Una conversazione con Ippolito e Rezza al Forum Risk Management della Sanità 2020 sul vaccino Pfizer in arrivo e sul futuro della prevenzione in Italia. Quando arriverà il turno dei giovani? Ci sono dei rischi?
Vaccini, quando li avremo? Ci sono effetti collaterali? Riusciremo a raggiungere l’immunità di gregge? Il panel organizzato dal Forum Risk Management 2020, intitolato “Piano nazionale vaccini per la rinascita del Ssn” punta proprio a rispondere a questi interrogativi. Domande a cui hanno risposto Giuseppe Ippolito, direttore dell’Inmi Spallanzani di Roma, e Giovanni Rezza, direttore generale della Prevenzione al Ministero della Salute, per fare chiarezza su alcuni punti fondamentali.
«Bisogna capire che all’inizio le dosi disponibili saranno poche – ha iniziato Rezza – e in quella finestra di tempo si è reso necessario stabilire delle priorità. Quindi in una prima fase si sfrutterà l’effetto di protezione dei vaccini, rendendo covid-free alcuni ambienti: ospedali e Rsa in primis». «Dopo si procederà a vaccinare gli anziani per arrivare infine ai più giovani. La scelta di tutti gli Stati è stata quella di protezione diretta della popolazione vulnerabile», ha aggiunto.
Ma perché non vacciniamo i giovani? Ieri si parlava proprio dell’ipotesi di vaccinare una parte di tutte le fasce della popolazione, per frenare l’avanzamento dell’epidemia di cui i più giovani sono tradizionalmente i drivers. «Nel caso di Covid-19 non abbiamo nozione che ci siano delle categorie di popolazione che sostengono veramente l’epidemia – ha però chiarito Rezza -, per questo si tende a proteggere i più fragili. L’immunità di gregge comunque necessita il superamento di una soglia di popolazione vaccinata, 60-70%, e non solo di quella più vulnerabile. Ma si potrà raggiungere in un secondo momento».
Sulla possibilità in futuro di vaccinare i bambini, Rezza ha asserito che per ora non è una ipotesi vicina. «Per ora – ha detto – non ci sono sperimentazioni cliniche sui bambini, quindi non è prevedibile inserirli nella campagna vaccinale e in più i bambini sembrano meno suscettibili al virus e più raramente raggiungono sintomi o malattia grave. Per tutte queste ragioni in questo momento non si prevede il loro inserimento. Anche la gravidanza è esclusa dalla somministrazione del vaccino per ora».
«Quando ci riferiamo al vaccino anti-Covid di Pfizer parliamo in questo momento di un vaccino sviluppato in tempi assolutamente limitati, il primo a essere autorizzato e per la prima volta usato su larga scala. È un vaccino a Rna, ma l’Rna inserito si elimina rapidamente. Non si usa virus vivo, non entra nel nucleo delle cellule, viene rilasciato e finisce il suo compito una volta che ha stimolato il nostro organismo a produrre la risposta anti Spike», ha spiegato Ippolito, interrogato sui possibili “pericoli” del vaccino Pfizer.
«Come tutti gli altri vaccini – ha puntualizzato – darebbe una protezione, al momento per quello che sappiamo, contro le conseguenze gravi della malattia. Tutti questi vaccini infatti adesso vengono valutati sul numero di eventi attesi, non sul numero di persone che non si infettano. Sono stati valutati per la sicurezza e sono sì nuovi ma non sconosciuti».
«È una speranza, un’innovazione scientifica che avrà anche una quota di rischio, ma dobbiamo pensare anche che ha una serie di vantaggi. Il principale è che questo vaccino può essere sviluppato rapidamente, ha tagliato tutti i tempi di produzione, può essere a basso costo anche se il costo di quello Pfizer non mi sembra attualmente fra i più convenienti».
Anche il vaccino italiano, in sviluppo all’Istituto Spallanzani, continua in fase clinica la sperimentazione. Dopo il completamento della Fase 1 si attendono i risultati e si conta di completare le altre fasi entro l’estate, fa sapere Ippolito. «È un vaccino con vettore ben noto, stabile, che ha alcune caratteristiche in comune con tutti gli altri vaccini che usano vettori simili, umani, di scimpanzé o di gorilla, come è il caso di Reithera. Vaccini che hanno un grande vantaggio, di avere un limitato numero di effetti indesiderati e una facilità di gestione perché non hanno particolari esigenze di congelamento e quindi questo faciliterà la somministrazione».
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