Il Sindacato Medici Italiani che assiste anche i medici fiscali ricorda come quest’ultimi siano da trent’anni senza un contratto che li tuteli. «L’Inps ha ragione, non siamo formati – spiega la sindacalista Piera Mattioli. Con il contratto avremo finalmente i corsi ECM»
«Non ha funzionato l’intera procedura» così commenta Piera Mattioli, del Settore Medici Fiscali del Sindacato Medici Italiani (SMI) la visita fiscale effettuata nei confronti di una donna malata terminale in cura in un hospice di Gorlago, in provincia di Bergamo. La notizia è rimbalzata sui social network, destando scalpore e sollevando polemiche riguardo la miope osservazione della burocrazia.
«La signora essendo malata oncologica avrebbe dovuto avere un’invalidità superiore al 67% e quindi esente dalla visita fiscale» spiega Mattioli, raggiunta al telefono da Sanità Informazione. Di fatto, la donna non doveva risultare nell’elenco dei pazienti da controllare. «Le visite vengono richieste tramite un sistema informatico. Quando andiamo ad effettuare gli accertamenti noi sul tablet non abbiamo la diagnosi della paziente per una questione di privacy». Non manca la responsabilità del medico: «Certo, possiamo rifiutarci di effettuare la visita quando ad esempio si è trovata davanti l’hospice. Abbiamo questa possibilità, ma magari la collega è giovane o ha iniziato a lavorare da poco».
All’indomani dello sfortunato episodio, l’Inps si è scusato con la famiglia. “Siamo molto dispiaciuti” hanno risposto dalla sede provinciale, affermando come “Purtroppo spesso abbiamo a disposizione medici a contratto, non sempre formati a dovere sulle procedure da adottare”.
«L’Inps ha ragione, non siamo formati» spiega la sindacalista. Perché ad oggi i medici fiscali sono liberi professionisti a partita Iva. «Non abbiamo un contratto da trent’anni. Siamo in trattativa ai tavoli con l’Inps e siamo a buon punto». Il prossimo incontro è previsto per martedì 26 novembre. «Stiamo per firmare una convenzione dove ci sarà anche la formazione». «Sulla bozza inviata dall’Inps, – spiega – l’Istituto ci garantirà dei corsi professionali ECM. Il 70% li organizzerà l’Inps e saranno obbligatori, mentre il restante sarà ad opzione volontaria e a carico del medico». Anche se, «la formazione dopo trent’anni ce la siamo fatta sul campo» puntualizza Mattioli.
«In questi anni non abbiamo avuto nessuna garanzia, nessuna tutela» ricorda ancora la sindacalista dei medici fiscali. Tuttavia, presto la situazione potrebbe cambiare: «Nel contratto sarà presente anche un riconoscimento contributivo da parte dell’Inps che verserà direttamente nelle casse dell’Enpam. Poi, il riconoscimento di ferie, giorni di riposo e il contributo per il riconoscimento della malattia nei primi 30 giorni».
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