In Italia è stato registrato il primo caso di vaiolo delle scimmie. Ci sono altri due casi sospetti. L’Iss ha istituito un nuova task force
È stato identificato il primo caso italiano di vaiolo delle scimmie. Lo rende noto l’Istituto Spallanzani di Roma: il paziente è un giovane che, rientrato da un soggiorno alle Isole Canarie, si è presentato al pronto soccorso dell’Umberto I. Il quadro clinico «è risultato caratteristico e il virus è stato rapidamente identificato con tecniche molecolari e di sequenziamento genico dai campioni delle lesioni cutanee. La persona è ricoverata in isolamento in discrete condizioni generali. Sono in corso indagini epidemiologiche e il tracciamento dei contatti», spiega l’istituto. Lo Spallanzani, che sta procedendo con accertamenti anche su altri due casi sospetti, ha sottolineato che «al momento i tre casi osservati e gli altri casi verificatisi negli altri Paesi non presentano segni clinici di gravità».
«È stata avviata l’indagine epidemiologica», annuncia l’assessore alla Sanità della Regione Lazio, Alessio D’Amato. «Sono stati messi a disposizione i nostri migliori professionisti, i cosiddetti cacciatori di virus, che stanno ricostruendo tutto l’albero dei contatti. Sono già stati isolati i contatti stretti – continua – con precise indicazionii. Non sarà fornito a nessuno alcuna indicazione né di luoghi né nominativa, nel massimo della privacy, al fine di favorire la massima collaborazione. L’Istituto Spallanzani su questo ha una grandissima esperienza e avrà a disposizione la collaborazione di tutte le nostre aziende sanitarie locali».
Nel frattempo l’Istituto Superiore di Sanità (Iss) ha costituito «una task force composta da esperti del settore ed ha contattato le reti sentinella dei centri trasmessi al fine di monitorare continuamente la situazione nazionale». Riferisce Anna Teresa Palamara, che dirige il dipartimento di Malattie Infettive dell’Iss: «Nel paese non si registra una situazione di allarme ed il quadro è sotto controllo».
Il vaiolo delle scimmie è «un’infezione causata da un virus della stessa famiglia del vaiolo – spiega l’Iss – ma che largamente si differenzia dal vaiolo stesso per la minore diffusività e gravità. È diffuso in particolare tra primati e piccoli roditori, prevalentemente in Africa». L’infezione si trasmette dall’animale all’uomo attraverso la saliva ed altri fluidi dell’animale o il contatto diretto con l’animale. «Nell’uomo – continua l’Iss – si presenta con febbre, dolori muscolari, cefalea, linfonodi gonfi, stanchezza e manifestazioni cutanee quali vescicole, pustole, piccole croste. Si può trasmettere da uomo a uomo attraverso droplets, contatto con fluidi corporei o con le lesioni cutanee».
«È possibile che le persone che non sono state vaccinate contro il vaiolo (vaccinazione abolita in Italia nel 1981) – spiega l’Iss – siano a maggior rischio di infezione con il monkeypox per l’assenza di anticorpi che, per la similitudine del virus del vaiolo con il monkeypox, possono essere efficaci a contrastare anche questa virosi». In questo caso gli anziani potrebbero godere di una maggiore protezione.
La malattia si risolve spontaneamente in 1-2 settimane con adeguato riposo e senza terapie specifiche. Possono venir somministrati degli antivirali quando necessario. Si stima che la malattia possa uccidere 1 ogni 100 persone colpite. Attualmente, sono stati segnalati alcuni casi in Portogallo, Spagna, Regno Unito e da oggi anche in Italia e nel Regno Unito. Alcuni casi sono stati segnalati anche negli Stati Uniti. I casi confermati riguardano maggiormente uomini giovani omosessuali e bisessuali. L’ECDC ha attivato un sistema di allerta a livello europeo al quale partecipa l’Iss.
Le raccomandazioni prevedono di restare a casa a riposo qualora insorga la febbre e di rivolgersi al medico di fiducia in caso di comparsa di vescicole o altre manifestazioni cutanee. Come prevenzione, è importante evitare il contatto con persone con febbre e valutare con attenzione, prima di ogni contatto personale stretto o contatto sessuale, la presenza di eventuali manifestazioni cutanee inusuali (quali vescicole o altre lesioni) sulla cute del partner. Questo comportamento è utile a prevenire non solo il monkeypox ma anche altre infezioni sessualmente trasmesse.
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