Snellire le di attesa e ammodernare le tecnologie in uso nel SSN sono i principali obiettivi a cui punta la Società Oftalmologica italiana, discussi in occasione della presentazione del 20° Congresso Internazionale della SOI, che si svolgerà a Roma dal 25 al 27 maggio 2023
La cataratta è la prima causa di cecità e ipovisione nel mondo (dati Oms). In Italia colpisce circa l’8% della popolazione tra i 70 e i 74 anni, il 12% tra i 75 e gli 80 anni e il 17% degli over 80. Per tutte queste persone non intervenire significa perdere la vista. Intervenire in ritardo, invece, vuol dire peggiorare in modo irreversibile la qualità della loro vita. Tuttavia, sono queste sono le sorti che toccano alla maggior parte dei pazienti che, non avendo i soldi necessari per pagarsi la chirurgia della cataratta di tasca propria, attendono fino a due anni per potersi sottoporre all’intervento in una struttura pubblica o convenzionata con il Sistema Sanitario Nazionale. Snellire queste liste di attesa è uno dei principali obiettivi perseguiti dalla SOI, la Società Oftalmologica italiana illustrati oggi, in occasione della presentazione del 20° Congresso Internazionale della Società, che si svolgerà a Roma dal 25 al 27 maggio 2023.
Ma non è tutto. «Anche le cure per la maculopatia andrebbero incrementate del 70% – spiega Matteo Piovella, presidente SOI, ai microfoni di Sanità Informazione -. Le visite specialistiche oculistiche erogate dal SSN devono essere accessibili a tutti e in tempi ragionevoli, rispettando il calendario di tutela e prevenzione organizzato e condiviso dalla SOI già 10 anni fa». Se non si dovesse invertire immediatamente la rotta le conseguenze saranno più che drammatiche: nel giro di pochi anni, entro il 2030, il numero delle persone cieche è destinato a raddoppiare.
Tuttavia, anche chi, dopo lunghe attese, riuscirà ad ottenere un appuntamento in una struttura del SSN sarà solo a metà dell’opera. «Nel pubblico ogni passaggio, ogni esame è regolato da tempistiche differenti e ticket da pagare. Così – racconta Piovella – finisce che un paziente, prima di avere una diagnosi, debba trascorrere almeno 3-6 mesi in entrata ed uscita da ambulatori o reparti ospedalieri con una certezza di peggioramento di patologia e della vista. Normalmente, in tutto il mondo gli esami necessari devono essere eseguiti contestualmente alla visita oculistica, così come nessun cardiologo effettua una visita cardiologica senza un elettrocardiogramma».
E mentre le risorse pubbliche dedicate all’oculistica sono state tagliate, anno dopo anno, la richiesta di assistenza oftalmologica è cresciuta di 20 volte, grazie all’evoluzione digitale e tecnologica. Oggi, attraverso la diagnostica per immagini di ultima generazione la capacità di diagnosi e l’efficacia delle cure sono migliorate in un modo inimmaginabile fino a pochi decenni fa. «Purtroppo, però – sottolinea il presidente SOI -, l’adozione di queste nuove tecnologie all’interno delle strutture pubbliche raggiunge solo il 4%, rispetto ad una necessità stimata di 80 punti percentuali. A pagarne le conseguenze sono i nostri pazienti: dei 650mila interventi di cataratta effettuati ogni anno in Italia solo lo 0,6% ha usufruito di un cristallino artificiale in grado di eliminare tutti i difetti di vista e la presbiopia. Praticamente chi ha nei propri occhi un cristallino artificiale ad alta tecnologia guida la macchina, vede la televisione, usa il computer legge un libro o il giornale senza più utilizzare un paio di occhiali. Un’innovazione (quella del cristallino) di cui io stesso usufruisco da ormai 10 anni», rivela Piovella.
Le criticità dell’oculistica non sono affatto recenti: dal 1978, con la legge 833 istitutiva del SSN, l’oftalmologia è stata considerata una specialità di tipo “elettivo”, non più prioritaria come lo sono le cure salvavita. Con il trascorrere degli anni questo “declassamento” si è tradotto in una carenza di risorse economiche. I medici oculisti sono troppo pochi: solo 3mila dei 7mila oftalmologi italiani lavorano nel pubblico, oltre a sostenere la crescita di altri mille chirurghi oculisti in grado di far fronte ai 650mila interventi di chirurgia refrattiva del cristallino opaco (evoluzione dell’obsoleto intervento di cataratta) ogni anno eseguiti in totale sicurezza per l’efficacia delle nuove tecnologie.
In Italia hanno accesso a cure adeguate solo il 30% di chi ne avrebbe necessità: si effettuano 300mila iniezioni intravitreali ogni anno, rispetto al milione ed oltre dell’Inghilterra, della Francia e della Germania. «Questo perché AIFA, nel 2014, ha introdotto delle restrizioni all’effettuazione delle terapie, che ad oggi abilitano solo 250 dei 7mila medici oculisti a poter erogare le terapie. Ovviamente – aggiunge Piovella -, in tutto il mondo ogni medico oculista è in grado di poterlo fare. La proposta di SOI è, dopo 10 anni, di sospendere il periodo di valutazione sull’equivalenza per sicurezza ed efficacia dei farmaci ormai totalmente scientificamente acclarata e, come da competenze evidenti, permettere l’effettuazione delle terapie intravitreali a tutti i 7mila medici oculisti italiani».
Altro importante impegno della SOI è sostenere la corretta informazione, anche attraverso l’istituzione di un premio giornalistico annuale. «È “discutibile” la notizia di “un intervento miracoloso a Torino”, diffusa recentemente, con una descrizione qualificante la non veritiera possibilità di poter trapiantare metà dell’occhio per ridare la vista a un Paziente di 83 anni. Tutto questo – dice il presidente Piovella – è stato destabilizzante e, naturalmente, ha creato un’aspettativa di vitale importanza per migliaia di pazienti che hanno subito la perdita della vista. Così, centinaia di disperati si sono recati a Torino e preso d’assalto l’ospedale le Molinette o, peggio ancora, gli studi privati di chi si è autocertificato mago della chirurgia oculistica. L’ultima Fake News parte da Lugano, in Svizzera, dove c’è chi sostiene che la cecità da maculopatia si previene con un massaggio di Fotoni».
Intanto, un segnale positivo è stato lanciato di recente anche dalle Istituzioni con il “bonus vista”. Il voucher serve per l’acquisto di occhiali da vista e lenti a contatto e spetta ai membri di nuclei familiari con Isee non superiore a 10 mila euro. «Un’iniziativa importante che mi permette anche di ricordare a tutti gli italiani quanto sia fondamentale sottoporsi a visita medico oculistica specialistica rispettando un preciso calendario: alla nascita, entro i tre anni d’età, il primo giorno di scuola, dagli 8 ai 15 anni per identificare l’insorgenza della miopia. Si passa poi a 40 anni con visite ogni due anni, per cambiare a una volta all’anno dopo i 60 anni. Dopo l’intervento di cataratta o altre chirurgie degli occhi è necessario sottoporsi a visita oculistica una volta all’anno. Vedere bene significa avere una buona qualità di vita: l’83% delle relazioni che abbiamo con il mondo e le consuete attività di vita quotidiana – conclude Piovella – passano dalla vista».
Iscriviti alla Newsletter di Sanità Informazione per rimanere sempre aggiornato