Nel corso della prima riunione della nuova Commissione centrale per gli esercenti le professioni sanitarie, che si è tenuta ieri, sono state stabilite le linee di indirizzo per smaltire le pratiche arretrate: riunioni più frequenti e priorità alle radiazioni
Riunioni più frequenti e precedenza ai casi più gravi. Queste sono le priorità emerse ieri durante la prima riunione della nuova Commissione centrale per gli esercenti le professioni sanitarie (Cceps), la cui attività è rimasta sostanzialmente bloccata per circa due anni. «E’ stata una riunione più che altro conoscitiva e organizzativa», riferisce Ferruccio Berto, tra i membri confermati alla Cceps che si occupa degli affari concernenti la professione di Odontoiatria. «Abbiamo stabilito le priorità, consapevoli che abbiamo tanto lavoro da recuperare», aggiunge Silvestro Scotti, segretario nazionale della Federazione Italiana dei Medici di Medicina Generale e membro della Cceps che si occupa degli affari concernenti la professione di Medico Chirurgo.
«Sono diverse migliaia le pratiche rimaste in sospeso, provvedimenti disciplinari in attesa di giudizio», spiega Scotti. La Cceps, infatti, è una sorta di Corte d’Appello che valuta i ricorsi presentati dai professionisti sanitari contro provvedimenti disciplinari. Quest’ultimi rimangono sospesi in attesa che la Cceps si esprima. «Le pratiche da smaltire che riguardano la professione di Odontoiatra sono più di 500», riferisce Berto. «Mentre quelle che riguardano i medici sono diverse migliaia», aggiunge Scotti. Due anni di arretrati che richiederanno probabilmente altrettanto tempo per essere recuperati. «Con riunioni che si terranno a 45 giorni circa a distanza l’una dall’altra e il bisogno di studiare e analizzare ogni pratica, a cui si aggiunge anche la necessità a volte di convocare l’accusato e il suo legale, più il tempo per decidere e per scrivere, ci vorrà diverso tempo per smaltire le pratiche», ammette Berto.
Da qui la decisione di aumentare la frequenza delle riunioni e dare priorità ai casi più gravi. «Anziché fare valutazioni temporali, ci occuperemo prima di tutto delle pratiche più gravi: casi di radiazione legate ad esempio ad accuse di molestie sessuali», spiega Scotti. «Con un’accusa di tale gravità non possiamo pensare di rimandare ulteriormente la valutazione di queste pratiche. Ricordiamo – continua Scotti – che questi medici hanno presentato ricorso e, per questo, continuano a esercitare la professione medica a garanzia dei cittadini».
La Cceps ha una missione davvero ambiziosa, da portare a termine nonostante una grave carenza di personale a supporto. Non di professionisti sanitari, ma di addetti alla segreteria e alla logistica in generale. «Dopo ogni decisione dobbiamo scrivere la sentenza, protocollarla e inviarla agli interessanti», spiega Berto. «E poi ci sono i verbali delle riunioni… insomma tanto lavoro e pochi dipendenti», aggiunge. «La Cceps si occupa di ben 29 professioni sanitarie e con anni di lavoro arretrato, in effetti il personale è davvero scarso», conferma Scotti, che garantisce comunque che «da parte nostra ci sarà il massimo impegno nello svolgere questo ruolo importante».
Iscriviti alla Newsletter di Sanità Informazione per rimanere sempre aggiornato