Il virus del vaiolo può essere trasmesso fino a 4 settimane dalla comparsa dei sintomi. Nel frattempo in Italia si registra il quarto caso e negli Usa viene approvato un nuovo farmaco
Sarà pure una malattia lieve, ma un paziente infetto può trasmetterla fino a 4 settimana dalla comparsa dei sintomi. È l’avvertimento lanciato da Amesh Adalja, un esperto di malattie infettive emergenti presso la John Hopkins University. Questo perché possono essere necessarie diverse settimane prima che le caratteristiche lesioni cutanee, che si pensa siano maggiormente responsabili del contago, scompaiano.
Le persone che contraggono il virus inizialmente soffrono di febbre prima che appaiano le eruzioni e lesioni cutanee sul viso e sul corpo. Il virus può quindi essere trasmesso per contatto con le aree colpite o tramite goccioline espulse con tosse e starnuti. Gli scienziati affermano che è possibile che il virus sia trasmesso anche sessualmente. Nello specifico, ad esempio, Fernando Simón, che dirige il centro di coordinamento del ministero della Salute spagnolo per gli allarmi sanitari e le emergenze ha affermato che tutti e sette i casi confermati segnalati il 19 maggio in Spagna erano uomini che hanno rapporti sessuali con altri uomini o transgender che avevano partecipato a «feste sessuali».
«La maggior parte dei casi presenta lesioni esclusivamente perigenitali, perianali e intorno alla bocca», spiega Simón, sottolineando che però non ci sono prove che lo sperma possa trasmettere il virus del vaiolo delle scimmie. «Finora, l’ipotesi più accettabile è che si trasmetta dopo il contatto con le lesioni», aggiunge. Ma sottolinea che la trasmissione potrebbe essere avvenuta per un contatto che non ha coinvolto necessariamente atti sessuali, aggiungendo che alcuni gruppi sui social media hanno utilizzato queste informazioni per attaccare gay, bisessuali e transgender, senza evidentemente tenere conto – tra le altre cose – proprio dei limiti delle informazioni attuali.
Nel frattempo, mentre i casi continuano ad aumentare in tutto il mondo – erano 92 sabato secondo l’Organizzazione mondiale della sanità (Oms), mentre in Italia siamo a 4 – negli Stati Uniti arriva il via libera dalla Food and Drug Administration (Fda) alla formulazione endovenosa di un farmaco usato per combattere il vaiolo. L’azienda che lo produce, la SIGA Technologies, con sede a New York City, ha dichiarato che la formulazione endovenosa del TPOXX – questo il nome del farmaco – è particolarmente importante per coloro che non si trovano nelle condizioni di deglutire la versione orale.
«La formulazione orale del TPOXX (tecovirimat) è approvata negli Stati Uniti, Canada e Europa per la cura del vaiolo», dichiara la SIGA Technologies. «L’approvazione europea include anche il trattamento del vaiolo delle scimmie», aggiunge. La società, inoltre ha segnalato che il presidente USA Joe Biden ha recentemente presentato una richiesta di budget per utilizzare il farmaco per curare il vaiolo delle scimmie, il che significa che potrebbe essere destinato a diventare uno dei trattamenti primari per il virus negli Stati Uniti.
Da parte sua la comunità scientifica continua a studiare e a indagare sul virus legato al vaiolo delle scimmie. Dai primi dati sul genoma del vaiolo delle scimmie, secondo il New Scientist, ci sarebbe uno stretto legame con un ceppo del 2018. Sembra che la sequenza genetica dimostri che il virus ora in circolazione è del tipo di quello mite presente in Africa occidentale, collegato al ceppo di vaiolo delle scimmie scoperto nel Regno Unito, in Israele e a Singapore nel 2018 e nel 2019. I risultati provengono da un team di ricerca in Portogallo. Le ricerche rimangono ad ogni modo incomplete, data la vastità e la complessità del genoma del virus.
Il team portoghese, dell’Instituto Nacional de Saúde ha sequenziato un campione del virus prelevato da un paziente maschio il 4 maggio. Anche i team di altri paesi stanno sequenziando i campioni virali, ma il team di Gomes è stato il primo a rendere pubblica una sequenza. Gustavo Palacios della Icahn School of Medicine al Mount Sinai, New York afferma che la bozza della sequenza dal Portogallo ha troppe lacune per trarre conclusioni definitive, ma che ha visto una sequenza più completa di un team in Belgio. «Per quanto posso vedere, sembra essere identico a quello nel Regno Unito nel 2018», afferma Palacios. «Questo è un po’ strano», aggiunge.
Nel 2018, ci sono stati tre casi nel Regno Unito dopo che una persona di ritorno dalla Nigeria ha infettato altri due membri della sua famiglia. Man mano che vengono sequenziati più campioni, dovrebbe diventare chiaro se, come sospettato, una singola variante del vaiolo delle scimmie sia responsabile di tutti i casi dell’ultimo focolaio. Ma stabilire se c’è qualcosa di unico in questa variante non sarà facile. Soprattutto comprendere se il ceppo gode di particolari caratteristiche genetiche che ne accentuino la trasmissibilità umana.
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