non ha subito alcuna modifica nel corso degli anni, ma sottolineo che la malattia è sempre stata pericolosa ma tenuta sotto controllo dalle coperture. L’unica cosa che è cambiata è che la gente non si vaccina abbastanza; nei Paesi dove la gente si vaccina a sufficienza il morbillo non c’è».
«Dobbiamo alzare le coperture vaccinali e combattere per ottenere questo risultato – conclude Burioni – altrimenti corriamo il rischio di rivedere malattie da anni debellate, come per esempio la poliomielite».