Andreoni (Simit): «L’uso del cortisonico desametasone non è una grande scoperta, lo avevamo all’interno delle linee guida»
Le prime 500mila dosi-test del vaccino anti-Covid dovrebbero arrivare a novembre. Per evitare assembramenti negli studi medici sul dove verranno effettuati si sta pensando ai drive-in. Non si può rimproverare nulla al Sistema sanitario per come ha gestito la pandemia. E l’uso del cortisonico desametasone, per i clinici, non è una grande scoperta. Queste le novità principali emerse dalla conferenza stampa promossa dalla Società italiana medicina generale e delle cure primarie (Simg) e dalla Società italiana di malattie infettive e tropicali (Simit) in vista del live webinar ‘Covid-19 updates’ in programma per il prossimo 23 giugno.
«Ci stiamo attrezzando per la fase post-Covid – ha spiegato Claudio Cricelli, presidente Simg -. È necessaria la revisione totale delle modalità con cui assistiamo le persone, e nei mesi dedicati alle vaccinazioni non si può pensare di ospitare 40-50 persone negli studi. I vaccini vanno prenotati e ci vorrà 3-4 volte più del tempo che occorreva prima. Se poi raddoppiamo i vaccini, perché ci sarà quello anti-Covid, dobbiamo pensare a delle soluzioni alternative: stiamo pensando ai drive-in» ha aggiunto.
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All’attuale dibattito relativo ad eventuali cambiamenti del virus ha risposto il presidente della Simit Marcello Tavio: «Diamo alle persone delle certezze. Il virus non è scomparso, i nuovi focolai lo dimostrano – ha puntualizzato -. Certamente in Italia il paradigma si è modificato. Le malattie infettive – ha continuato il presidente Tavio – sono un tesoro del SSN di raro riscontro in altre parti del mondo. In Italia avevamo già a disposizione 3mila posti letto distribuiti nella rete».
Gli infettivologi sono tenuti a collaborare con gli altri specialisti per trattare nel modo migliore ogni paziente, e in questa pandemia «è stato necessario farlo ancora di più – ha sottolineato -. È stato un momento splendido di integrazione e non si può rimproverare niente al sistema sanitario, che ha reagito in maniera rapida e coordinata, a quella che è stata un’onda d’urto senza precedenti nella storia della medicina recente. Ma la rete può essere migliorata – ha evidenziato -. Dobbiamo riflettere con calma su quanto fatto e valutare anche gli errori: questo è il senso del lavoro scientifico».
La gestione di Covid-19 si basa sulla centralità dell’ospedale e per questo va creata «una rete per il trattamento dei pazienti adeguata alla gravità – ha puntualizzato Tavio -. Ma c’è un polo altrettanto importante fuori dall’ospedale: il territorio e la rete dei medici di Medicina Generale». L’obiettivo è impedire il più possibile la trasmissione secondaria del virus e l’avanzare della malattia nei pazienti. «Serviranno protocolli ad hoc anche fuori dall’ospedale, dunque, per rallentare e monitorare l’andamento dell’epidemia. Come società scientifica – ha concluso Tavio – stiamo cercando di rinforzare le reti Simit regionali, perché ci sono una ventina di politiche regionali, ma la rete è unica e dobbiamo articolare meglio la nostra presenza sul territorio».
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Un altro argomento di cui si è discusso molto è se è cambiato o meno l’approccio terapeutico, o se si basa su protocolli nuovi. Su questo, Massimo Andreoni, direttore scientifico Simit, è stato chiaro: «Lo scenario delle terapie non è cambiato. Abbiamo definito meglio la terapia antivirale: l’unico farmaco che ci può aiutare sotto questo aspetto è il remdesivir. Ancora oggi, una strategia valida e certa, con garanzie di fronte ad ogni caso, non l’abbiamo. La ricerca deve fare ancora tanto. Gli infettivologi – ha evidenziato – devono farsi trovare pronti per contrastare il virus e tenerlo sotto controllo». E sul desametasone, un farmaco corticosteroide definito l’ultima frontiera contro Covid-19 secondo i risultati di uno studio inglese, ha precisato: «L’uso del cortisonico desametasone non è una grande scoperta, lo avevamo all’interno delle linee guida. Per noi clinici non sono notizie nuove, non modificheranno quello che abbiamo fatto finora».
Ma con il vaccino il Sars-Cov-2 scomparirà? «Il vaccino sarà la vera arma per bloccarlo, ma non sappiamo quando arriverà quello buono e sicuro. Nell’attesa, dobbiamo reggerci sui capisaldi che hanno dimostrato di essere efficaci» ha concluso Andreoni.
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