Con Andrea Bonifacio, presidente della Commissione d’Albo Nazionale dei Terapisti della neuropsicomotricità dell’età evolutiva approfondiamo il ruolo dei professionisti sanitari nell’applicazione del Piano, la centralità del terapista della neuropsicomotricità dell’età evolutiva, proponendo possibili soluzioni alla grave carenza organica sia in ambito ospedaliero, che a livello territoriale
Educazione, equità, empowerment sono i tre cardini del 5° Piano nazionale di azione e di interventi per la tutela dei diritti e lo sviluppo dei soggetti in età evolutiva. Approvato dall’Osservatorio Nazionale per l’Infanzia e l’Adolescenza il 21 maggio del 2021, il testo ha poi ottenuto il via libera definitivo dal Consiglio dei Ministri all’inizio del 2022. Da un’accurata analisi del Piano si rileva un interesse specifico alla promozione e tutela dei diritti fondamentali dell’età evolutiva, che oltre alle politiche sociali, affronta temi legati alle disparità e disuguaglianze. I bambini e gli adolescenti sono i soggetti più vulnerabili alle situazioni sia rispetto alla disabilità sia in casi di povertà ed esclusione sociale.
In un’intervista al dottor Andrea Bonifacio, presidente della Commissione d’Albo Nazionale dei Terapisti della neuropsicomotricità dell’età evolutiva approfondiamo il ruolo dei professionisti sanitari appartenenti all’Ordine TSRM-PSTRP nell’applicazione del Piano, la centralità del terapista della neuropsicomotricità dell’età evolutiva, proponendo possibili soluzioni alla grave carenza organica sia in ambito ospedaliero, che a livello territoriale.
«Le professioni sanitarie dell’area della Tecnica, Riabilitativa e Preventiva giocano un ruolo di primo piano nell’ambito preventivo, dove per prevenzione si fa riferimento a tutti quegli atti volti all’attivazione e al mantenimento della salute.
Gli interventi preventivi in tal senso non si limitano all’individuazione precoce di condizioni cliniche, essi sono orientati anche all’identificazione di potenziali situazioni di povertà ed esclusione sociale. L’attenzione, pertanto, non può che ricadere sui soggetti più vulnerabili come bambini con disabilità, stranieri, oppure in condizioni socio-economiche svantaggiate, cui vanno indirizzate misure di sostegno appropriate».
«Il Tnpee, quale esperto dell’età evolutiva, dovrebbe inserirsi in quei contesti per concretizzare protocolli di screening e prevenzione. Ciò significa che è necessario potenziare la sua presenza sul territorio nei servizi pubblici, all’interno delle istituzioni scolastiche e degli studi dei Pediatri di libera scelta. Peraltro, i dati per l’anno 2019 evidenziano quanto in Italia sia fondamentale attenzionare le politiche di prevenzione e intervento in particolare nell’area della salute mentale».
«Il percorso di studio, altamente specifico, consente al Tnpee di intervenire anche laddove un bambino, per difficoltà comunicative, legate ad un disturbo oppure sintomo di altro, come in caso di abuso o maltrattamenti, non riesce ad esprimere il proprio disagio. Ciò è possibile perché stiamo parlando di un professionista che mediante gli strumenti in suo possesso, ha modo di osservare il linguaggio di un corpo che comunica, anche se il bambino non riesce a verbalizzare. Il corpo si fa mezzo di comunicazione ed occorre un esperto del linguaggio infantile per riconoscere i messaggi che veicola. Per questo, richiamando l’Azione 11 del Piano Infanzia, a proposito della specifica formazione da implementare all’interno dei determinati percorsi di studio, su tematiche legate all’identificazione precoce di situazioni di abuso e violenze, potrebbe essere utile far rientrare tra questi anche i corsi delle Professioni sanitarie».
«La presenza limitata o del tutto assente del Tnpee all’interno degli Ambulatori di NPIA delle Aziende Ospedaliere e/o Policlinici e degli Ambulatori di NPIA delle Aziende Sanitarie Locali, pregiudica di fatto le attività di valutazione e formulazione della diagnosi funzionale e clinica dei piccoli pazienti, oltreché le primissime fasi dell’intervento riabilitativo. Appare dunque fondamentale l’incremento e la stabilizzazione del TNPEE, professionista esperto in Età Evolutiva che all’interno delle equipe, interviene, dalla valutazione al trattamento, passando per il monitoraggio diretto o indiretto, in maniera trasversale in tutte le aree dello sviluppo con specificità e competenza. In riferimento alle Azioni 18 e 23, e richiamando il sopracitato documento, un sistema integrato e completo di servizi da destinare all’infanzia e all’adolescenza, richiede necessariamente la presenza di équipe multidisciplinari composte da tutte le figure professionali, comprensive di personale sanitario, atte a garantire gli interventi necessari al bambino relativi all’applicazione dei LEA, anche per la rete di protezione ed inclusione sociale».
«In riferimento ad esempio alle Azioni 6, 9 e 10, in virtù dei caratteristici profili professionali e dell’apporto che potrebbero fornire per il perseguimento del benessere psicofisico dei piccoli pazienti, risulterebbe funzionale l’inserimento delle figure sanitarie dell’area riabilitativa accanto agli psicologi e assistenti sociali che operano all’interno di servizi destinati alla promozione della salute e alla sensibilizzazione di tematiche tanto sensibili quanto attuali. Individuare nei giovani, potenziali fonti di disagio, stress, educarli all’affettività, al rispetto dell’altro, alla sessualità e alla parità di genere, richiedono competenze che i nostri professionisti possiedono e che potrebbero ben integrarsi all’interno di un lavoro di equipe già in essere».
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