Salute 26 Settembre 2023 16:08

“Vivere Senza Stomaco dopo un Tumore: Si Può!”: «Inserire nei Lea gli alimenti a fini medici speciali, sono salvavita»

Piemonte, Veneto e Campania sono queste le uniche Regioni ad avere attivato un Percorso Diagnostico Terapeutico Assistenziale (Pdta) regionali dedicato al tumore dello stomaco

“Vivere Senza Stomaco dopo un Tumore: Si Può!”: «Inserire nei Lea gli alimenti a fini medici speciali, sono salvavita»

Vivere senza stomaco è possibile, ma i problemi da affrontare dopo aver subito una gastrectomia, totale o subtotale, non sono pochi. «Malassorbimento e perdita di peso sono molto frequenti tra i pazienti a cui è stato diagnosticato un tumore dello stomaco. E per loro gli alimenti a fini medici speciali sono una vera ancora di salvezza. Peccato, però, che in alcune Regione d’Italia i pazienti siano costretti a pagarseli di tasca propria». A denunciare la disparità di trattamento, in un intervista a Sanità Informazione, è Claudia Santangelo, presidente dell’associazione “Vivere Senza Stomaco dopo un Tumore: Si Può!”.

Gli alimenti a fini medici speciali

«Oggi, grazie ai progressi scientifici, in Italia sono circa 82 mila le persone che convivono con un tumore dello stomaco. E tutti questi pazienti, dal primo all’ultimo – continua Santangelo – hanno la necessità di essere sostenuti, senza diseguaglianze territoriali. Per questo è necessario che gli alimenti a fini medici speciali siano inseriti nei Livelli Essenziali d’Assistenza. Sono integratori indispensabili nella maggior parte dei casi».

I Pdta

Ma le disparità non finiscono qui. Piemonte, Veneto e Campania sono le uniche Regioni ad avere attivato un Percorso Diagnostico Terapeutico Assistenziale (Pdta) regionale dedicato al tumore dello stomaco. «Nel resto della Penisola ci sono dei percorsi attivati direttamente dai Centri oncologici ad alto volume. Ma anche in questo caso la situazione – dice la presidente di “Vivere Senza Stomaco dopo un Tumore: Si Può!” – è piuttosto disomogenea. In Emilia Romagna, ad esempio, non ci sono né ospedali, né centri oncologici che abbiamo attivato dei Pdta. Tanto che l’Associazione che presiedo è in prima linea per promuoverne l’attivazione nei centri dove viene trattata la maggior parte dei pazienti affetti da tumore allo stomaco, ovvero l’Area vasta Romagna, Reggio Emilia e Ferrara».

La necessità di una presa in carico multidisciplinare

Ma che cosa significa per un paziente non poter accedere ad un Pdta? «Deve organizzarsi per conto proprio – risponde Santangelo -. Nel migliore dei casi riuscendo a consultare tutti gli specialisti necessari e mettendo insieme i loro pareri. Nel peggiore, e non così raro, accontentandosi di un unico parere, come ad esempio quello chirurgico. Il cancro allo stomaco, invece, necessita di un approccio multidisciplinare che preveda la presenza di un nutrizionista ed anche quella, non secondaria, di uno psicologo. Vivere senza un organo, in questo caso lo stomaco, non significa solo fare i conti con nuove esigenze nutrizionali, ma anche dover accettare un corpo completamente trasformato, eccessivamente magro, in cui è difficile imparare a riconoscersi», assicura la presidente Santangelo.

Il tumore allo stomaco

Il tumore allo stomaco è una neoplasia molto aggressiva con tassi di sopravvivenza a cinque anni di poco superiori al 30%. La prognosi è infausta a causa soprattutto di diagnosi tardive di un alto tasso di recidive. «Ed anche chi sopravvive deve fare i conti con delle conseguenze anche a lungo termine della malattia, spesso del tutto sottovalutate. La variabilità glicemica è uno degli esempi più lampanti – dice Santangelo – . Impatta fortemente sulla vita sociale e lavorativa dei pazienti spesso costretti, dopo i pasti, a dover assumere una posizione supina per riprendersi dall’improvviso sbalzo glicemico. Ed anche in questo caso l’unico modo che abbiamo per tenere sotto controllo la nostra salute è mettere mano al portafoglio e pagare i presidi per il monitoraggio della glicemia di tasca nostra». E chi questi soldi non li ha? «Sarà vittima delle ennesima diseguaglianza in ambito sanitario. Disparità a cui  – conclude Santangelo – è necessario mettere la parola fine».

 

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