«Dateci la possibilità di vaccinare i ragazzi – spiega il presidente della Federazione italiana medici pediatri a Sanità Informazione – ce la metteremo tutta non appena avremo disponibilità di dosi nei nostri studi»
Per garantire una ripartenza in presenza della scuola a settembre si sta valutando di introdurre il vaccino obbligatorio per il personale scolastico così come avvenuto per quello sanitario.
Appurate le negative conseguenze formative e psicologiche, scongiurare il ricorso alla Dad anche per il prossimo anno scolastico è l’obiettivo primario di tutti. Raggiungere l’intesa in Parlamento è però tutt’altro che semplice: sono contrari all’obbligo per i docenti Fratelli D’Italia, Lega e Movimento 5 Stelle. Raccomandare fortemente la vaccinazione con corsie prioritarie per studenti e personale scolastico è, al momento, la soluzione più plausibile.
Per la fascia d’età 12-17 anni è arrivato il via libera della Commissione Tecnico Scientifica di AIFA sulla somministrazione del vaccino Moderna, accogliendo il parere positivo dell’EMA. Le coperture vaccinali nei ragazzi di questa età sono, tuttavia, sotto i valori ideali in tutta Italia. I ragazzi, com’è noto, possono essere un serbatoio del virus e trasmetterlo alle famiglie. E come l’anno scorso, si teme che gli incontri con i compagni dopo la scuola e i mezzi pubblici pieni possano provocare pericolose dinamiche familiari, contribuire alla circolazione del virus e alla comparsa di varianti aggressive in grado di abbassare l’efficacia dei vaccini.
«Sull’obbligo vaccinale ai ragazzi ci siamo espressi con perplessità – ha dichiarato il presidente Fimp Paolo Biasci a margine del convegno di Apm dedicato al Pnrr -. Dobbiamo sottolineare che rispetto alle vaccinazioni nell’età pediatrica siamo partiti con estremo ritardo, considerato anche il Protocollo d’intesa del 17 marzo scorso. L’obiettivo “scuola in sicurezza” è in questo momento mancato – ha evidenziato – . Noi vogliamo essere ottimisti, ce la metteremo tutta per vaccinare i ragazzi, non appena avremo la disponibilità delle dosi vaccinali nei nostri studi».
Per la vaccinazione in età pediatrica, Biasci ha suggerito di “abbandonare” la logica degli hub vaccinali e puntare sul rapporto di fiducia che lega i pediatri alle famiglie. «Non sarà più possibile sostenere la ratio e i costi di questa soluzione. Andavano bene con i grandi numeri, ma in una età particolare come quella pediatrica, sapendo che avremo entro la fine dell’anno la possibilità di vaccinare gli under 12, conterà tanto il rapporto fiduciario con le famiglie. Anzi, credo che farà la differenza anche questa volta sulla vaccinazione di tutta l’età pediatrica».
Ha poi aggiunto: «Abbiamo vaccinato con la prima dose il 22-23% dei nostri ragazzi. E dai colloqui con gli adolescenti emerge la loro voglia di incontrarsi, fare sport, ritornare alla normalità e a quella socialità che tanto è mancata. Abbiamo la possibilità di aprire la scuola in presenza senza didattica a distanza e questo sforzo va fatto». L’appello di Biasci è alle regioni: «Dateci la possibilità di vaccinare, dare il nostro contributo anche a nome dei 7.500 pediatri di libera scelta. Non ci sono problemi logistici per i genitori, il vaccino è sicuro e comodo. Siamo diffusi capillarmente e vicini alle famiglie che frequentano quotidianamente i nostri studi» ha concluso il presidente della Federazione italiana medici pediatri.
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