Locatelli (CSS): «Trombosi superiori all’aspettato fino ai 60 anni ma inferiori all’atteso negli over 60. Obiettivo è mettere in sicurezza le popolazioni con la letalità più alta»
A poche ore dalla conferenza stampa dell’Ema che ha confermato il plausibile nesso di causalità tra trombosi rare e vaccino AstraZeneca e quando la riunione dei ministri della Salute dei Paesi Ue è ancora in corso, il presidente del Consiglio Superiore di Sanità Franco Locatelli ha annunciato in conferenza stampa che le istituzioni sanitarie italiane raccomandano l’uso preferenziale del vaccino inglese agli over 60. È una circolare del Ministero della Salute a prevedere le indicazioni precise per le Regioni.
Sono i numeri ad aver portato le istituzioni ad adottare questa decisione: «Gli eventi trombotici osservati sono superiori all’aspettato fino all’età di 60 anni ma inferiori all’atteso nei soggetti sopra i 60 anni di età», spiega Locatelli. Che aggiunge: «Il tasso di letalità del Covid-19 è superiore al 20% oltre gli 80 anni, al 10% per i settantenni, al 3% per i sessantenni, per poi scendere in maniera rilevante per i più giovani». Da qui la decisione di alcuni Paesi europei (Germania, Francia e Spagna) di raccomandare un uso preferenziale del vaccino AstraZeneca in determinate fasce di età, «con l’obiettivo di mettere in sicurezza le popolazioni con la letalità più alta», precisando che «il vaccino è approvato oltre i 18 anni e non è proibito somministrarlo dai 18 anni in su».
E chi ha meno di 60 anni e ha già ricevuto la prima dose? «Al momento non ci sono elementi che suggeriscano l’opportunità di cambiare vaccino, quindi possono ricevere tranquillamente la seconda dose – risponde Locatelli -. Ma quando il numero di persone che avranno ricevuto entrambe le dosi aumenterà(ad oggi, in Europa, 600 mila persone e al momento nessuno ha riportato eventi gravi), sarà importante fare ulteriori riflessioni».
«Questo è un vaccino efficace, che protegge dalla malattia. Ed il calo della mortalità per Covid nel Regno Unito ne è la dimostrazione concreta – aggiunge Gianni Rezza, direttore generale della Prevenzione del Ministero della Salute -. E nella situazione che stiamo vivendo è normale che all’aumento delle conoscenze che abbiamo possano seguire modifiche delle indicazioni. È previsto nel piano strategico stesso. Adatteremo quindi le strategie vaccinali, utilizzando se possibile i vaccini anche in maniera migliore».
Intanto però la confusione, l’incertezza e la paura scatenate dall’odissea AstraZeneca rischiano di far aumentare il numero di persone che rifiuteranno il vaccino inglese. «Il prodotto funziona, gli effetti collaterali sono rarissimi, alcuni farmaci comunemente utilizzati ne hanno di peggiori con incidenze ben più alte, il Covid è molto più pericoloso», ripetono gli esperti da giorni.
È lo stesso Locatelli ad anticipare una delle tante possibili repliche: come mai AstraZeneca era considerato il vaccino per i più giovani e adesso anche questo è raccomandato per i più anziani? «La prima indicazione era relativa ai dati di efficacia del vaccino – spiega il Presidente del CSS -. Dagli studi clinici era evidente che aveva connotazioni più robuste sotto i 55 anni, ma non c’era mai stato un profilo di tossicità. Con l’incremento delle informazioni provenienti dal mondo reale, su milioni di soggetti, si è avuta evidenza della validità importante del vaccino anche negli over 55 e adesso abbiamo il fenomeno di trombosi molto rare ma più frequenti dell’atteso fino ai 60 anni. I vantaggi in termini di copertura dai rischi di sviluppare una malattia grave, comunque, superano di gran lunga i potenziali rischi che sono, lo ripetiamo, molto rari». Alla prossima puntata?
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