Salute 14 Aprile 2020 07:36

Vaccino Oxford-Advent, a fine aprile test su 550 volontari. La professoressa Gilbert: «80% di possibilità che funzioni»

A questi ritmi a settembre potrebbe cominciare la somministrazione al personale sanitario e alle forze dell’Ordine inglesi. Il direttore dell’azienda italiana produttrice: «Possibile utilizzo anche in Italia»

di Gloria Frezza

C’è l’accordo: l’Istituto Jenner dell’Università di Oxford e la Advent, un’azienda italiana con sede a Pomezia, si uniscono per lo sviluppo e la produzione di un vaccino contro il Covid-19. A fine aprile, in base ai dati finora ottenuti, dall’Italia partirà il primo lotto per iniziare i test accelerati su 550 volontari sani in Inghilterra. Se gli studi completati finora sono nel giusto, già a settembre sarà possibile utilizzare il vaccino per immunizzare personale sanitario e forze dell’Ordine con l’uso compassionevole.

Per ora in Inghilterra, ma la discussione potrebbe essere avviata anche nel nostro Paese: «Anche l’Italia – ha spiegato Matteo Liguori, managing director di Irbm, la ditta italiana che contiene Advent, ad Adnkronos Salute – come nazione potrà renderlo possibile, occorre però che subentri una discussione istituzionale per far sì che possa esserci questo interesse da parte del governo».

LEGGI ANCHE: VACCINO CONTRO IL COVID-19, A CHE PUNTO SONO LE SPERIMENTAZIONI CONDOTTE IN TUTTO IL MONDO?

Sarah Gilbert, professoressa di vaccinologia a capo del progetto di Oxford, ha dichiarato a The Times l’inizio del vaglio dei volontari già dallo scorso venerdì. Individui sani, tra i 18 e i 55 anni, su cui le sperimentazioni inizieranno non appena la ditta italiana avrà completato le prime dosi. Per la professoressa «c’è un’alta possibilità che il vaccino funzioni, dai dati positivi che stiamo ricevendo abbiamo un 80% di chance che vada bene».

Il  siero, noto provvisoriamente come ‘ChAdOx1 nCoV-19’, è costruito sopra una versione di un adenovirus “non pericolosa”, che può causare una malattia simile al comune raffreddore. Quello contenuto nel vaccino è stato modificato per non riprodursi nel nostro organismo e contemporaneamente per immettere il codice genetico necessario alla produzione della proteina “Spike”, caratteristica dei Coronavirus. I vaccinati produrranno così gli anticorpi alla proteina e, se attaccati da Covid-19, impediranno il diffondersi dell’infezione.

«Il nostro progetto ha tre caratteristiche che lo differenziano – ha proseguito Liguori –: è un progetto interamente finanziato, utilizza una piattaforma tecnologica già provata con altri vaccini e, infine, vanta una partnership ben consolidata con Oxford che gli permetterà di viaggiare più veloce».

 

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