Stimato l’impatto fiscale delle politiche vaccinali riguardanti l’influenza, lo pneumococco e l’Herpes Zoster e la sua complicanza. In tutti e tre i casi, sia l’impatto fiscale che le perdite di produttività al Sud sono inferiori rispetto alle regioni del Nord, ma più elevate rispetto alle regioni del Centro
I vaccini non solo preservano la nostra salute anche in età adulta, ma possono avere un impatto positivo sull’economia. Ogni euro investito in vaccinazione ne restituisce 2,50 in termini di gettito fiscale e 20 in termini di risparmi previdenziali. È quanto calcolato da ALTEMS, Alta Scuola di Economia e Management dei Sistemi Sanitari, i cui risultati sono stati presentati durante il convegno “Vaccinarsì consapevolmente…50+”.
Quando si parla di vaccinazioni si pensa sempre all’età infantile, invece bisogna vaccinarsi consapevolmente anche in età adulta. «Assolutamente sì. La vaccinazione è diventata praticamente quella che noi definiamo un “calendario vaccinale per la vita”» spiega ai microfoni di Sanità Informazione Giancarlo Icardi, ordinario di Igiene all’Università di Genova ed esperto della Società italiana di Igiene, Medicina Preventiva e Sanità Pubblica (SItI). «A maggior ragione, al di sopra dei cinquant’anni subentrano alcune problematiche di salute che possono essere prevenute da quelli che sono i vaccini oggi disponibili. Quando noi parliamo di vaccinazione dell’adulto intendiamo principalmente delle vaccinazioni che sono dedicate a questa fascia d’età. In particolare, abbiamo una triade costituita dai virus dell’influenza, virus herpes zoster e il batterio pneumococco. Una triade infernale che oggi chiamiamo tris della salute perché abbiamo a disposizione tre vaccini assolutamente efficaci che ci permettono di combattere e sconfiggere queste malattie dell’età adulta».
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La sostenibilità del Servizio sanitario nazionale ha bisogno di adottare in modo sistematico e puntuale l’approccio dell’HTA (Health Technology Assessment) e della valutazione economica per assicurarsi che ogni tecnologia utilizzata dal sistema sanitario sia in grado di generare “valore” per il singolo e per la popolazione. «La prevenzione – spiega Americo Cicchetti, Direttore dell’ALTEMS – rappresenta, in genere, una opzione costo-efficace per quelle patologie che sono appunto prevenibili. È su queste basi che abbiamo iniziato un programma di ricerca sul tema della vaccinazione in età adulta, perché riteniamo che ci sia un grande valore clinico ed economico dietro la promozione della vaccinazione negli adulti».
«Abbiamo implementato un modello di simulazione al quale stiamo lavorando da già due anni – afferma Matteo Ruggeri, economista sanitario e docente dell’Università Cattolica – per stimare quale fosse l’impatto fiscale di politiche vaccinali riguardanti l’influenza, lo pneumococco e l’Herpes Zoster e la sua complicanza. Abbiamo utilizzato dati di letteratura e stime INPS ed ISTAT per tenere in considerazione variabili demografiche, regionali e cliniche, che ci consentissero di mettere in relazione le giornate di lavoro perse nelle varie regioni italiane con il numero di infetti». Il nuovo dato che emerge è che, in tutti e tre i casi, sia l’impatto fiscale che le perdite di produttività al Sud sono inferiori rispetto alle regioni del Nord, ma più elevate rispetto alle regioni del Centro. Questo risultato è dato dall’effetto combinato della composizione della popolazione per età e dei redditi procapite. Altra variabile di notevole importanza è il tasso di assenteismo che è più alto al Sud, e la composizione degli occupati per settore produttivo ma soprattutto il numero di impiegati nel settore pubblico, che, come alcune recenti evidenze mostrano, registrano quasi il 25% in più di assenze dal lavoro rispetto al settore privato.
I risultati del modello elaborato da ALTEMS possono essere sintetizzati in un rapporto costo-beneficio che esprime il recupero di risorse, in termini di gettito fiscale aggiuntivo e di risparmi per la previdenza sociale al netto del costo procapite della vaccinazione. A livello generale ogni euro investito in vaccinazione ne restituisce 2,50 in termini di gettito fiscale e 20 in termini di risparmi previdenziali. Al Nord il recupero di gettito fiscale ammonta a 2,62 euro mentre al Centro e al Sud è di poco inferiore ai 2,4. Il risparmio previdenziale per ogni euro investito in vaccinazione e ammonta invece a circa 22 euro al nord, mentre al Sud ed al Centro è di poco sotto ai 19 euro.
La vaccinazione antipneumococco è quella che restituisce maggior gettito fiscale procapite (intorno ai 4 euro al nord e 3,50 al sud e al centro), mentre la vaccinazione anti Herpes Zoster è quella che consente un maggior recupero di costi previdenziali procapite (quasi 26 euro al nord e sotto i 25 al centro e al sud). La vaccinazione antinfluenzale è quella che consente un maggior recupero sia di gettito che di risparmi previdenziali in senso aggregato, circa nell’ordine dei 240 milioni al Nord, 100 milioni al centro e 110 milioni al sud.