Il consigliere del generale Figliuolo e direttore scientifico Consulcesi: «Non esistono indicazioni precise su quando fare la terza dose. Si ritiene possa essere efficace tra il sesto e il nono mese dall’inoculazione della seconda. Inutile sottoporsi preventivamente ad un test per la conta degli anticorpi»
In meno di tre settimane è stato vaccinato con la terza dose anti-Covid circa il 18,5% dei sanitari, tra medici, infermieri e operatori in servizio negli ospedali e nelle strutture accreditate. Su un milione e mezzo di dosi booster somministrate in tutta Italia, secondo un’analisi condotta dalla Federazione Italiana Aziende Sanitarie e Ospedaliere sugli open data messi a disposizione dalla struttura del Commissario straordinario per l’emergenza Covid-19, sono 258.633 i soggetti vaccinati con la dose booster nella fascia di età tra 20 e 60 anni, che rappresentano per lo più la platea di operatori sanitari, in tutto 1 milione 400mila unità, a cui è destinato il richiamo vaccinale.
Intanto, resta in attesa della terza dose chi ha già superato il sesto mese dalla somministrazione della seconda, dai soggetti più fragili a coloro che sono a rischio a causa di una particolare esposizione professionale. In attesa che venga redatto e diffuso un calendario per l’inoculazione delle terze dosi a tutti coloro che hanno già ricevuto le prime due, con Guido Rasi, ex direttore esecutivo dell’EMA, consigliere del generale Figliuolo e direttore scientifico di Consulcesi, delineiamo una possibile programmazione della campagna vaccinale, sulla scorta dell’esperienza accumulata negli ultimi 10 mesi, tra azioni virtuose da replicare ed errori da non ripetere.
«È sempre opportuno accelerare: i medici e i professionisti sanitari restano i più esposti al virus. Non è un caso che le prime infezioni tra i vaccinati si siano verificate proprio in questa categoria di lavoratori».
«In contemporanea, sarà necessario dare priorità a quei tre milioni di cittadini considerati fragili, sia per età (ultrasessantenni) che per condizione di salute (comorbidità). Sottolineo che la somministrazione di terze dosi a queste due fasce di popolazione (sanitari e cittadini fragili) deve avvenire in contemporanea. Non c’è alcuna necessità di attendere di completare la vaccinazione di una categoria per cominciarne un’altra. Disponiamo di una quantità sufficiente di vaccini e di hub vaccinali ancora pienamente funzionanti. È una situazione talmente ottimale che sarebbe possibile programmare, nell’immediato, anche la vaccinazione dei cittadini tra i 50 e i 60 anni».
«Credo che ormai si sia parlato e spiegato a sufficienza che la vaccinazione eterologa non ha alcuna controindicazione. Fornisce una buona copertura, se non addirittura migliore della vaccinazione omologa, in coerenza con le nozioni di base di immunologia che mostrano come sollecitare il sistema immunitario con stimoli diversificati generi una risposta più efficiente. In altre parole, va spiegato, a chiunque nutra ancora dei dubbi, che si tratta di un’opportunità e non di un problema».
«Non esistono indicazioni precise in merito. Per averle sarà necessario attendere i dati che verranno estrapolati man mano dalla vita reale. Intanto, si ritiene possa essere efficace effettuare la terza dose tra il sesto e il nono mese dall’inoculazione della seconda. Ovviamente, l’immunità non scade al sesto (settimo, ottavo o nono) mese come se si spegnesse un interruttore, va progressivamente diminuendo».
«Il calo degli anticorpi è fisiologico. Sottoporsi ad un esame per scoprirne la quantità non ha alcun senso poiché, finora, non è stato possibile stabilire il valore soglia al di sotto del quale non si è più protetti e, viceversa, quello in grado di garantire protezione. Speriamo di poter ottenere questi utilissimi valori quanto prima».
«Gli errori che sono stati fatti risalgono al periodo precedete all’insediamento dell’attuale Commissario straordinario. Mi riferisco soprattutto alla disparità che si è creata tra le varie Regioni, da evitare nel modo più assoluto. Inoltre, migliorerei la comunicazione: i messaggi rivolti ai cittadini sono stati troppo spesso di difficile comprensione e, apparentemente, contraddittori. È necessario che si forniscano spiegazioni chiare in merito alle decisioni prese di volta in volta dal Governo. Decisioni che finora sono sempre state coerenti con la fase della pandemia in cui ci si trovava. Inoltre, per migliorare la campagna attuale considero prioritario coinvolgere i medici di medicina generale».
«Certo, ci sono ancora 7 milioni e mezzo di persone, sopra i 12 anni, che non hanno fatto la prima dose e bisogna fare uno sforzo ulteriore per percorrere questo ultimo tratto di strada. Ed è anche per il raggiungimento di questo obiettivo che appare cruciale il ruolo del medici di famiglia, la figura più adeguata a chiarire i dubbi, più che legittimi, che molte persone ancora nutrono nei confronti dei vaccino anti-Covid, della loro efficacia e dei possibili effetti collaterali».
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