Fda ha detto sì al vaccino Johnson&Johnson, somministrabile in una sola dose. In Ue approvazione entro aprile, è invece lontana quella del siero russo Sputnik V. Alcuni stati, tra cui la Repubblica Ceca, hanno deciso di bypassare l’Ema e acquistarlo da sé
Un’aggiunta per l’elenco dei vaccini anti-Covid e una svolta per le campagne di vaccinazione di tutti i Paesi che saranno coinvolti. L’Fda, l’Agenzia del Farmaco statunitense, ha approvato il vaccino Johnson&Johnson, il primo siero che necessita di una sola dose. Entro marzo è atteso anche il sì dell’Ema e l’arrivo sospirato in Europa.
L’Italia si è assicurata 27milioni di dosi, attese a partire da aprile. Essenziali per completare, o quantomeno avvicinare, l’obiettivo di vaccinare tra 300mila e 500mila persone al giorno. Fino a 19 milioni di somministrazioni in un mese. Prodotte anche nel nostro paese intorno a fine anno, come promesso da Massimo Scaccabarozzi, presidente Farmindustria e ad di Janssen, a sua volta parte proprio di Johnson&Johnson.
Il prodotto J&J è basato su un adenovirus a cui è stata aggiunta la proteina spike, può entrare nelle cellule ma non replicarsi o causare altre malattie. Ha il vantaggio di funzionare al 57% contro la variante sudafricana. In generale previene al 66% le forme moderate e severe dopo 28 giorni dalla somministrazione, mentre fino all’85% per le forme gravi.
Ancora irrisolto il nodo sul vaccino russo Sputnik V, che dagli ultimi test risulta efficace oltre il 90%. L’Ema ha smentito la chiacchierata intenzione di un’approvazione europea, rimandandola a data da destinarsi. Nonostante le proteste di chi invita a mettere la salute prima degli accordi politici con Mosca. Sputnik V si basa su due adenovirus ma nel suo processo assomiglia al vaccino Oxford-AstraZeneca. Sviluppato dall’istituto Gamaleia di Mosca, la sua paternità si deve allo scienziato Alexander Ginzburg.
La Repubblica Ceca potrebbe bypassare la sua autorità e a dare il via libera al vaccino russo sul proprio territorio. Il premier Andrej Babis ha dichiarato che l’urgenza della situazione necessita misure più concrete, e che l’autorizzazione dell’agenzia di Praga potrebbe essere sufficiente. Tra l’altro, lo stato è in contatto anche con Sinopharm per il siero di produzione cinese.
Sarebbe il secondo paese a farlo dopo l’Ungheria di Viktor Orbàn, vaccinato in questi giorni proprio con il siero cinese. Budapest ha approvato anche il vaccino russo e conta, con la combinazione russo-cinese, di immunizzare oltre due terzi della popolazione entro l’estate.
Senza dimenticare la Repubblica di San Marino, dove sono arrivate settemila dosi di Sputnik dei cinque milioni prodotti tra Corea del Sud, India, Brasile e Kazachistan.
Tagliati fuori e in attesa degli arrivi “ufficiali” restano tutti i paesi più istituzionalmente fedeli all’Ue, tra cui anche l’Italia. Ognuno nel tentativo di accelerare nonostante i ritardi delle case farmaceutiche Pfizer, Moderna e AstraZeneca. Francia e Germania, basandosi sui risultati proveniente dal Regno Unito, hanno deliberato di usare il siero di Oxford anche oltre i 65 anni di età. Il Ministero della Salute italiano dovrebbe andare nella stessa direzione, la decisione si attende in settimana.
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