Il professor Guido Rasi: «Sequenziamento e tracciamento per evitare diffusione virus e nuove varianti resistenti ai vaccini. L’inazione delle istituzioni sarebbe gravemente colpevole»
Abbiamo finalmente ripreso tutte le attività con l’Italia momentaneamente in “zona bianca”, anche se in termini assoluti questa estate è iniziata con numeri peggiori della precedente, sia di contagiati che di ricoverati in ospedale e in terapia intensiva. Inoltre aleggia, senza nessuna sorpresa, una nuova variante. Tutte le nostre speranze si sono basate sui vaccini e sulla sorprendente velocità con la quale si è riusciti a somministrare 58 milioni di dosi, coprendo il 57% della popolazione con almeno una dose. Siamo ormai giunti al diciottesimo mese di pandemia ed alla seconda estate. Questo ci impone una riflessione su quali comportamenti tenere e quali azioni intraprendere sulla base dell’esperienza accumulata.
Una prima grossa debolezza rimane l’assenza di un piano nazionale di sequenziamento e di tracciamento capillare, con la consequenza di non poter effettuare un rapido isolamento nel momento in cui la bassa circolazione virale lo avrebbe consentito. Siamo infatti ora a soli 70 mila tamponi al giorno di cui meno del 10% sequenziati, il che vuol dire aver sprecato 18 mesi. Solo ora grazie ad un’iniziativa del Commissario Straordinario ed all’impegno dell’Istituto Superiore di Sanità si avrà finalmente un potenziamento e coordinamento nazionale dell’attività di sequenziamento. Per quanto riguarda l’isolamento dovremmo aspettare i prossimi 10-15 giorni per capire se i comportamenti sociali fin qui tenuti lo consentiranno o se i numeri di nuovi casi sarà oramai tale da renderlo impossibile.
Senza queste tre azioni coordinate, immediate e massive la circolazione del virus sfuggirà di nuovo al controllo, e la probabilità di una variante resistente ai vaccini diventerà sempre più alta vanificando uno sforzo gigantesco. Questa volta però sappiamo bene cosa andrebbe fatto, l’inazione delle istituzioni non sarebbe accettabile e quindi gravemente colpevole.
Abbiamo anche imparato che sarà difficile raggiungere la famosa immunità di gregge, sia perché mancano all’appello i bambini sia perché oltre 2,5 milioni di persone con più di 60 anni non si sono volute vaccinare. Questo significa che a livello individuale dobbiamo continuare a mantenere la distanza e portare la mascherina in tutte quelle occasioni dove l’assembramento diventa inevitabile, a prescindere se ci si trovi all’aperto o al chiuso.
Dobbiamo anche tenere conto di alcune caratteristiche della variante Delta. Innanzitutto ci mancano ancora alcuni elementi che potrebbero arrivarci in tempi molto rapidi dall’esperienza inglese ed israeliana e di cui potremmo fare tesoro. Per ora sappiamo che infetta prevalentemente i giovani, poiché largamente non vaccinati e socialmente più attivi, e sappiamo che le persone immunizzate (somministrazione di due dosi o 14 giorni dopo il vaccino monodose) contraggono una malattia lieve nel 20% dei casi e sono protette dalle forme severe in oltre il 90% dei casi, analogamente alle altre varianti.
La variante Delta sembra inoltre avere una straordinaria capacità nella velocità di infezione dell’ospite ma non è nota la sua patogenicità sui giovani. Anche quest’ultima informazione potrebbe arrivarci nei prossimi 10-15 giorni dalle osservazioni in real-time, dopo la massiva esposizione dei giovani di mezza Europa (Italia inclusa).
A livello istituzionale e delle autorità locali, se si vuole mantenere la riapertura della maggior parte delle attività, sarà necessario valutare attentamente come gestire i flussi dove sia inevitabile o addirittura previsto l’assembramento. In questi casi l’accesso dovrà essere garantito solo alle persone vaccinate o in presenza di un test che documenti l’assenza di infezione o l’avvenuta guarigione da Covid-19.
Questa è anche l’occasione per valorizzare non solo il Green pass, ma anche l’enorme sforzo fatto per la campagna vaccinale, premiare chi ha creduto nella scienza ed incoraggiare chi ancora ha dubbi. Sarà inoltre necessaria una rapida decisione in merito ai flussi transfrontalieri. Anche qui via libera per chi ha Green pass o presenta recente tampone, alternativamente quarantena di 5 giorni per tutti coloro che vengano dall’estero senza adeguata certificazione.
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