Il presidente nazionale dell’Associazione anestesisti rianimatori ospedalieri spiega i motivi che hanno condotto l’intersindacale allo stato di agitazione. E manda un messaggio ai cittadini: «Volete il reddito di cittadinanza o la sanità pubblica?»
«Per ogni anestesista che sciopera, si bloccano, in media, altri dieci professionisti, anche se non aderiscono». È Alessandro Vergallo, presidente nazionale di Aaroi – Emac (Associazione anestesisti rianimatori ospedalieri italiani – Emergenza area critica) a parlare del peso del coinvolgimento della categoria da lui rappresentata nelle giornate di sciopero che vedranno la luce nelle prossime settimane. Tra i dirigenti sanitari che attendono da quasi dieci anni il rinnovo del contratto ci sono infatti anche gli anestesisti, fondamentali per mandare avanti reparti e sale operatorie. Ma non c’è solo il contratto tra i motivi che hanno spinto l’intersindacale, di cui Aaroi-Emac fa parte, a proclamare lo stato di agitazione, annunciando manifestazioni e sit-in; c’è anche la crisi che il sistema sanitario sta affrontando e che, a detta dei sindacati, sta mettendo in discussione lo stesso diritto alla salute dei cittadini.
«Insisterò con i colleghi delle altre sigle sindacali – ha dichiarato Vergallo a Sanità Informazione – affinché le giornate di sciopero siano almeno tre, e di una di queste ce ne facciamo carico integralmente come categoria. È infatti evidente che a questo punto la protesta debba assumere dei contorni che impattino sulla cittadinanza, perché occorre sensibilizzare l’opinione pubblica su quanto sta accadendo».
Un’opinione pubblica che «all’ultima tornata elettorale ha votato questo Governo», un Governo che «non dà alcun segno di interesse, come del resto i precedenti, nei confronti della nostra categoria di lavoratori. Hanno fatto il contratto a tutte le altre categorie ma a noi no, e non si capisce perché» aggiunge Vergallo. «Il Governo Renzi parlava di togliere ai ricchi per dare ai poveri, facendo intendere che i medici ospedalieri fossero ricchi, cosa per altro non vera. Questo Governo, dal canto suo, pur avendo fatto tante promesse non ha promesso ai cittadini il diritto alla salute, che passa attraverso la valorizzazione del lavoro dei medici».
Saranno proprio i cittadini a subire le conseguenze degli scioperi, e per questo, per Vergallo, «non sarà facile farli passare dalla nostra parte. È ovvio che in questo momento il grande polverone viene sollevato sul reddito di cittadinanza. Se i cittadini vogliono questo rinunciando al Sistema sanitario nazionale pubblico va bene, è una scelta di popolo. Ma una categoria di lavoratori non può fare altro che sensibilizzare l’opinione pubblica verso una corretta attribuzione di importanza alle promesse elettorali. E il nostro stato di agitazione va in questa direzione», conclude.